Washington, 28 gennaio 2017 - Ingresso negli Stati Uniti sospeso per tre mesi per i cittadini di sette paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Il presidente americano Donald Trump continua a stringere le maglie e, dopo la decisione di costruire un muro al confine con il Messico, ha emesso un ordine esecutivo per evitare di far entrare negli Usa terroristi stranieri. Un giro di vite che avrà come conseguenza immediata l'assenza del regista Asghar Farhadi alla notte degli Oscar (il suo 'Il cliente' è in corsa come miglior film straniero) e che, secondo quanto scrive Bloomberg News, ha indotto Google a richiamare in patria tutti i suoi dipendenti in missione all'estero che potrebbero essere interessati dalla nuova politica sugli ingressi.
PROFUGHI BLOCCATI - Ma arrivano anche i primi contraccolpi alla sospensione temporanea con effetti immediati all'ingresso a tutti i rifugiati: quelli che erano già in volo per gli Usa sono stati fermati e detenuti agli aeroporti di arrivo. Tra i primi ad adeguarsi al decreto l'Egitto, che hanno bloccato cinque iracheni e un yemenita allo scalo del Cairo. La linea aerea olandese Klm ha reso noto che ha dovuto allontanare sette passeggeri ai quali non è più permesso di entrare negli Stati Uniti. "Ci piacerebbe portarli lì - ha detto Manel Vrijenhoek dell'ufficio stampa della Klm -, ma per gli Stati Uniti queste persone non sono più benvenute". Avvocati e gruppi per la difesa dei diritti umani però stanno già attivando azioni legali.
CONTROMOSSA DELL'IRAN - L'Iran, dal canto suo, ha definito "offensivo" il provvedimento e ha reagito avvertendo che risponderà a tono applicando "il principio di reciprocità". Vietato dunque l'accesso sul proprio territorio nazionale agli americani finchè "le restrizioni previste dall'ordine esecutivo di Trump non saranno state revocate". In precedenza il presidente Rohani aveva dichiarato che "questo non è il momento dicostruire muri".
GLI APPELLI - Intanto si moltiplicano gli appelli internazionali. A partire dall'Onu, che insieme all'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) ha chiesto al tycoon di portare avanti la lunga tradizione di accoglienza degli Stati Uniti e di non fare distinzioni di razza, nazionalità o religione: "Unhcr e Oim auspicano che gli Stati Uniti continuino a proteggere quanti fuggono da conflitti e persecuzioni", si legge nella dichiarazione.
"La famiglia di Priscilla non sarebbe qui"
La chiusura piace pochissimo anche al papà di Facebook Mark Zuckerberg, che ricorda al tycoon come gli Usa siano una nazione di immigrati: "I miei nonni arrivarono da Germania, Austria e Polonia. I genitori di Priscilla (la moglie, ndr) erano rifugiati provenienti da Cina e Vietnam. Gli Usa sono una nazione di immigrati e dovremmo esserne orgogliosi", ha scritto sul social. Per il fondatore di Facebook gli Usa dovrebbero "mantenere le porte aperte ai rifugiati e a quelli che necessitano aiuto".
"Bambini senza colpa discriminati"
Anche l'attivista e premio Nobel per la pace 2014 Malala Yousafzai non le manda a dire a Trump: "Mi si spezza il cuore nel vedere che oggi il presidente Trump chiude la porta ai bambini, alle madri e ai padri che fuggono dalla violenza e dalla guerra". E ancora: "Mi si spezza il cuore nel vedere che l'America volta le spalle a una storia gloriosa di accoglienza dei rifugiati e degli immigrati: la gente che ha aiutato a costruire il suo Paese, pronta a lavorare duramente in cambio di una equa opportunità a una nuova vita". Malala insiste: "Mi si spezza il cuore nel vedere che i bambini rifugiati siriani, che hanno sofferto sei anni di guerra e non hanno alcuna colpa, sono soggetti a discriminazione".
Il presidente francese Francois Hollande nella telefonata con Trump ha sottolineato la convinzione della Francia che "la battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l'accoglienza dei rifugiati".
DIPLOMAZIA DELLE TELEFONATE - Il giorno dopo aver ricevuto alla Casa Bianca il premier britannico Theresa May, il presidente degli Stati Uniti ha avviato la diplomazia delle telefonate con i leader dei principali paesi europei. Trump ha sottolineato i legami transatlantici con la Germania, un rapporto di parità con la Russia e si è sentito richiamare dalla Francia, appunto, per il suo controverso ordine esecutivo sull'immigrazione. Putin e Trump concordano nel voler "sviluppare" relazioni "da pari a pari", fa sapere il Cremlino al termine. Inoltre sono intenzionati a perseguire l'obiettivo di un "autentico coordinamento" in Siria per sradicare l'Isis. Trump e Merkel si sono trovati d'accordo sull'"importanza fondamentale della Nato", fa sapere la Casa Bianca. Inoltre hanno sottolineato l'importanza della Nato "per la generale partnership transatlantica ed il suo ruolo nell'assicurare la pace e la stabilità della nostra comunità nordatlantica".
Trump ha anche firmato un provvedimento per chiedere allo stato maggiore congiunto un piano entro 30 giorni per sconfiggere l'Isis.