Roma, 6 dicembre 2024 – Altra battuta d’arresto per TikTok. La corte d'appello del District of Columbia si è schierata con il dipartimento di Giustizia respingendo la richiesta della popolare app di annullare la legge del Congresso che costringe la casa madre cinese a vendere la piattaforma di social media, a pena di essere messa al bando. Annunciato il ricorso: il caso finirà davanti alla Corte Suprema
La sentenza - riporta il Wall Street Journal - ha respinto una contestazione del Primo Emendamento presentata dall'azienda cinese e da molti dei suoi utenti più famosi, che sostenevano che il divieto fosse una violazione incostituzionale della libertà di parola. La legge "vendi o bandisci", firmata dal presidente Biden ad aprile, è stata approvata con il sostegno bipartisan dopo che i legislatori hanno ricevuto briefing riservati dalla comunità dell'intelligence sulla capacità della Cina di utilizzare TikTok per sorvegliare gli americani e diffondere propaganda cinese.
Oggi la corte d'appello ha sentenziato che "il primo Emendamento esiste per proteggere la libertà di parola negli Stati Uniti e con questa legge il governo ha agito esclusivamente per proteggere quella libertà da una nazione straniera ostile e per limitare la capacità di quell'avversario di raccogliere dati privati degli americani". Il giudice ha riconosciuto che la decisione avrà "implicazioni significative" per TikTok e i suoi utenti. "Di conseguenza, i milioni di utenti della piattaforma dovranno trovare mezzi di comunicazione alternativi". La colpa di tutto ciò, ha sottolineato la corte, "è attribuibile alla minaccia della Cina alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, non al governo americano".
La decisione della corte americana arriva nello stesso giorno in cui la Corte costituzionale rumena ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali nel Paese per il sospetto di ingerenze russe, in particolare attraverso TikTok.