Mercoledì 17 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Trump, la comunicazione del leader: cerotto, pugno alto e ‘fight’. "Così dice: sfido pure la morte"

Il sociologo Panarari: la retorica suprematista fa breccia sugli elettori già convinti per mobilitarli. "Il messaggio di forza contrasta con l’immagine fragile di Biden, ha un effetto dirompente"

Roma, 17 luglio 2024 – “Per usare un noto ossimoro della comunicazione politica in Italia, è un Trump di lotta e di governo. Il candidato repubblicano, che prima dell’attentato era in vantaggio di pochi punti su Biden, ora sta occupando l’intero spazio della narrazione mediatica mondiale e vede rafforzarsi il suo consenso. Mancano tre mesi e mezzo, ma a meno di fatti nuovi, leggi un sollecito cambio di cavallo in corsa da parte dei democratici, dove invece prevale una situazione di stasi e la capacità di reagire pare assente, l’esito delle presidenziali mi sembra ragionevolmente segnato". Così Massimiliano Panarari, docente di sociologia della comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Trump a Milwaukee
Trump a Milwaukee

Iniziamo dal Trump di sempre, quello “di lotta”.

"Trump è un uomo di lotta, l’uomo dell’intensificazione della polarizzazione all’interno della politica americana, l’uomo dal linguaggio verbale e metaverbale estremante aggressivo, che mira a creare una relazione messianica con i propri elettori che in qualche modo sono dei seguaci oltre che dei follower in una logica di comunicazione politica online e social. L’attentato al quale è fortunatamente scampato ha costituito una finestra di opportunità per moltiplicare su livelli differenti la sua comunicazione. Da questo evento esce un Trump che rafforza ulteriormente il meccanismo identitario con il suo popolo, anche usando molteplici riferimenti religiosi. Il messaggio che è passato al pubblico americano è qualcosa di simile a un “mi ha salvato Dio“. E quindi, implicitamente, che Dio vuole che lui continui la sua lotta".

Il pugno mostrato in gesto di sfida dopo essersi rialzato, il suo “fight, fight, fight (combatti, ndr )“ servono invece a rafforzare l’immagine di uomo forte?

"Chiunque dopo essere stato ferito all’orecchio da una pallottola si sarebbe rannicchiato e sarebbe rimasto a terra. Ma lui, anche in maniera incosciente se vogliamo, si è rialzato e mentre il Secret service lo portava via si è rivolto agli astanti e ha fatto un gesto iconico che la nota fotografia ha amplificato e fatto girare in modo virale: è un messaggio che contrasta platealmente con la debolezza fisica del suo competitor, un gesto con in quale afferma di essere in grado quasi di sfidare la morte e di essere forte anche fisicamente a dispetto della sua età. In questa reazione noi leggiamo una prova di forza simbolica che è estremamente rilevante perché la dimensione del leader è anche una dimensione biopolitica: ha a che fare con il possesso della salute e della forza fisica per guidare una comunità. E poi abbiamo l’elemento vittimario, ben simbolizzato dalla benda sull’orecchio, che alimenta il repertorio complottistico della destra estrema americana e dà altra benzina alla sua campagna".

Veniamo quindi, usando l’ossimoro che lei ha ricordato, al Trump “di governo“.

"La retorica suprematista fa breccia sui già convinti, serve a mobilitare la propria base e portarla alle urne. E quello che è successo avrà un effetto di mobilitazione impressionante. Ma Trump vuole anche convincere una parte degli indecisi".

E qui nasce il Trump 2.0, il Trump che, in contraddizione con la sua storia, dice di voler unire il Paese?

"Qui nasce la necessità di un Trump “di governo“, che usa parole concilianti, annuncia che ha riscritto il discorso alla convention repubblicana perché vuole parlare alla nazione per unirla. In questo modo si mostra ai suoi potenziali elettori come una figura munifica perché sceglie il registro della responsabilità istituzionale e non chiama il proprio popolo a gesti estremi, come lui peraltro ha sempre fatto nella sua storia. L’uso di questo registro è un tentativo di mandare un messaggio a quella parte dei repubblicani che non lo ama particolarmente, e in senso ampio a un elettorato moderato, non polarizzato. Che tra un Trump in salute che produce una de-escaltion dei toni e un Biden in grande difficoltà fisica e cognitiva, potrebbe essere tentato di scegliere il primo".