Lunedì 23 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Thomas Crooks è ancora un mistero: caccia al movente dell’attentatore di Trump

L’indagine dell’Fbi: il 20enne aveva addosso un trasmettitore, forse per azionare un ordigno. Il fucile AR-15 usato è una delle venti armi legalmente detenute dal padre

Roma, 15 luglio 2024 – C’è l’inchiesta e c’è lo scaricabarile. L’attentato a Donald Trump mobilita i migliori investigatori dell’Fbi e al tempo stesso alimenta lo scontro interno tra apparati di sicurezza. La ricostruzione minuziosa dei fatti non può prescindere dalla domanda sovrana: come abbia potuto il 20enne Thomas Matthew Crooks salire sul tetto di un edificio, definito "potenzialmente vulnerabile" secondo una fonte interna del Secret Service sentita dalla Nbc , e appostarsi in posizione da cecchino a 148 metri dal palco del candidato presidente senza che gli agenti specializzati lo notassero. "La sicurezza e il pattugliamento dell’area erano responsabilità della polizia della Pennsylvania", dichiara Anthony Guglielmi, portavoce dell’agenzia incaricata di difendere presidenti e candidati. L’accusa non solo collide con i sospetti sull’edificio ma anche con l’ordinaria balistica.

Thomas Matthew Crooks
Thomas Matthew Crooks

Le falle del Secret Service 

“Qualcuno avrebbe dovuto essere sul tetto in modo che nessuno potesse salirci", commenta a condizione di anonimato un ex agente federale. E Richard Goldinger, procuratore di Butler, riporta il Secret Service alle sue responsabilità: in base agli accordi, il comandante dell’Emergency Services Unit della contea "non era responsabile della messa in sicurezza delle aree esterne". E il fatto che sia stato un agente locale a provare ad arrampicarsi sul tetto per verificare la presenza della figura sospetta segnalata dai fan di Trump comprova, caso mai, le plateali falle nella pianificazione. "Sembra che siano stati commessi errori. Tutto era evitabile", ammette l’ex agente Anthony Cangelosi ora docente al John Jay College di New York.

L’ipotesi bomba

“Siamo ancora all’inizio di questa indagine", svela Kevin Rojek, capo Fbi di Pittsburgh. L’inchiesta valorizza (per ora) questa dinamica: quando Crooks vede l’agente locale, lo fa fuggire puntandogli contro la pistola ma capisce di avere esaurito il tempo di azione. Rimette Trump nel mirino del suo AR-15 e spara precipitosamente finendo ucciso – poco dopo – dai cecchini del Secret Service. Addosso, ha una trasmittente. Informazione che si abbina quella del ricevitore con fili collegati a una scatola di metallo (con possibili esplosivi, ma sono in corso le verifiche), trovato all’interno della sua Hyundai Sudan parcheggiata nel Butler Farm Show Grounds. Una delle ipotesi al vaglio è che il killer intendesse provocare una detonazione nell’auto come tattica distrattiva.

Il movente

Sul movente nulla emerge. Molte speranze sono riposte sull’esame dello smartphone. A parte la passione per le armi coltivata sul canale Youtube Demolition Ranch e un account (raramente utilizzato) per chattare sulla piattaforma Discord, nei social dell’attentatore tutto appare nei limiti. Personalità ombrosa ma senza disturbi evidenti. Al liceo, sempre ’conservatore’ nei dibattiti ideati dai docenti.

I compagni di scuola 

Il compagno di classe Max R. Smith lo ricorda addirittura orgogliosamente "solo, da una parte, mentre il resto della classe era dall’altra" (in versione ’liberal’). Neppure la passione per le armi funge da ascensore sociale. "Pessimo tiratore. Pericoloso. Mai entrato nella squadra del liceo", rivela a Abc l’ex compagno Jameson Myers. Così, terminata l’ high school , l’ex studente amato dai docenti e meno dai compagni coltiva rabbia e follia a Jefferson Hills, dove diventa "membro del Clairton Sportsmen’s Club", come conferma il presidente Bill Sellitto.

Cinquanta munizioni

l resto è quasi banale contabilità di cassa svelata dalla Cnn : poche ore prima degli spari a Trump, il giovane laureato in ingegneria al Community College della contea di Allegheny entra in un’armeria e acquista 50 munizioni per le armi prese con sé, scelte accuratamente tra la ventina di esemplari acquistati e legalmente detenuti dal padre Matthew (repubblicano). L’abitazione di famiglia a Bethel Park, 30mila anime a 16 km da Pittsburgh, viene ora setacciata dagli investigatori alla ricerca di un movente che non sia il "copione tipicamente americano" ben riassunto dal massmediologo Derrick de Kerckhove: "Questa persona potrebbe essersi proiettata come un eroe che salva il mondo da un uomo pericoloso, in un mondo pericoloso. Ma sono solo supposizioni".