Washington, 1 luglio 2024 – Donald Trump può invocare l’immunità per alcune delle azioni intraprese negli ultimi giorni del suo mandato presidenziale, nel gennaio del 2020. La Corte Suprema Usa (a maggioranza conservatrice) oggi ha emesso la sentenza relativa al processo per il cosiddetto ‘assalto a Capitol Hill’, in cui Trump deve rispondere dell’accusa di sovversione elettorale federale: all’ex presidente viene concessa la possibilità di appellarsi a un’ immunità parziale, cioè per i soli ‘atti ufficiali’, quelli presi nei suoi poteri costituzionali, mentre l’immunità viene negata per gli ‘atti privati’. A decidere nello specifico dovranno essere tribunali di grado inferiore.
E’ un successo per i legali di Trump che potranno così allungare i tempi del procedimento, fino dopo le elezioni presidenziali di novembre. Non sarà dunque questo processo a impedire la rielezione dell’ex presidente. La sentenza è una "grande vittoria per la democrazia”, ha commentato The Donald.
Hanno votato favorevolmente 6 giudici di area repubblicana (3 scelti proprio da Trump), 3 i contrari.
Gli altri processi a carico di The Donald
Trump è imputato anche per il caso delle carte segrete di Mar-a-Lago e per il tentativo di ribaltare il voto in Georgia. E’ stato già dichiarato colpevole invece nel processo che riguarda i pagamenti a Stormy Daniels: secondo i giudici falsificò la contabilità della Trump Organization per nascondere, alla voce “spese legali”, i 130mila dollari passati alla pornostar perché tacesse sui rapporti avuti con Trump nel 2006. Succedeva alla vigilia delle presidenziali 2016. E’ la prima volta che un ex presidente americano viene condannato in un processo penale. L’essere pregiudicato di per sé non gli impedisce comunque di correre per la Casa Bianca. Non esiste infatti negli Usa una legge che vieta ai condannati di candidarsi. Le conseguenze sulle elezioni dipenderanno dalla pena che verrà comunicata in un’udienza fissata il prossimo 11 luglio.
Le motivazioni della Corte Suprema
Secondo quanto riporta la CNN, il presidente della Corte Suprema John Roberts ha fatto proprio uno delle argomentazioni difensive dei Trump: consentire ai pubblici ministeri di punire retrospettivamente le azioni intraprese da un ex presidente potrebbe potenzialmente indebolire la sua capacità di svolgere il lavoro. "Un presidente incline a intraprendere una linea di condotta basata sull'interesse pubblico può invece optare per un'altra, temendo che sanzioni penali possano colpirlo al momento in cui lascerà l'incarico", ha scritto Roberts. Ancora, "se gli atti ufficiali di un ex presidente fossero regolarmente sottoposti a controllo nei procedimenti penali, l'indipendenza del ramo esecutivo potrebbe essere significativamente compromessa".
La linea di Biden: “Trump criminale candidato alla presidenza”
Il pronunciamento della Corte "è politicamente inutile per l'attuale presidente”, fanno sapere dal comitato elettorale di Joe Biden. Un alto funzionario della campagna ha chiarito che "la sentenza di oggi non cambia i fatti" relativi al 6 gennaio, giorno dell'assalto al Campidoglio. Dopo aver perso le elezioni "Donald Trump è scattato e ha incoraggiato la folla a rovesciare i risultati di un'elezione libera ed equa". La dichiarazione durissima sostiene che Trump "è già candidato alla presidenza come un criminale condannato" che "pensa di essere al di sopra della legge ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere per se stesso"