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Ursula von der Leyen (66 anni) con Volodymyr Zelensky (47) a Kiev
di Marta Ottaviani
ROMA
Il ricordo dei morti, la presenza dei vertici europei e di numerosi leader mondiali, il G7 dove gli Stati Uniti minacciano di non approvare la bozza del documento perché contiene il termine "aggressione" ed è troppo duro con Mosca. Non manca nulla in questo terzo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, tranne la data della fine del conflitto e soprattutto quali condizioni Kiev dovrà accettare.
Oggi in Arabia Saudita è previsto un secondo incontro fra la delegazione russa e quella americana, con l’Unione Europea che preme per non essere esclusa dal negoziato e pensa a come garantire un futuro di sicurezza all’Ucraina. "Quest’anno dovrebbe essere l’anno dell’inizio di una pace vera e duratura" ha dichiarato il premier Zelensky, che subito dopo ha aggiunto di sperare "che gli Stati Uniti continueranno a sostenerci, come tutti gli altri partner". "Per l’Ucraina è importante non perdere l’unità fra Stati Uniti ed Europa" e, dopo aver messo sul piatto le sue dimissioni, pur di far finire il conflitto, ieri ha proposto lo scambio di tutti i prigionieri di guerra come primo gesto per fare cessare le ostilità. "La Russia deve liberare gli ucraini. L’Ucraina è pronta a scambiare tutti per tutti, e questo è un modo giusto per iniziare".
Il clima è quello delle occasioni solenni, che si riflette nelle parole della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, arrivata nella capitale ucraina con Antonio Costa, ventidue commissari europei, e i leader di Spagna, Finlandia, Lituania, Lettonia, Svezia, Norvegia, Islanda, Danimarca, Estonia. "Siamo a Kiev oggi perché l’Ucraina è Europa. In questa lotta per la sopravvivenza non è solo il destino dell’Ucraina ad essere in gioco, ma quello dell’Europa" ha dichiarato, aggiungendo sui social che "in questa lotta per la sopravvivenza, non è in gioco solo il destino dell’Ucraina. È il destino dell’Europa". La numero uno di Bruxelles ha poi annunciato che l’Ue accelererà sull’invio di armi a Kiev e sta preparando un piano per aumentare la produzione di armamenti in Europa. Questo piano sarà presentato il 6 marzo durante un vertice straordinario. Inoltre, l’Unione ha stanziato 3,5 miliardi di euro in nuovi aiuti per l’Ucraina, e disposto il 16esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.
La Russia ha reagito con freddezza. "Non ci sono le precondizioni per riprendere il dialogo con l’Europa", ha dichiarato Dmitry Peskov. Le nuove misure colpiscono l’energia, la flotta ombra russa, la propaganda e le criptovalute. Sono previsti ostacoli all’accesso delle banche russe ai circuiti finanziari internazionali. A questo proposito, l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, ha spiegato che le sanzioni "forniscono una leva" e che l’obiettivo è quello di mettere l’Ucraina in una posizione più forte possibile una volta che l’aggressione russa sarà finita. Sanzionate anche circa 25 aziende che aiutano il Cremlino e che si trovano in Cina, India, Kazakistan, Singapore, Emirati Arabi Uniti e Uzbekistan. Il documento europeo pone il divieto di transazione a istituti di credito che utilizzano lo Spes, il sistema di trasferimento di messaggi finanziari della Banca Centrale Russa, che serve proprio per effettuare transazioni altrimenti proibite. Il pacchetto colpisce anche l’energia, un settore particolarmente nevralgico per l’economia di Mosca, con restrizioni all’esportazione di software legati all’esplorazione di petrolio e gas, preziosi per il Cremlino per capire dove si trovino giacimenti sul proprio territorio nazionale. Nel mirino anche i tir. Quelli che appartengono per almeno il 25% a proprietari russi non potranno più circolare sul territorio dell’Unione. Bloccata anche la possibilità di modificare la struttura del capitale delle imprese di trasporto su strada, in modo che Mosca non cerchi di aggirare i divieti.
L’unità tra i Ventisette sulle nuove misure sarà però difficile da trovare, a partire dagli aiuti da mettere in campo – sui quali c’è già la contrarietà di Ungheria e Slovacchia – e dai finanziamenti. L’Italia spinge per gli eurobond, ma incontra ancora resistenze – sebbene meno rigide – dai Paesi nordici e ora spera in una svolta da parte del nuovo esecutivo tedesco. .