Giovedì 27 Febbraio 2025
MARTA FEDERICA OTTAVIANI
Esteri

Trump delude Starmer (e l’Europa): "Truppe in Ucraina? Prima la pace"

Il premier britannico alla Casa Bianca. Il tycoon non garantisce l’impegno americano per la sicurezza. Oggi l’incontro con Zelensky a Washington. "Firmerò l’intesa sulle terre rare, è una garanzia per Kiev" .

Il presidente degli Stati Uniti, Donald. Trump (78 anni), saluta il primo ministro britannico Keir Starmer (62) alla Casa Bianca

Il presidente degli Stati Uniti, Donald. Trump (78 anni), saluta il primo ministro britannico Keir Starmer (62) alla Casa Bianca

di Marta Ottaviani

ROMA

Traffico diplomatico intenso a Washington. Ieri, dopo la visita del presidente francese, Emmanuel Macron, è stata la volta del premier britannico, Keir Starmer. Oggi, poi, arriverà il numero uno di Kiev, Volodymyr Zelensky. L’accordo sui minerali strategici con Washington sembra quasi cosa fatta. Ma rimane il nodo dei territori conquistati dai russi e che Mosca si guarda bene dal voler restituire.

FACCIA A FACCIA

Il premier britannico è arrivato a Washington con l’obiettivo di ottenere dal commander-in-chief rassicurazioni su un ruolo militare degli Stati Uniti per garantire la sicurezza di Kiev e delle truppe di peacekeeping europee, ma The Donald lo ha frenato sostenendo che è prematuro decidere del ruolo degli americani prima che un accordo di pace sia siglato. Tuttavia, non ha chiuso completamente la porta e, rispetto alla posizione netta di qualche giorno fa, ha lasciato intendere che gli Stati Uniti un ruolo di garanzia lo avranno, non foss’altro per tutelare la loro intesa con Kiev sui minerali.

Il clima durante la conferenza stampa è stato di grande cordialità fra i due leader, che hanno parlato di alleanza storica, basata su valori e interessi comuni. Donald Trump, però, ha letteralmente dominato la scena rispondendo in modo autonomo a tutte le domande. Starmer ha potuto solo sottolineare come il cessate il fuoco in Ucraina debba essere di lunga durata e che la sicurezza del Paese invaso è prioritaria. Successivamente ha risposto a una provocazione del vicepresidente JD Vance sulla libertà di espressione, spiegando che nel Regno Unito è garantita da tempo. Ma subito dopo è stato un "Trump show", con il presidente che è tornato a escludere l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e a difendere il presidente russo, dichiarandosi convinto della sua "buona fede".

IL FRENO DI MOSCA

Pace sì, ma con calma. Mosca mostra un cauto ottimismo su come stanno evolvendo i negoziati. Ma la composizione del conflitto non sarà comunque immediata. A dirlo è il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che nel briefing con la stampa ha sottolineato che per cambiare le relazioni fra Stati Uniti e Russia "serve tempo" e che sulla guerra in Ucraina "nessuno si aspetta soluzioni facili e rapide". Ci sono poi le consuete accuse a quella parte di Occidente, nello specifico l’Europa più il Regno Unito e il Canada che, secondo il presidente Putin in persona, non solo non vogliono trattare, ma "stanno cercando di far deragliare il dialogo". Il riferimento, fin troppo chiaro, è contro le missioni a distanza ravvicinata del presidente francese Macron e del premier inglese Starmer. "La Russia non ha mai rifiutato di risolvere la crisi ucraina in modo pacifico" ha detto ancora Putin nel corso di un’intervista. Un capitolo su cui il Cremlino non ha assolutamente intenzione di trattare. "La Russia difenderà i suoi interessi nazionali da ogni minaccia" ha proseguito lo zar. Segno che il negoziato sarà più in salita del previsto.

ZELENSKY AFFILA LE ARMI

Il leader ucraino oggi sarà a Washington, dove incontrerà Trump, non senza qualche polemica pregressa. L’accordo per lo sfruttamento dei giacimenti di minerali strategici è stato edulcorato su richiesta di Kiev e rimane il dubbio che il tycoon sia tutto fuorché un mediatore imparziale. "Ci stiamo preparando ai negoziati per domani – ha scritto Zelensky su X –. La garanzia di pace e sicurezza è la chiave perché la Russia non possa più distruggere le vite delle altre nazioni". Sul tavolo ci sono due grossi capitoli aperti, uno più delicato dell’altro. Il primo è l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, il secondo è la restituzione di alcuni territori conquistati dai russi. Sul primo tema, l’opposizione della Casa Bianca è netta. Sul secondo, i russi hanno escluso categoricamente qualsiasi compromesso. Un atteggiamento che la diplomazia ucraina ha bollato come "ridicolo", spiegando che la Russia "non può rivendicare alcun territorio".