Roma, 11 luglio 2018 - Ssorride nella foto anche nei difficili giorni passati nel buio di quella prigione di roccia, lontano da casa. Chanin Vibulrungruang, alias Titan, a dispetto del suo soprannome è il più piccolo della squadra. Ha undici anni e – secondo i media thailandesi – è stato lui l’ultimo a riemergere, ieri pomeriggio, dalle profondità di Tham Luang. Quando stremato dalla traversata e coperto di fango, anche l’ultimo ‘Wild Boar’, è uscito dalle tenebre del labirinto sotterraneo, tutto il mondo ha tirato un sospiro di sollievo. Per affrontare la sfida finale e guadagnare la libertà, i piccoli, hanno dovuto far appello a tutto il loro coraggio e ad alcuni di loro sono stati somministrati degli ansiolitici. «Non riesco a definire quanto siano grandi questi piccoli bambini, sono ragazzi incredibilmente forti» ha affermato un membro del team internazionale dei soccorritori, Ivan Karadzic.
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Ma la sfida per i piccoli calciatori non è ancora finita. «Abbiamo nostalgia di casa» sono state le prime parole che i ragazzi hanno detto ai medici. Tuttavia, per riabbracciare i loro genitori, dopo settimane in cui l’unico conforto è stato il calore argentato delle coperte termiche, devono aspettare la fine della quarantena. I primi quattro di loro hanno potuto vedere le loro famiglie ma solo attraverso un vetro. Una barriera che filtra un amore testimoniato, per ora, solo dalle manine stampate sul freddo plexiglass e da un biglietto, appoggiato dai genitori, con la scritta «vi vogliamo bene». «Le condizioni di salute dei ragazzi sono buone», fanno sapere i medici dell’ospedale Prachanukroh di Chiang Rai, dove un intero piano è stato riservato alla squadra di piccoli calciatori.
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Hanno chiacchierato e scherzato con il primo ministro Prayuth Chan-ocha che, ieri, è andato a fargli visita. Alcuni si sentono già in forze e, dopo settimane di isolamento, camminano per il reparto e, insieme ai loro piatti preferiti, chiedono di poter mangiare del cioccolato. Ma ancora una volta dovranno aspettare. I quattro, salvati per primi, sono già in grado di nutrirsi normalmente ma per i dolci e il pollo fritto è ancora presto. Gli altri, dopo il lungo digiuno, devono riabituarsi a nutrirsi gradualmente. Al cibo così come alla luce che non hanno visto per oltre 20 giorni. Ma i medici sono ottimisti. «Sono sportivi e hanno un sistema immunitario forte» ha affermato Jesada Chokdumrongsuk, vicedirettore generale del ministero della Sanità pubblica. Tutti sono generalmente «sani e sorridenti» ha fatto sapere Chokdumrongsuk, anche se due di loro mostrano i sintomi di una probabile infezione polmonare. Nessuno di loro tornerà, comunque, a casa prima di una settimana e prima di uscire uno psichiatra dovrà valutare le loro condizioni.