Giovedì 21 Novembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Il ritorno di Trump e gli scenari. "A rischio anche l’appoggio a Kiev". Friedman: Paesi Nato preoccupati

Il giornalista americano: "Una vittoria del tycoon alle elezioni metterebbe in crisi la comunità internazionale". Ponzio (esperta di disinformazione): "Fa leva sulle paure degli elettori, i suoi sostenitori sono come una setta"

Un sostenitore del tycoon ieri in attesa dell’arrivo di Trump a Washington

Un sostenitore del tycoon ieri in attesa dell’arrivo di Trump a Washington

Roma, 4 agosto 2023 – Un leader antidemocratico, sostenuto da quella che è una vera e propria setta e la cui rielezione rischia di mettere a rischio tutto l’ordine mondiale. I guai con la giustizia di Donald Trump, secondo il giornalista americano Alan Friedman, sono una pagina buia della storia Usa. "Stiamo andando verso una situazione senza precedenti – spiega Friedman al Qn – perché avremo per la prima volta nella nostra storia un candidato per partito repubblicano sotto processo per reati di gravità crescente e un presidente accusato del reato più grave possibile, cioè il tentativo di rovesciare il voto gli americani nel 2020. Trump sarà ricordato nella storia come un brutto capitolo nella storia americana".

Un capitolo che rischia di diventare anche più lungo del previsto. Se dovesse vincere le primarie del partito americano, nel 2024 fra il presidente, Joe Biden, e il candidato repubblicano potrebbe essere un testa a testa, in una campagna elettorale dove non mancheranno le tensioni. "Nel 2024 – continua Friedman – prevedo una campagna elettorale molto caotica. Trump si dividerà fra le aule dei tribunali dove sarà processato e l’aeroplano per raggiungere le località dei comizi elettorali. Oltre a questo, assisteremo a una crisi esistenziale della democrazia americana. L’elettorato dovrà scegliere fra un vecchio democratico, pragmatico, goffo e forse un po’ anziano per stare alla Casa Bianca e Trump. Ma il Presidente Biden è anche un uomo onesto, un leader capace per l’economia ed è un amico dell’Europa".

A proposito di Europa, un’ipotetica vittoria di Trump sarebbe un motivo di preoccupazione anche per la comunità internazionale. "I primi a preoccuparsi – conclude il giornalista americano – saranno sicuramente i Paesi della Nato. Finché c’è Biden, l’appoggio all’Ucraina è garantito. Con Trump certamente no. La sua vittoria sarebbe il funerale della democrazia americana e un problema per la comunità internazionale, perché di fondo non crede nelle istituzioni della democrazia. È più simile ad autocrati come Erdogan o Bolsonaro".

Ma il ‘fenomeno Trump’ è proprio così inarrestabile? Di certo l’ex presidente è capace di comunicare al meglio per apparire un leader di successo. Ma secondo Livia Ponzio, esperta di disinformazione e che da anni segue l’evoluzione dei movimenti di estrema destra che lo sostengono, il sostegno di cui gode sarebbe da ridimensionare. "I risultati dei sondaggi – spiega Ponzio – ci indicano che il gradimento nei confronti di Trump si è mantenuto piuttosto stabile. Si può tranquillamente parlare di trumpismo e dei suoi sostenitori come di adepti di una setta, che vengono costantemente sottoposti a sollecitazioni date da campagne di disinformazione e manipolazione psicologica. L’arma più preziosa, quella sulla quale si fa leva più di frequente è la paura, che riesce a catalizzare l’attenzione delle masse e a anche a orientarne i sentimenti attraverso tecniche di coercizione psicologica".

Uno ‘zoccolo duro’ pericoloso perché Trump, anche grazie al suo seguito così affezionato rischia di diventare un modello anche per altri leader all’estero. "Che i sostenitori di Trump cambino idea – conclude Ponzio – è impossibile. Perché proprio come di ‘adepti’ di una setta, non cambia idea, anzi, più il loro leader viene attaccato più si radicalizzano. Ma non sono la maggioranza dei repubblicani, dove ci sono fasce silenti più moderate. Per capire quello che ci aspetta nel 2024, sarà fondamentale capire se i grandi finanziatori del 2016 gli confermeranno il sostegno. Per il momento sembrerebbe di no e a quel punto anche i suoi sostenitori potrebbero non bastare".