Bologna, 28 febbraio 2024 – Anche la Moldavia ha il suo Donbass: la Transnistria, regione separatista da un trentennio e abitata a maggioranza da russofoni e ucrainofoni nostalgici dell’Unione Sovietica, ha chiesto oggi ufficialmente aiuto a Mosca contro le pressioni del governo di Chisinau. I ribelli hanno oltretutto fatto presente di non escludere una richiesta di adesione alla Federazione Russa, possibilità già rodata da un discusso referendum tenutosi nel 2006 ma non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Dove si trova
Come il nome suggerisce, la regione si trova oltre il fiume Dnestr (‘Nistru’ in rumeno), a ridosso del confine con l’Ucraina. Con una popolazione di 450mila persone circa, i suoi centri più importanti sono Tiraspol (133mila abitanti), Bender (92mila) e Ribnita (46mila). Le lingue ufficiali sono l’ucraino, il russo e il moldavo (nome con il quale in epoca sovietica era definito il rumeno parlato in Moldavia).
La storia
La Transnistria è stata abitata nell’antichità dai Geti e dai Daci, che hanno lasciato poi spazio a popolazioni iraniche, slave e turche. Dopo la dominazione lituana e ottomana, la regione è stata colonizzata dall’Impero Russo in un’ottica di rafforzamento dei propri confini. Con la rivoluzione d’Ottobre, è diventata parte dell’Oblast autonomo di Moldavia nella Repubblica socialista ucraina: all’epoca la maggioranza della popolazione era ancora etnicamente moldava. Nel 1940, durante la Seconda guerra mondiale, la Transnistria è stata unita alla Bessarabia – strappata dall’Armata rossa alla Romania – nella Repubblica socialista moldava. Durante l’epoca sovietica, la maggior parte delle industrie moldave era concentrata in Transnistria, fattore che ha attirato lavoratori dalla Russia e dall’Ucraina: questo, unito alla forte russificazione imposta da Mosca, ha spostato gli equilibri demografici. Nel 1990, la regione valeva il 40% del Pil moldavo e produceva il 90% dell’energia elettrica del Paese.
La guerra
Nel 1990 ha avuto inizio un conflitto tra i filo-sovietici della Transnistria e il governo centrale della Moldavia, che stava assumendo una direzione indipendentista, filo-occidentale e unionista con la Romania. La guerra si è chiusa nel 1992, con l’intervento di contingenti russi che si sono schierati a fianco dei separatisti e con l’indipendenza de facto della regione, a un anno dalla caduta dell’Urss.
I nuovi timori
Dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina nel febbraio 2022, la Moldavia teme che la Transnistria possa diventare un nuovo fronte, fungendo da ‘base’ per un’invasione diretta a Odessa, uno dei pochi sbocchi sul mar Nero ancora controllati da Kiev. Questo ha contribuito ad accelerare le procedure per rendere la Moldavia una candidata ufficiale all’ingresso nell’Unione Europea, status accordato nel giugno 2022.
La Transnistria oggi
Militari russi sono ancora di stanza in Transnistria, in un numero che si aggira sulle 1.500 unità. Mosca sostiene economicamente la regione, anche fornendo gas gratuito. Il Gruppo Sheriff ricopre un ruolo importante nell’economia locale: nel 2015, un’inchiesta del gruppo investigativo Rise Moldova ha dimostrato che un terzo del budget della piccola repubblica separatista era finito nelle casse della holding. La Transnistria è poi uno dei cuori europei del contrabbando, soprattutto per quanto riguarda alcolici e sigarette.
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