Washington, 2 ottobre 2020 - Donald Trump positivo al Coronavirus, proprio lui che all'inizio lo aveva bollato come "un'influenza", per poi fare i conti con il numero di morti e di infetti, e che comunque continuava a non voler fare "allarmismo", mostrando una certa avversione nell'indosare la mascherina.
Dopo Boris Johnson e Jair Bolsonaro, ora anche Trump fa i conti con il sottovalutato Covid: tutti e tre gli influenti politici loro nei mesi scorsi,e a modo loro, hanno ridimensionato i rischi della pandemia, mostrando scetticismo verso le misure di prevenzione e una manifesta difficoltà all'uso della mascherina.
"E' un'influenza, scomparirà, un giorno come per miracolo, scomparirà", era il suo pensiero il 27 febbraio, mentre in Europa e in Italia si registravano centinaia di nuovi contagi al giorno e la Cina era in ginocchio. Trump era sicuro sul ridotto impatto che avrebbe avuto negli Stati Uniti. Ma otto mesi dopo il Paese ha il triste primato di casi, 7,3 milioni, e di vittime, 207mila, e lui è positivo.
"Lo scorso anno 37mila americani sono morti per la normale influenza, niente è stato chiuso, la vita e l'economia va avanti", il 9 marzo il tycoon sembrava più preoccupato per l'economia che per l'epidemia. Ma grazie al giornalista e scrittore Bob Woodward oggi si sa che all'inizio di febbraio Trump era stato informato che questo virus "era molto più letale della normale influenza".
Il libro del famoso giornalista del Watergate, all'inizio di settembre, aveva quindi spinto Trump ha dare una spiegazione: non voleva fare "allarmismo". Ma ancora il 13 marzo scorso si mostrava scettico sulla gravità dell'epidemia, mettendo nel mirino, guarda caso, New York ed altri stati a guida democratica per le misure precauzionali da adottare.
E' famosa la sua avversione alla mascherina. "Ho raccomandato l'uso, ma non voglio metterla, sto bene, penso che seduto non starei bene con la mascherina seduto nello Studio Ovale" disse il 4 aprile sottolineando che non "si vedeva a salutare leader mondiali, primi ministri, re, regine e dittatori con il volto coperto".
E così è stato, il presidente degli Stati Uniti appariva in pubblico per mesi senza mascherina anche in visite in luoghi, come fabbriche, dove era obbligatoria per altri, lui non l'aveva. La protezione sul viso del tycoon ha fatto capolino sul suo viso solo lo scorso luglio, per una visita all'ospedale militare Walter Reed, dove sarebbe stato sconsigliabile non averla. "Non ho mai detto di essere contro le mascherine, ma credo che vi siano luoghi e momenti giusti per indossarle", se la cavò allora.
Trump non è uno che cambia idea facilmente, e solo due giorni fa ribadiva: "Indosso la mascherina quando necessario", prendendo in giro Joe Biden, perchè indossa "la più grande che io abbia mai visto, ogni volta che lo vediamo".
Il numero uno della Casa Bianca ha anche mostrato simpatia, con varie dichiarazioni e tweet, per chi protestava contro il lockdown. Non importava chi, bastava sfilasse contro i democratici, perchè ormai il Coronavirus era già campagna elettorale per il tycoon. Quindi ok ai gruppi di estrema destra e ai suoi sostenitori più accesi che, negli Stati a guida democratica, avevano iniziato a marciate per le strade spesso armati protestando contro le misure di distanziamento sociale e mascherine.
Ma giustamente per i media ora il problema per gli Stati Uniti è un altro: la positività al coronavirus di Donald Trump costituisce "la più grave minaccia alla salute a un presidente Usa in carica da decenni a questa parte", scrive Cnn. "Una minaccia storica al Paese, specie nell'imminenza delle elezioni presidenziali".