Roma, 5 gennaio 2020 - Dopo l'uccisione del generale iraniano Soleimani, Trump alza il tiro, e ai pasdaran che minacciano di colpire "35 obiettivi americani", replica con una serie di tweet e avverte che gli Usa possono colpire 52 siti iraniani, tanti quanti gli ostaggi che furono sequestrati dell'ambasciata Usa a Teheran. "L'Iran sta parlando in modo molto audace di colpire alcuni beni statunitensi come vendetta per aver liberato il mondo del loro leader terrorista che aveva appena ucciso un americano e ferito gravemente molti altri, per non parlare di tutte le persone che aveva ucciso durante la sua vita, incluso di recente centinaia di manifestanti iraniani. Stava già attaccando la nostra ambasciata e si stava preparando per ulteriori colpi in altre località. L'Iran non è stato altro che problemi per molti anni. Che questo serva da avviso che se l'Iran colpisce qualche americano o beni americani, abbiamo nel mirino 52 siti iraniani (che rappresentano i 52 ostaggi americani presi dall'Iran molti anni fa), alcuni ad un livello molto alto e importante per l'Iran e la cultura iraniana, e quegli obiettivi e l'Iran stesso, saranno colpiti molto velocemente e molto duramente. Gli Stati Uniti non vogliono più minacce!", ha scritto Trump.
L'Iran risponde: "Trump non avrà il coraggio"
Ma l'Iran non sta a guardare e risponde: "Gli Usa non avranno il coraggio di iniziare un conflitto", afferma il comandante dell'esercito iraniano, generale Abdolrahim Mousavi. "Dicono questo genere di cose per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale dal loro atto odioso e ingiustificabile", ha detto l'alto ufficiale riferendosi all'assassinio di Soleimani, ma "dubito - aggiunge - che abbiano il coraggio".
"Colpire siti culturali sarebbe un crimine di guerra", aggiunge il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif. "Dopo le gravi violazioni della legge internazionale con i vigliacchi omicidi di venerdì scorso - aggiunge Zarif -, Trump minaccia di commettere nuove violazioni della 'jus cogens'", la norma del diritto internazionale a tutela di valori considerati fondamentali per un Paese. "Non importa se dia calci o urli - conclude -, la fine della presenza maligna degli Usa in Medio Oriente è iniziata".
L'Iran ha anche annunciato che entro questa notte deciderà se avviare una nuova fase della sua uscita dall'accordo sul nucleare.
Arricchimento uranio
L'Iran ha deciso che arricchirà l'uranio "senza restrizioni in base alle sue esigenze tecniche". Lo riporta l'emittente Al Arabiya. Lo Stato si ritiene libero da tutti i vincoli imposti dall'accordo del 2015 per quanto riguarda il numero di centrifughe impiegate, ma resta aperto alle ispezioni dell'Aiea "come prima". L'accordo del 2015 prevede, fra le altre cose, un limite al numero di centrifughe impiegabili per la produzione dell'uranio arricchito. Superare questo limite significa accelerare la produzione dell'elemento che è anche alla base della produzione di testate atomiche.
Parlamento Iraq: via truppe Usa
Il Parlamento iracheno ha chiesto al governo di cacciare la coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa. La missione è partita nel 2014 su richiesta del governo di Baghdad. Al momento ci sono 5.200 militari americani sul suolo iracheno, più forze di altri Paesi che partecipano alla coalizione. "Il parlamento ha votato in favore dell'impegno del governo per revocare la sua richiesta di aiuto contro l'Isis alla coalizione internazionale", ha annunciato il presidente della Camera Mohammed Halbusi. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha avvertito che l'esercito americano "pagherà il prezzo" dell'uccisione del comandante iraniano. "L'esercito americano lo ha ucciso e ne pagherà il prezzo", ha detto Nasrallah in un discorso durante un evento a Beirut in memoria di Soleimani e trasmesso in tv. Auspicando che il Parlamento iracheno, come poi avvenuto, votasse per espellere dal Paese le truppe americane. Se non succederà, ha avvertito il leader sciita, "i combattenti dell'onorevole resistenza sciita non lasceranno che rimanga un singolo soldato americano in Iraq".
L'Europa: abbassare la tensione
Dall'Europa intanto arriva l'invito ad abbassare la tensione. L'Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, ha sottolineato al ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif: "Ho parlato con il ministro degli Esteri iraniano al quale ho sottolineato la necessità di una de-escalation delle tensioni e di agire con moderazione, evitando una ulteriore escalation", ha twittato Borrell. L'Alto rappresentante ha anche sottolineato a Zarif "l'importanza di preservare" l'accordo sul nucleare iraniano, "che continua a essere cruciale per la sicurezza globale".
Marea umana ai funerali di Soleimani
Una marea umana ha invaso le strade di Ahvaz per il primo corteo funebre in memoria del generale Qassem Soleimani, ucciso venerdì nel raid americano in Iraq, nel primo di tre giorni di lutto proclamati in Iran. Al corteo la gente sventolava bandiere rosse, il colore del "sangue dei martiri"), verdi (il colore dell'Islam) e bandiere bianche decorate con slogan religiosi, oltre a ritratti del generale, piangendo e gridando "Morte all'America". La televisione di Stato ha trasmesso una diretta del corteo con lo schermo listato a lutto.
Un camion ornato di fiori e coperto da un telo con disegnata la cupola della Roccia di Gerusalemme trasportava le bare di Soleimani e Abu Mehdi al-Mouhandis, facendosi strada molto lentamente attraverso la folla venuta a piangere nel centro di Ahvaz, anche dalle città vicine, il comandante militare più amato dal popolo. Molti i ritratti, alzati dalla folla, del generale che comandava la forza Quds, l'unità delle Guardie rivoluzionarie per le operazioni all'estero. L'agenzia semi-ufficiale Isna parla di una quantità di partecipanti "innumerevole", l'agenzia Mehr, vicino agli ultra-conservatori, di un "numero incredibile" e la tv di Stato di una "folla gloriosa". Città nel sud-ovest dell'Iran con una folta minoranza araba, Ahvaz è la capitale del Khuzestan, una provincia martire della guerra Iran-Iraq (1980-1988), durante la quale la stella del generale iniziò a brillare.
L'Iran ha annullato una delle cerimonie funebri per il generale, a Teheran, a causa dell' enorme affluenza di persone che si sono riunite per quella nella città santa sciita di Machhad. Lo hanno annunciato i Guardiani della Rivoluzione: "Considerano la gloriosa, intensa presenza del popolo rivoluzionario di Mashhad alla cerimonia per l'addio al grande generale Qassem Soleimani e visto che il programma continua, non è possibile tenere l'evento".
La minaccia
Se gli Usa compiranno un nuovo attacco dopo la rappresaglia iraniana per l'uccisione del generale Qassem Soleimani, Teheran "cancellerà Israele dalle carte geografiche". Lo ha affermato Mohsen Rezai, ex capo delle Guardie della rivoluzione, attualmente segretario del potente Consiglio per la determinazione delle scelte, un organo di mediazione fra le diverse istituzioni dello Stato.
Due razzi vicino ambasciata Usa a Baghdad
Almeno due razzi sono stati lanciati nei pressi dell'ambasciata americana a Baghdad. Lo affermano testimoni sul luogo.