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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, 75 anni, è in carica dal 2022
A Gaza le "porte dell’Inferno" per ora non si apriranno e l’ultimatum lanciato da Trump resta dunque sospeso a mezz’aria. Giorni fa il presidente Usa aveva reagito con la massima irruenza all’annuncio che Hamas sospendeva la liberazione degli ostaggi, e immediatamente anche Benjamin Netanyahu aveva pronunciato altre parole minacciose. Nel frattempo i Paesi mediatori (Usa, Qatar, Egitto) hanno fatto opera di persuasione e oggi a Gaza sarà liberato il sesto scaglione di ostaggi israeliani dall’inizio della tregua. Si tratta di Alexander Troufanov, che detiene anche cittadinanza russa; Yair Horn, cittadino anche dell’Argentina e Saguy Dekel-Hen, cittadino anche degli Usa. In cambio Israele libererà 36 palestinesi condannati all’ergastolo per terrorismo e 300 palestinesi catturati a Gaza durante le operazioni di terra. Malgrado gli ultimi scossoni, l’iter messo a punto per stabilizzare la Striscia procede e adesso Hamas e Israele sono chiamati a negoziati indiretti per l’avvio della seconda fase: quella relativa alla liberazione di altri 60 ostaggi e alla proclamazione di una tregua di lunga durata, che agli occhi di Hamas significa la fine del conflitto.
In Israele la vista dei tre ostaggi liberati sabato scorso – emaciati, pallidi, tremanti sulle gambe – ha creato una emozione profonda e da più parti si sono moltiplicati gli appelli al governo affinché faccia di tutto per riportare a casa al più presto tutti gli ostaggi rimanenti. Intanto Trump ha messo sul tavolo il suo progetto per una ‘Riviera’ a Gaza, una volta che Hamas fosse definitivamente sopraffatto e che quasi due milioni di palestinesi fossero indotti a lasciare la Striscia verso altri Paesi. Quasi la metà degli israeliani – secondo un sondaggio di Kan – pensa che sia realizzabile, malgrado la netta opposizione espressa a Trump da re Abdallah di Giordania. Il presidente egiziano al-Sisi ha inoltre annullato un incontro fissato per lui nei prossimi giorni a Washington.
La sortita di Trump ha comunque avuto un effetto immediato: Riad ha organizzato per il 20 febbraio un vertice di risposta alla presenza di cinque Paesi, nonché di Abu Mazen. In Qatar è stata convocata inoltre una ‘Commissione nazionale palestinese’ in un ulteriore tentativo di includere Hamas e Jihad islamica nelle strutture dell’Olp, nell’ottica della futura gestione di Gaza. Ed anche l’Egitto ha indetto un proprio summit per evidenziare che la ricostruzione di Gaza può essere realizzata anche senza spostarne la popolazione. Trump ha già risposto con un’altra iniziativa: la costituzione di un grande corridoio commerciale (Imec) fra India e Usa che passi – con linee marittime, ferrovie e cavi sottomarini – fra Emirati, Arabia Saudita, Giordania, Israele, Grecia ed Italia. "Un progetto di portata storica", ha garantito.