Giovedì 18 Luglio 2024

Donald Trump, il discorso alla convention repubblicana: “Vi prometto la più grande deportazione della nostra storia”

Novanta minuti di allocuzione davanti ai delegati conservatori: “Non sono cambiato”, ha assicurato. Eppure, ha usato toni insolitamente moderati e concilianti

Milwaukee, 19 luglio 2024 – A neanche una settimana dall’attentato che ha scosso (o ha dato un’ulteriore scossa) alla sua campagna elettorale, Donald Trump è salito trionfante sul palco della convention repubblicana a Milwaukee, che l’ha formalmente incoronato come candidato alla Casa Bianca. Eppure, possiamo parlare di un tycoon moderato, in quanto nei 90 minuti di discorso ha usato dei toni insolitamente blandi e concilianti: “Vedete, sono cambiato”, ha detto ai delegati. D’altronde, aveva preannunciato un cambio di piani per quanto riguardava questo momento: sarebbe stato più conciliante, aveva promesso.

Donald Trump durante il discorso alla convention (Ansa)
Donald Trump durante il discorso alla convention (Ansa)

Il suo programma 

Ma nonostante il cambio di toni, le promesse elettorali di Trump non sono cambiate, come ribadito nella seconda parte del discorso con un sonoro “Beh, non sono cambiato per niente”. Ha assicurato che tra le sue prime iniziative una volta tornato nello studio ovale ci saranno il “riportare in auge il sogno americano”, l’abbassamento delle tasse e unire gli Stati Uniti, lacerati da anni da una netta divisione politica (e non solo), nel segno di “una nazione, un popolo”. Infine, un’altra promessa di grandeur: far tornare il Paese “dominante nell’energia”, non solo per se stesso ma anche per “il resto dl mondo”.

Molta l’attenzione all’immigrazione irregolare, con la promessa della chiusura dei confini. Se vincesse le elezioni di novembre – ha detto – ci sarà “la più grande operazione di deportazione nella storia del nostro Paese”.

L’attentato di sabato: “Mi sono sentito al sicuro”

Trump non ha potuto non rimarcare quanto successo sabato scorso: “Mi sono sentito molto al sicuro, perché avevo Dio al mio fianco”, ha affermato dopo aver baciato la divisa – che lo affiancava sul palco – appartenuta a Corey Comperatore, il pompiere morto nell’attentato. Poi, un momento di religioso raccoglimento.

L'ex presidente bacia la divisa del pompiere morto durante l'attentato di sabato (Ansa)
L'ex presidente bacia la divisa del pompiere morto durante l'attentato di sabato (Ansa)

Le accuse ai democratici

Non sono mancante poi – come ci si aspettava – le accuse al Partito democratico, reo di “strumentalizzare il sistema giudiziario” e di aver dato vita a una “caccia alle streghe”: “Distruggono il nostro paese”, ha ammonito. Ma Joe Biden non è stato quasi nominato: è stato citato una sola volta, dopo la quale il tycoon ha promesso di non farlo più. Che non si aspetti che sia lui il suo sfidante a novembre?

Ma anche qui il tema dominante è stato senz’altro quello dell’immigrazione irregolare: i dem avrebbero favorito l’“invasione di milioni di clandestini”, facendo così “schizzare verso l’alto i reati”. 

L’amministrazione di Biden sarebbe inoltre responsabile di aver trasformato il mondo in un “pianeta di guerra”

La politica estera: cosa aspettarsi

Trump si è presentato come un uomo di pace, sottolineando che sotto la sua presidenza la Russia non ha invaso l’Ucraina. Reuters riferisce che prossimamente potrebbe sentire telefonicamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: sarebbe la prima volta in 3 anni. 

Sul conflitto tra Israele e Hamas, invece, l’ex inquilino della Casa Bianca ha ricordato come Tel Aviv abbia subito “il peggiore attacco della sua storia”, e ha avvertito: “Al mondo intero, dico questo: vogliamo i nostri ostaggi, ed è meglio che tornino prima che io assuma l'incarico, altrimenti pagherete un prezzo molto alto”. Non è chiaro se si riferisse agli israeliani in mano all’organizzazione palestinese o alla sessantina di cittadini americani tenuti in ostaggio o detenuti illegalmente in varie parti del mondo. 

Trump con la moglie Melania (Ansa)
Trump con la moglie Melania (Ansa)