Giovedì 6 Febbraio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Trump e la Riviera Gaza : "Senza i palestinesi". Il piano indigna il mondo

L’idea del tycoon prevede un intervento diretto degli Stati Uniti nella Striscia. Muro dei Paesi arabi. Londra e Berlino: no ad espropri di terre da parte di terzi.

L’idea del tycoon prevede un intervento diretto degli Stati Uniti nella Striscia. Muro dei Paesi arabi. Londra e Berlino: no ad espropri di terre da parte di terzi.

L’idea del tycoon prevede un intervento diretto degli Stati Uniti nella Striscia. Muro dei Paesi arabi. Londra e Berlino: no ad espropri di terre da parte di terzi.

Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, tenuta nella notte di martedì, il presidente Usa, Donald Trump, ha lasciato sbalorditi i 150 giornalisti presenti (e ha sorpreso perfino il premier israeliano, Benjamin Netanyahu), quando ha illustrato in dettaglio il suo progetto per trasformare la disastrata Striscia di Gaza "in una Riviera del Medio Oriente: un luogo davvero magnifico, internazionale, dove risiederà gente da tutto il mondo, anche palestinesi vi abiteranno". Ma perché ciò avvenga sarà necessario rimuovere 1,8 milioni di palestinesi, "che hanno diritto ad un futuro migliore". E i Paesi vicini, in particolare quelli più ricchi, dovrebbero partecipare a finanziare questo sforzo. Trump aveva appena finito di parlare che dal mondo arabo sono giunte le prime reazioni: prima di incredulità, poi di sdegno. Tutte negative. Ciononostante ieri il presidente Usa ha insistito: "Il mio progetto piace a tutti".

L’Arabia Saudita – che per Trump rappresenta un anello importante per stabilizzare la regione, anche con un accordo di normalizzazione dei rapporti con Israele – ha immediatamente denunciato ogni tentativo di "rimuovere a forza il popolo palestinese". Adirate anche le reazioni dell’Autorità nazionale palestinese ("Non possiamo accettare la espulsione del nostro popolo dalla nostra terra") e di Hamas ("Non accettiamo alcuna occupazione americana di Gaza"). Il progetto di Trump è stato respinto in tronco anche da Egitto e Giordania che tra l’altro temono un afflusso di profughi palestinesi tale da destabilizzare i rispettivi regimi.

Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, si è recato ad Amman dal re Abdallah per consultazioni urgenti. La tv israeliana Kan ha rivelato che in effetti esistono piani per la realizzazione a Gerico (Cisgiordania) di una vasta città destinata agli sfollati da Gaza. Ma questo progetto, ha aggiunto, è nato prima della stupefacente sortita di Trump. Da parte italiana il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – che oggi sarà in Israele – ha osservato che a prima vista il progetto di Trump appare di difficile realizzazione. "Noi siamo sempre per due popoli per due Stati. Siamo anche disposti ad inviare militari italiani per una missione di riunificazione di Gaza con la Cisgiordania".E se la Ue tace, per non rincorrere il tycoon in un gorgo infinito di dichiarazioni, l’Europa delle nazioni respinge con sdegno il piano di The Donald. La prima ad impallinare l’idea di Gaza-sur-mer è stata Parigi ma è stata subito seguita a ruota da Londra e Berlino. La Striscia – si può riassumere – è dei palestinesi e l’ipotesi di un esproprio da parte di uno Stato terzo, siano pure gli Stati Uniti, è inammissibile.

Da giorni Trump menzionava la necessità di risistemare altrove oltre 1,5 milioni di palestinesi. Ma nella conferenza stampa è andato ben oltre affermando che "gli Usa assumeranno il controllo della Striscia. Se necessario – ha aggiunto, in risposta ad una domanda – anche con boots on the ground : ossia con gli scarponi dei marines sul terreno. "Saremo responsabili della neutralizzazione delle bombe inesplose – ha chiosato – dovremo livellare il terreno, poi ricostruire".

Netanyahu ha seguito le parole del presidente Usa con un largo sorriso disegnato sul volto. Anche perché un progetto del genere è un tonificante per la sua coalizione di governo, in particolare per i partiti di estrema destra: cosa che gli garantisce un maggiore margine di manovra per la realizzazione della seconda fase della tregua a Gaza. Chi, invece, attraversa momenti di ansia crescente sono i familiari dei 79 ostaggi israeliani ancora a Gaza, che nelle settimane scorse avevano espresso gratitudine a Trump per l’accordo sulla tregua. Adesso temono che Hamas tornerà ad irrigidirsi e che le trattative per la tregua si blocchino di nuovo.