New York, 4 aprile 2023 - Donald Trump è stato arrestato per poco più di un’ora. Avrebbe falsificato decine di atti finanziari per nascondere pagamenti illegali almeno almeno a due amanti. Lo hanno rilasciato sulla parola e tornerà in aula il 4 dicembre a Manhattan. Il giudice lo ha ammonito di non fare commenti su documenti relativi al processo che dovrà subire. Il circo mediatico, le impronte digitali, il tribunale e la sfida politica. Donald Trump ha scritto oggi un’altra pagina della storia americana. E’ stato il primo ex presidente degli Stati Uniti a ricevere un’incriminazione criminale e ad essere arrestato.
Quando era nella macchina blindata prima di entrare in tribunale ha scritto sui social un ultimo messaggio ai fan. “Sembra tutto così surreale, stanno per arrestarmi. Non posso immaginare che questo avvenga in America…”. Poi anche a lui come a tutti gli arrestati hanno tolto il telefonino mentre è rimasto nel palazzo di giustizia.
Non c’è stato il rito delle manette e della foto segnaletica. Subito dopo l’iscrizione nel registro degli indagati e la lettura dei capi di imputazione è arrivata la dichiarazione “Non sono colpevole”. Trump è tornato a piede libero ed è volato in Florida senza dire una parola.
Cosa rischia Trump
I capi di imputazione contro di lui sono 34 in tutto. Se andasse a processo e fosse condannato, rischierebbe fino a 4 anni di carcere. Lo stesso periodo che ha trascorso alla Casa Bianca come 45° presidente degli Stati Uniti.
Naturalmente Trump deve essere considerato innocente fino a prova contraria, ma si porterà addosso questa macchia per tutta la durata della sua campagna elettorale, che lo vede per il momento dominare e guidare i pronostici dei candidati repubblicani con oltre 30 punti di vantaggio sullo sfidante più pericoloso il governatore della Florida Ron De Santis.
Per quasi 24 ore Manhattan ha vissuto un’attesa elettrica con gli agenti del secret service a piantonare tutta la notte di lunedì l’ingresso e gli ascensori della Trump Tower dove l’ex presidente ha trascorso la notte.
Un uomo solo
Con le strade bloccate e un’auto della polizia ad aprire e chiudere un corteo di 12 automezzi blindati Trump scuro in volto è entrato al Palazzo di giustizia attraverso una via transennata e chiusa al traffico, lontana dall’obiettivo di fotografi e telecamere ed ha accennato ad un piccolo saluto. Non lo ha fatto invece dopo aver messo il nome sul registro degli indagati avviandosi con un ghigno cattivo verso l’aula del tribunale dove lo attendeva il giudice per chiedergli “Si dichiara colpevole o innocente”?
Nessuno lo aveva mai visto con gli occhi così stretti, piccoli e arrossati con le labbra appiccicate e immobili. Era un altro Trump. Sempre orgoglioso e indomito ma tradiva all’esterno di aver perso tanto del suo potere in quel momento. Non era più lui il domatore del circo, ma un accusato che cerca di difendersi. Senza i suoi fan a incitarlo e senza le squadre di Maga (Make America Great Again ndr) fuori nel parchetto con le bandiere, Trump sembrava un uomo quasi perso.
Le accuse
Le accuse sono tutte per falsificazioni di atti contabili e finanziari e non solo per i soldi pagati dal National Esquire per non pubblicare le rivelazioni delle conigliette di Playboy con la quale avrebbe avuto delle storie. Ma ci sarebbe un coinvolgimento anche dei capitoli delle spese elettorali nei pagamenti e questi potrebbero essere reati più seri perché Trump avrebbe partecipato a un complotto per influire sulle elezioni sopprimendo informazioni per lui negative. Un fatto è certo, oltre all’avvocato Tacopina il team legale di Trump fin dal primo giorno dell’incriminazione sta diventando sempre più numeroso e diversificato. E al palazzo di giustizia oltre alla Green e a Santos ieri non si sono visti molti big repubblicani a sostenerlo.