Roma, 22 gennaio 2025 – L’insediamento della presidenza Trump pone l’Europa davanti a un bivio. Abbiamo parlato delle prospettive e degli approcci che sarà utile adottare, dalla politica economica alla difesa, con il professor Raffaele Marchetti, ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Luiss Guido Carli.
Professore, come europei quali prime mosse dobbiamo aspettarci da Trump?
«Trump in una prima fase metterà sotto pressione l’Unione europea che è abituata ad avere sempre un partner in tutte le dimensioni, commerciale, politica o militare. Dalla Seconda guerra mondiale in poi siamo stati sempre al fianco di un Paese come gli Stati Uniti. Questo potrebbe essere l’avvio di una fase che vede una maggiore autonomia strategica dell’Ue. Penso ad un grande Paese europeo come la Germania che, forse per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, potrà permettersi di criticare gli Stati Uniti. Che non significa assolutamente andare contro gli Usa, ma maturare dal punto di vista dell’autonomia politica».
Trump minaccia i dazi. Come dovrà porsi l’Europa sotto il profilo della politica economica?
«Dovrà negoziare se necessario anche in modo determinato, tenendo conto dei legittimi interessi nazionali ed europei. Trump aumenterà realisticamente dazi e tariffe perché lo ritiene il mezzo giusto per difendere l’economia nazionale. A risentirne di più saranno Paesi come Messico e Canada, suoi principali partner commerciali. È realistico che l’Europa reagisca, a sua volta, con un aumento delle tariffe e con la spinta a cercare altri partner economici, provando a sostituire alcune importazioni americane con prodotti europei. Il che non sarà facile, penso ad esempio a certi prodotti come i microchip».
E sul fronte della difesa, anche alla luce della richiesta di Trump ai Paesi Nato di aumentare l’impegno nelle spese militari fino al 5% del Pil?
«Sicuramente potrà aumentare l’impegno economico, secondo l’andamento dei conflitti a partire da quello russo-ucraino. Questo potrebbe in parallelo con un lavoro che punti ad una politica di difesa di maggior cooperazione. Trump ha dichiarato di voler essere un pacificatore. Si e se dovesse riuscirci, piú sul fronte dell’Ucraina che del Medio Oriente, diminuirebbe chiaramente la spesa e la corsa agli armamenti».
Rispetto alla governance l’Europa dovrebbe pensare a riformarsi?
«Si, l’Europa è in una fase di declino e dovrà rendere la sua governance più snella ed efficace. Naturalmente riformare le procedure dell’Unione europea è complicato, ma è una necessità che emerge da un contesto internazionale che richiede decisioni più rapide, più coese. La presidente Meloni e l’Italia giocano un ruolo importante e positivo per noi e per l’Europa. A livello nazionale questo rapporto può facilitarci. A livello europeo dobbiamo essere attenti per non rischiare di essere percepiti come proxy degli Usa. In realtà possiamo essere un utile ponte di riferimento anche per i Paesi europei».