Bangkok, 10 luglio 2018 - Dall'inferno al paradiso, dentro diciassette giorni fatti di paura, attesa e speranza. La vita appesa al filo della sopravvivenza afferrata con il cuore, il coraggio, la determinazione. Prima del lieto fine che in molti adesso, chiamano miracolo. Dal 23 giugno il mondo segue col fiato sospeso la vicenda dei 12 baby calciatori e del loro allenatore inghiottiti nella pancia di una montagna nel cuore del Tropico. I ragazzi restano intrappolati nella grotta di Tham Luang, nel Nord della Thailandia, per giorni e giorni. Quella dei soccorritori è una corsa contro il tempo nel tentativo di salvarli. Dal 23 giugno a oggi, ecco cos'è accaduto.
Thailandia, tutti fuori dalla grotta. Salvi i 12 bambini e il coach
23 giugno - Dodici giovanissimi, tutti di età compresa fra gli 11 e i 16 anni, infilano le divise e indossano le scarpette da calcio. Iniziano l'allenamento agli ordini del loro coach, e una volta terminata la seduta, inforcano i pedali della propria bici per tornare a casa. Ma l'allenatore ha un'idea: un'escursione nella grotta di Tham Luang, affascinante e perciolosa. Ma pochi minuti dopo essere entrati, rimangono bloccati. Pioggia e fango invadono il labirinto di caverne lungo 10 chilometri. Non riescono più a uscire e di loro si perdono le tracce. L'allarme viene lanciato da una delle mamme dei bambini, preoccupata per il ritardo del figlio dopo l'allenamento. 24 giugno - Il giorno successivo iniziano le ricerche, ma i primi tentativi dei soccorritori di perlustrare l'area falliscono. Dei ragazzi nessuna traccia, solo le bici e le scarpette all'ingresso di Tham Luang. Sembrano tutti spariti nel nulla. 25 giugno - Il team impegnato nelle ricerche è sicuro che le 13 persone siano ancora vive, al riparo in una cavità laterale della grotta. I sommozzatori si immergono continuamente, ma le piogge non danno scampo, rendendo sempre più complicata la ricerca. 29 giugno - L’ingresso della grotta è completamente allagato, mentre all'interno alcuni punti sono letteralmente sommersi. Si avanzano le ipotesi più disparate su dove possano essere finiti, e qualcuno, senza urlarlo forte, quasi sussurrandolo, inizia a perdere la speranza. I soccorritori thailandesi però continuano a cercare, viene anche scavato un foro nella roccia per tentare di entrare dall'alto e introdurre del cibo. Poi, il 30 giugno, uno spiraglio: smette di piovere e le ricerche accelerano.
Thailandia, come sono finiti nella grotta i bambini. L'ipotesi rito di iniziazione
1 luglio - I Navy Seal thailandesi riescono a inoltrarsi nella grotta. A loro si sono uniti specialisti americani, britannici, australiani, cinesi e giapponesi. 2 luglio - E' il giorno della svolta. I 12 ragazzini e l’allenatore vengono individuati vivi e in buone condizioni, nove giorni dopo la scomparsa. Sono riusciti a sopravvivere in una cavità rimasta asciutta. Sono deboli e denutriti. Ma vivi. Però non si può ancora procedere con il recupero. In un primo momento si parla addirittura di quattro mesi per tirare fuori l'intero gruppo. Bisogna infatti addestrare le persone intrappolate alle immersioni e aspettare che finisca il periodo delle piogge. Per questo, dal 4 luglio, i ragazzi fanno pratica sott'acqua con le maschere. Intanto in superficie si continua a estrarre acqua, ma due chilometri restano sommersi. Si teme che la pioggia allaghi di nuovo tutto.
Thailandia, chi sono i bambini salvati dalla grotta. Il ritratto dei "cinghialotti"
6 luglio - Quella che all'inizio sembra un'operazione di salvataggio abbastanza sotto controllo, inizia velocemente a trasformarsi in una corsa contro il tempo. Quella del 6 luglio è una data chiave: il livello dell'ossigeno nella grotta scende al 15%, (21% è la soglia media) e un soccorritore muore durante un'immersione. Il colpo è micidiale sul morale del team impegnato nel recupero. Il tutto aggravato dal nuovo incubo in arrivo: i monsoni. 7 luglio - I giovani scrivono ai genitori. Paradossalmente sono loro a sostenere il morale di papà e mamme. Dicono di stare bene, avanzano richieste di cibo vero (dopo giorni di digiuno forzato e barrette), chiedono feste di compleanno. Tutto questo mentre il loro allenatore si scusa con le famiglie per l'accaduto. Del loro caso si interessa tutto il mondo: la Fifa li invita alla finale della Coppa del mondo in Russia, augurandosi che vengano riportati in superficie in tempo. Mentre dagli Stati Uniti arriva anche l’aiuto di Elon Musk, imprenditore proprietario della società di esplorazione spaziale Space X.
8 luglio - Il tempo stringe, le piogge aumentano e il livello di ossigeno è sempre più basso. In pratica non si può più aspettare. Perché non c'è più tempo. L'8 luglio è il 'D-Day'. Con le autorità che prendono la decisione più difficile del mondo: iniziare a tirarli fuori da lì. Nessuno sa come possa andare a finire, ma il coraggio e la determinazione dei soccorritori e la volontà dei ragazzini, lasciano ben sperare nonostante la missione resti ad alto rischio. Questo perché la salvezza dista 11 ore e quasi quattro chilometri di tortuoso percorso. Ci sono tratti dove l'acqua è sparita e si può camminare. Ma più si va in profondità, più quei cunicoli della caverna si stringono, si chiudono, salgono e scendono, obbligando chi ci passa a fare i conti con un terrificante labirinto e tratti da superare in immersione. Ma non ci sono altre vie d'uscita, anche perhé l'ipotesi di scavare un tunnel e provare a estrarli dall'alto, tramonta dopo poche ore. Entrano così in azione i sub che devono percorrere 1,7 chilometri tra andata e ritorno e che per farlo impiegano, appunto, circa 11 ore. La missiome parte: silenzio e attesa stordiscono il mondo nell'attesa. Poi, 9 ore dopo, i primi quattro ragazzini, i più deboli stando ai referti medici e con un paio di ore d'anticipo sulla tabella di marcia, vengono salvati nel primo giorno di soccorsi.
9 luglio - Le operazioni riprendono in mattinata. Nel secondo giorno sono altri 4 i giovanissimi ad avercela fatta. Usciti vivi dall'inferno di Tham Luang grazie al coraggio dei sub impegnati nel recupero. Tutti sono portati in ospedale per ricevere le prime cure, ancora prima di poter incontrare i familiari. 10 luglio - E' l'ultimo giorno di soccorsi. Gli ultimi quattro 'Cinghialotti' (così vengono chiamati i baby calciatori) e il loro allenatore vengono portati fuori dalla grotta. Stavolta il lieto fine è per davvero.