di Marta OttavianiROMAIl presidente americano Donald Trump inizia a preparare il negoziato con il presidente Putin, seppure alla sua maniera. Il numero uno della Casa Bianca ha deciso di affrontare la questione con il suo stile muscolare, utilizzando, come sempre, il suo social media Truth per lanciare i messaggi più importanti. "Non ho intenzione di colpire la Russia – ha esordito Trump –. Amo il popolo russo e ho sempre avuto una grande relazione con il presidente Putin. Sto facendo alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grande favore. Fate finire questa stupida guerra. Può solo andare peggio. Se non raggiungiamo un accordo, e presto, non avrò altra scelta che introdurre tasse, dazi e sanzioni a un alto livello su qualsiasi cosa venga venduta dalla Russia agli Stati Uniti e a diversi altri Paesi partecipanti". Paesi avvisati, mezzi salvati, insomma.
Tuttavia, il tycoon ha anche teso una mano, ricordando come la Russia, allora Unione Sovietica, abbia dato un contributo fondamentale durante la Seconda Guerra Mondiale per sconfiggere la Germania nazista. Mosca, per il momento, reagisce con un aplomb inconsueto, visti i toni utilizzati all’inizio del conflitto. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, durante il consueto briefing con i giornalisti, ha dichiarato: "Non vediamo nessun elemento particolarmente nuovo. Sapete che Trump, durante il suo primo mandato, è stato il presidente americano che più spesso ha fatto ricorso a metodi sanzionatori. Quanto al colloquio fra il presidente Putin e Trump, stiamo aspettando segnali che non sono ancora arrivati".
Intanto, però, lo scambio di messaggi reciproci prosegue. Da Mosca si sono detti "pronti a un dialogo paritario e rispettoso, come quello avuto durante la prima presidenza Trump", lanciando anche la proposta che il tycoon si rechi a Mosca il prossimo 9 maggio, giorno in cui, tradizionalmente, in Russia si celebra la vittoria della Grande Guerra Patriottica, ossia come viene chiamata nel Paese la Seconda Guerra Mondiale.
Ancora non è chiaro se dalla Casa Bianca accetteranno o meno, ma, nel frattempo, in quello che sembrava un dialogo a distanza a due, è arrivata anche una dichiarazione dell’altro diretto interessato, ossia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si è detto "disposto" ad avere colloqui con il presidente Putin, se Donald Trump fornirà garanzie di sicurezza per il Paese invaso. Il punto, come ormai da quasi tre anni a questa parte, è trovare un compromesso che vada bene a entrambe le parti.
Di certo, chi sembra avere un risultato assicurato è proprio l’inquilino della Casa Bianca. Comunque finisca il conflitto, The Donald potrà intestarsi il merito di aver avviato un negoziato che molti pensavano impossibile. Come finirà la guerra è ancora tutto da vedere. Il numero uno del Cremlino vuole il riconoscimento internazionale dei territori conquistati, nonché la garanzia che l’Ucraina rimanga un Paese neutrale, ossia fuori dalla Nato. In sede negoziale, Mosca potrebbe anche chiedere che il Patto Atlantico, di cui gli Usa al momento sono i maggiori azionisti, arretri o sposti direttamente le testate che Bruxelles ha posizionato lungo il confine con la Russia. A queste condizioni, Trump ne uscirebbe come il pacificatore, Putin come il vincitore e Zelensky, insieme con l’Ue, come il grande sconfitto.