Sabato 23 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Esteri

Titan, l’esperto: “Ecco come è imploso il sommergibile che voleva raggiungere il Titanic”

Alessandro Iafrati, direttore dell’Istituto di ingegneria del mare del Consiglio nazionale delle ricerche: “Come se una mano avesse stritolato una lattina”

>>>ANSA/ SOMMERGIBILE DISPERSO, OSSIGENO FINITO MA SI CERCA ANCORA

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“Un esempio per spiegare quello che è successo al Titan? Immaginiamo che lei prenda una lattina e la stritoli con la mano: proprio questo è l’effetto dell’implosione che ha ucciso le persone a bordo del sottomarino».

>>>ANSA/ SOMMERGIBILE DISPERSO, OSSIGENO FINITO MA SI CERCA ANCORA
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Alessandro Iafrati è direttore dell’Istituto di ingegneria del mare del Consiglio nazionale delle ricerche e ha seguito con grande interesse le vicende legate alla tragedia che ha ucciso cinque persone che volevano visitare da vicino il relitto del Titanic.

Ingegnere, qualcuno parla di collasso totale della cabina pressurizzata. E’ così che è accaduta la tragedia?

"Direi che non si tratta nel caso di una cabina pressurizzata, ma di una struttura dove le persone possono stare alla pressione atmosferica, visto che a quella profondità il peso esercitato sul nostro corpo sarebbe di 350 chili ogni centimetro. Quindi non un collasso, ma qualcosa che ha portato all’implosione. Ad esempio una piccola lesione nella struttura che ha fatto entrare la forte pressione a quella profondità. E così l’effetto è stato quello di un palloncino che scoppia al contrario. Se la frattura avesse comportato entrata di acqua nella cabina in quel caso la morte sarebbe avvenuta per annegamento e in modo molto più doloroso”.

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Un difetto nella struttura?

"Per veicoli del genere è indispensabile una progettazione che tenga conto di molti fattori, non solo dello spessore ma anche della sua forma. Un cilindro o una sfera, ad esempio, offrono una maggiore resistenza, il Titan a una forma cilindrica univa una punta e questo ha certamente causato maggiore sollecitazione ai materiali con un rischio di fratture incrementato”.

Si parla di delaminazione: di che cosa si tratta?

"E’ un processo che accade se si usano materiali compositi nella realizzazione dello scafo. I cicli di fatica, cioè l’utilizzo del mezzo così come accade per i decolli degli aerei, possono portare a uno sfaldamento, come se un wafer perdesse uno strato di biscotto. Un esempio molto banale ma che rende l’idea".

Quindi qual è il materiale più indicato per queste profondità?

"Anche un acciaio composto da varie leghe e strati di alluminio può andare bene, l’importante è che il suo spessore sappia resistere alle sollecitazioni senza mai superare i limiti imposti dalla progettazione".

La scheda tecnica del sommergibile Titan
La scheda tecnica del sommergibile Titan

Come si studiano questi limiti?

"Testando la struttura alle varie profondità a secondo di pressione e configurazione. Un sottomarino adatto a 1300 metri di profondità non può arrivare a una quota tre volte maggiore”.

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Scendere negli abissi è sempre pericoloso?

"Né più né meno che salire nello spazio: la corsa alla Luna è costata molte vite umane, così come quella per il fondo marino. E anche per le vette più alte della Terra: il problema è che gli ottomila metri dell’Everest corrispondono sott’acqua a meno di dieci metri”.

Ma esiste la possibilità di creare la struttura perfetta per esplorare le profondità del mare?

"Noi stiamo lavorando su un Rov, il robot a comando remoto, e stiamo ottenendo ottimi risultati che possiamo osservare da un computer comodamente seduti in laboratorio”.

Quindi lei di scendere a 3800 metri a bordo di qualsiasi cosa non lo consiglierebbe?

"Io lo eviterei...”.