Roma, 20 gennaio 2025 – Arriva Trump e l’Unione Europea trema. Ma secondo Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes e autore del libro ‘La visione di Trump’, a certe condizioni il presidente potrebbe anche diventare collaborativo nei confronti di Bruxelles: “I paesi europei – spiega al QN Germano Dottori - cosa ben diversa dall’Europa, che non ha soggettività statuale, saranno chiamati ad assumersi maggiori responsabilità nel mantenimento della sicurezza del continente in cui si trovano e nelle aree attigue, come Mediterraneo ed Africa. Di qui, l’invito a spendere molto di più nella Difesa, che già ci viene rivolto in termini piuttosto ruvidi. Trump cercherà anche di ridimensionare lo squilibrio commerciale esistente tra le due sponde dell’Atlantico. Potremmo aiutarlo importando più gas americano".
Un presidente, dunque, non ‘contro’ in modo pregiudiziale, ma teso a fare gli interessi del suo Paese prima di ogni altra cosa, tenendo fede a quell’America first su cui ha basato la sua campagna elettorale. E che sarebbe molto meno imprevedibile di quanto si possa pensare.
“Si è diffusa l’idea che Trump sia un presidente imprevedibile, ma non è così – continua Dottori - Semplicemente, agisce in base a paradigmi diversi rispetto a quelli prevalsi nella cultura politica americana dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Basta prenderne atto. Non è un universalista o, come preferiscono dire in America, un globalista. È invece un nazionalista che crede alle sfere d’influenza: una realtà che era peraltro già evidente a chi divise l’Europa a Yalta”.
Secondo Dottori, che ha seguito le mosse del presidente eletto in politica internazionale fin dall’inizio del suo percorso, Trump pensa attualmente a costruire una sfera d’influenza americana, rilanciando in una nuova veste la Dottrina Monroe, Presidente americano dal 1815 al 1825, che teorizzava una supremazia degli USA nel continente americano. In questo contesto potrebbero essere collocate le recenti dichiarazioni di Trump sul canale di Panama e sulla Groenlandia, che peraltro non fa parte del continente americano, ma che è più vicina a questo che all’Europa e soprattutto ospita giacimenti di risorse energetiche e metalli che potrebbero essere molto importanti per il rilancio dell’economia americana. Per Dottori, puntare su una sfera d’influenza costituirebbe paradossalmente una forma di autolimitazione della potenza americana.
Anche sul capitolo Ucraina potrebbero esserci sorprese. Proprio le dichiarazioni sulla Groenlandia in qualche modo servono da avvertimento a Putin, che per motivi di collocazione territoriale si considera il padrone della regione artica.
“Chi crede che Trump sia un filorusso verrà finalmente smentito. Le ambizioni “artiche” appena enunciate dal tycoon parlano chiaro, sono un messaggio anche per la Russia, che inizia ad avvertire la morsa delle sanzioni e vede aprire un altro fronte sulle sue coste settentrionali. La soluzione al conflitto russo-ucraino richiederà tempo ed è probabile che rientrerà nel contesto di un negoziato più ampio. Trump punta ad un equilibrio che non richieda una manutenzione continua”.
Un vero e proprio ‘gioco dei regni’, dove la priorità del tycoon rimane la ricerca della stabilità e la limitazione degli impegni esterni del suo paese.