Martedì 16 Luglio 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Tra social e realtà. Falsità, complottisti e sciamani. Se sbanda la narrazione americana

Trump usa slogan, domina online e diffonde messaggi incendiari: l’opinione pubblica si è polarizzata. I suoi militanti sono pronti a tutto, anche ad assaltare il Parlamento. Il popolo dem invece detesta il tycoon.

Tra social e realtà. Falsità, complottisti e sciamani. Se sbanda la narrazione americana

Tra social e realtà. Falsità, complottisti e sciamani. Se sbanda la narrazione americana

Un po’ businessman, un po’ frontman, Donald Trump nel corso degli anni ha costruito il suo personaggio di uomo di successo a suon di libri, catene di hotel di lusso, sfrontatezza e quella hybris da self made man con la quale ha conquistato una parte di America. Poi però è arrivata la passione per la politica e a quella parte di elettorato repubblicano che lo apprezzava come imprenditore si è unita la parte più ‘profonda’ della società Usa, dedita a teorie del complotto, suprematismo e che si identifica nei Maga, dall’iconico slogan Make America Great Again (Maga). Per loro, l’ex presidente, più che un leader politico, è una vera e propria guida spirituale, una sorta di redentore venuto dopo tanti anni a sparigliare le carte della politica Usa. Per lo più residenti nelle campagne, con pochi giovani e un grado di istruzione basso, i Maga sono lo zoccolo duro dell’elettorato di Trump, quelli che hanno assaltato Capitol Hill nel gennaio 2021 e che adesso sono pronti a tutto per il loro eroe. Anche perché opportunamente fomentati da una strategia politica che nel corso degli anni ha tirato fuori il peggio e lo ha fatto diventare normalità.

UN LEADER DIVISIVO

Dove c’è Trump, c’è divisione. L’ex presidente usa polemiche di ogni tipo, contestazioni e tutto quello che può fare ricadere l’attenzione su di sé per catturare l’attenzione dei media. In questo contesto vanno collocate le dichiarazioni, spesso brevi e di fuoco. Slogan più che messaggi in modo tale che possano essere assimilati dalla sua base più fedele e ripetuti come mantra. L’obiettivo è la polarizzazione dell’opinione pubblica, con Trump ritratto come martire, perseguitato ingiustamente dalla magistratura, snobbato da una politica di cui ha scardinato gli schemi. Più che solidarietà, da parte della base Maga c’è immedesimazione totale nella sua sorte. Un meccanismo per il quale le lotte di Trump diventano anche le loro e che ha portato all’assalto di Capitol Hill quando, all’ordine della loro guida spirituale, centinaia di esaltati hanno attaccato il cuore della democrazia americana.

LA RETE DELL’ODIO

Il messaggio di Trump non avrebbe potuto essere così pervasivo se non ci fossero stati i social network, con i quali il tycoon ha un rapporto di amore e odio. Sbattuto fuori da Twitter e accolto nuovamente quando la piattaforma è stata acquistata da Elon Musk, suo sostenitore e finanziatore, il tycoon sa fin troppo bene quanto sia importante spargere i suoi messaggi eversivi sul web. Per questo, ha lanciato il suo social Thruth (la verità) e continuato a utilizzare altre piattaforme, in primo luogo Telegram, di proprietà russa, per alimentare canali dediti alla teoria del complotto e diffondere messaggi incendiari.

TUTTI CONTRO

I DEMOCRATICI

Le ore immediatamente successive all’attentato al presidente, i social si sono riempiti di post che hanno preso di mira i democratici, in particolare il presidente Biden, accusato di essere la causa del clima di odio di cui Trump è circondato. Non sono mancate le teorie complottiste secondo le quali il killer sarebbe stato assoldato da importanti personaggi/imprenditori sempre di aria democratica. Fra i nomi che sono circolati c’è Barack Obama, particolarmente inviso ai repubblicani trumpiani, Hillary Clinton, che perse contro Trump nel 2016 e l’imprenditore George Soros, considerato espressione dei cosiddetti ‘poteri forti’ soprattutto quelli legati al mondo della finanza. Non sono mancate anche vignette denigratorie ai danni del presidente Biden, relative soprattutto al suo stato di salute, che preoccupa lo stesso Partito democratico. Il presidente martire da una parte, e quello malato, unift to rule dall’altra.