Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Thailandia, come evitare ai ragazzi il disturbo da stress post-traumatico

I consigli dello psichiatra Claudio Mencacci: non costringere i ragazzi a dormire ma farli parlare per e 'sciogliere' più facilmente le esperienze che hanno vissuto Altri quattro bambini usciti dalla grotta FOTO / Il salvataggio in 10 punti

I bambini intrappolati nella grotta in Thailandia (Ansa)

I bambini intrappolati nella grotta in Thailandia (Ansa)

Roma, 9 luglio 2018 - Ora che 8 dei baby-calciatori intrappolati nella grotta di Tham Luang sono stati tratti in salvo -  gli altri quattro ragazzi e l'allenatore verranno estratti domani - è tempo di pensare al modo di aiutarli a superare il trauma psicologico dovuto a tanti giorni (oggi è il sedicesimo) bloccati sottoterra. 

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Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria, ha alcuni consigli da dare. Nella prima fase dopo la loro uscita dalla grotta è "importante attivare il prima possibile le terapie psicologiche focalizzate sul trauma, e non costringere i ragazzi a dormire. Indurre il sonno, infatti, può fissare di più nella memoria il trauma, mentre farli parlare può aiutare a ridurre la 'fissazione' e 'sciogliere' più facilmente le esperienze stressanti che hanno vissuto".

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Il fine è quello di evitare che compaia il disturbo da stress post-traumatico e la terapia - secondo lo psichiatra - è di tipo cognitivo-comportamentale. Si tratta in sostanza di "riesporre la persona agli stessi elementi che hanno generato l'esperienza traumatica, ma in situazioni controllate. In questo modo si desensibilizza la persona dall'evento traumatico e dalle sensazioni generate, come l'essersi sentiti impotenti o colpevoli per tutte le conseguenze provocate dalla situazione".

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Se si agisce rapidamente con questo tipo di terapia, e in alcuni casi con antidepressivi, "le conseguenze di quest'esperienza e il rischio di un trauma da stress si riducono di un terzo - continua Mencacci - Importante è la rapidità e l'efficacia dell'intervento".

Indubbiamente quello di essere un gruppo unito, una squadra, con un adulto "che ha svolto un ruolo di contenimento dell'esperienza, non solo dell'angoscia, ma di tutte le altre condizioni di morte, è stato di aiuto". E proprio il giovane allenatore dei ragazzi, secondo Mencacci, ha mostrato di "saper mettere in atto le strategie più adulte e di saper gestire la propria ansia per aiutare i ragazzi. Anche per lui servirà questo tipo di terapia".