Roma, 24 febbraio 2025 – Ennesima bufera sulle nomine di Donald Trump. Nell’occhio del ciclone questa volta è finita la scelta di piazzare Dan Bongino a vice capo dell’Fbi. Un incarico che solitamente viene assegnato solo ad agenti con una significativa carriera nel bureau federale.
Bongino, ex conduttore di Fox News e ora “uno dei podcaster più di successo”, come lo descrive il tycoon annunciando la nomina su Truth, è noto per le sue posizioni ultra conservatrici. Che vengono espresse proprio attraverso il suo seguitissimo podcast.
Ma non è finita qui. Come Kash Patel, recentemente confermato alla guida dell'Fbi, Bongino è passato alla ribalta delle cronache per la raffica di critiche inviate all'agenzia e in passato ha invocato licenziamenti di massa degli agenti federali.
"Dan Bongino, un uomo con un amore ed una passione incredibile per il nostro Paese, è stato nominato prossimo vice direttore dell'Fbi dall'uomo che sarà il direttore migliore di sempre, Kash Patel", ha scritto Trump sul suo social. La nomina di Bongino non richiede la conferma del Senato, la partita è quindi già chiusa.
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Chi è Bongino
Ex agente del Secret Service e della polizia di New York, Bongino si è candidato diverse volte, senza successo al Congresso, prima di intraprendere una carriera di commentatore di estrema destra, con il lancio di un suo sito, con uno show radiofonico e infine il citato podcast, nel 2019.
E proprio dal suo show, Bongino ha recentemente accusato l'Fbi di aver mentito quando ha annunciato di non aver identificato la persona che avrebbe piazzato ordigni esplosivi di fronte alle sedi del partito repubblicano e democratico poco prima dell'assalto del 6 gennaio.
Negli anni scorsi ha poi denunciato "l'abominio del dipartimento di Giustizia e dell'Fbi" riguardo all'indagine sulle carte segrete di Trump che portò alla perquisizione di Mar a Lago nel 2022, invocando il licenziamento immediato "dai vertici agli agenti" di chi ha partecipato all'indagine. Ma non ci sono solo gli attacchi all’agenzia a destare allarme nella cosiddetta ‘intelligence community’. Bongino non ha alcuna esperienza nel settore, sicuramente uno dei più delicati sul fronte sicurezza. Sono gli stessi timori che Bill Barr, ex attorney general della prima amministrazione Trump, ha espresso a proposito di Patel, direttore dell’Fbi e capo di Bongino.
La mail di Musk diventa un caso
Nel frattempo, sta diventando un caso la mail con cui Elon Musk ha intimato ai dipendenti della agenzie governative di comunicare le 5 cose fatte la scorsa settimana, pena il licenziamento in tronco. Una mossa che non è andata giù ai fedelissimi di Trump piazzati ai vertici delle stesse agenzie. E che rischia di creare il primo scontro pubblico tra il ‘cerchio magico’ di The Donald e il miliardario patron di Tesla.
Si allunga infatti la lista delle agenzie federali americane - dopo l'Fbi, il dipartimento di Stato, il Pentagono e la National Intelligence - che stanno dicendo ai propri dipendenti di ignorare la mail con l’ultimatum di Musk (che scadrebbe alla mezzanotte di oggi).
In una dichiarazione pubblicata su X, il sottosegretario alla Difesa, Darin Selnick, ha rivendicato che solo il Pentagono può verificare le performance dei propri dipendenti. "Quando e se verrà richiesto, il dipartimento coordinare le risposte alla mail che avete ricevuto. Per il momento, per favore sospendente ogni risposta alla mail dell'ufficio personale federale dal titolo "cosa avete fatto la scorsa settimana'", si legge nell'esplicito post, che ricalca il messaggio che per primo il Kash Patel, aveva inviato ai dipendenti del bureau.