Domenica 1 Settembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Tregua sanitara a Gaza. Vaccini anti-polio ai bimbi: "Ma resta ancora alto il rischio di epidemie"

Scatta l’immunizzazione di 640mila minori sotto i 10 anni, sospesi i combattimenti . Crickx (portavoce Unicef): due milioni di profughi senza acqua e sepolti dai rifiuti.

Tregua sanitara a Gaza. Vaccini anti-polio ai bimbi: "Ma resta ancora alto il rischio di epidemie"

Scatta l’immunizzazione di 640mila minori sotto i 10 anni, sospesi i combattimenti . Crickx (portavoce Unicef): due milioni di profughi senza acqua e sepolti dai rifiuti.

Tre, quattro giorni di tregua a rotazione, niziando dalla parte centrale della Striscia, per poi passare a quella meridionale e infine a quella settentrionale di Gaza, da oggi all’11-12 settembre, per vaccinare i bambini della Striscia contro la polio in modo da evitare una epidemia che – dopo un caso conclamato su un bimbo di 10 mesi e molte infezioni sospettate – era un’eventualità così concreta che persino le forze armate di Israele e i terroristi di Hamas hanno accettato di fermare i combattimenti, che proseguono invece in Cisgiordania, dove – dopo due attacchi terroristici delle brigate al Kassam nella zona di Gush Etzion a sud di Gerusalemme, che han causato tre feriti israeliani – è scattata una dura risposta di Idf che ha fatto 26 vittime venerdì e almeno 14 ieri.

"La vaccinazione – spiega il belga Jonathan Crickx (foto in basso), portavoce di Unicef per la Palestina – era assolutamente indispensabile per evitare una epidemia e verrà condotta dal ministero della sanità di Gaza, dalla missione della delle Nazioni Unite per Gaza e da gruppi mobili di Croce e Mezzaluna Rossa e Msf mentre noi di Unicef ci siamo impegnati a portare a Gaza le dosi per i 640mila bambini sotto i 10 anni da vaccinare, ad assicurarci che siano correttamente stoccate e corretamente distribuite, usando sistemi portatili refrigerati, e abbiamo anche curato la campgna di informazione alla popolazione, per spiegargli perché è importante la vaccinazione".

Il piano inizierà per tre giorni domani (oggi per chi legge, ndr) nella fascia centrale di Gaza, e potrà estendersi per una quarta giornata, se necessario. Dopodiché sempre per tre giorni più uno si passerà alla parte meridionale, e infine, per lo stesso periodo di tempo, a quella centrale per finire tutto entro il 12 settembre. "Ieri, per fare un test – prosegue Crickx – sono state fatte alcune decine di vaccinazioni all’ospedale Al Nasser nella parte meridionale da Gaza, ma solo oggi inizieremo a operare in una trentina di sedi più i team mobili, quindi su larga scala, nella parte centrale della Striscia, come previsto e accettato dall’esercito israeliano che ci ha garantito la sicurezza delle operazioni".

"Teoricamente – prosegue Crickx – la popolazione di Gaza si è sempre mostrata sensibile alle vaccinazioni e quindi ci aspettiamo che i genitori dei bambini li portino a farsi inoculare il vaccino antipolio: per assicurare una corretta copertura e fermare un possibile epidemia dobbiamo vaccinare il 90% dei 640mila bambini nella Striscia. Dopodiché a inizio di ottobre dovremo somministrare una seconda dose. Non è un compito facile vista la situazione umanitaria a Gaza, che è catastrofica, ma si può fare. Siamo concentrati su questo obiettivo e non ci facciamo troppe illusioni sulla possibilità di una tregua, visto quante volte in passato ci siamo attivati vicini e poi è saltata".

Ma per Unicef e tutte le organizzazioni umanitarie sarebbe ora più che mai essenziale arrivarci. "Circa 1,9 milioni di persone – prosegue il portavoce – non hanno accesso ad acqua pulita, vivono tra mucchi, anzi colline di spazzatura, possono lavarsi al massimo una volta alla settimana, non hanno accesso a cibo sicuro e adeguato. Questo è un terreno perfetto, con temperature sui 32-33 gradi, per lo sviluppo di altre epidemie oltre a quella di polio che oggi cerchiamo di fermare. Quindi una tregua sarebbe davvero necessaria. Senza un cessate il fuoco permanente è impossibile garantire igiene e salute. Vorrei tanto essere ottimista, ma dopo 11 mesi di guerra è difficile sperare ancora. Le logiche sembrano essere altre, e la popolazione civile palestinese ne paga il prezzo pieno".