Venerdì 27 Settembre 2024
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Esteri

Terza ondata di raid sul Libano. Più di 600 morti, 2mila feriti. Ucciso un capo di Hezbollah. L’Iran: eviteremo un’altra Gaza

Israele aumenta la pressione sul Paese dei cedri. Netanyahu avverte i civili: "Continueremo a colpire". Tra le vittime due operatori Unrwa. Attacco anche in Siria. Oggi riunione del Consiglio di sicurezza Onu.

Terza ondata di raid sul Libano. Più di 600 morti, 2mila feriti. Ucciso un capo di Hezbollah. L’Iran: eviteremo un’altra Gaza

Israele aumenta la pressione sul Paese dei cedri. Netanyahu avverte i civili: "Continueremo a colpire". Tra le vittime due operatori Unrwa. Attacco anche in Siria. Oggi riunione del Consiglio di sicurezza Onu.

di Aldo Baquis

TEL AVIV

a colpire gli Hezbollah. Ai civili libanesi diciamo che la guerra non è contro di loro, che devono liberarsi della morsa degli Hezbollah. Ma chi custodisce per loro un missile in salotto o un razzo nel garage, sappia che non avrà più una casa": così il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito ieri che l’aviazione di Israele ha avuto ordine di annientare il potenziale offensivo della milizia di Hassan Nasrallah. Mentre parlava, un caccia israeliano stava già volando verso Beirut, alla volta della roccaforte Hezbollah nel rione Dahya, dove di lì a poco avrebbe centrato e ucciso Ibrahim Kubaisi, il comandante dell’unità missilistica. Da lunedì l’aviazione ha colpito 2.000 obiettivi nel Libano meridionale e nella Beqaa, concentrandosi sui magazzini di razzi Katyusha, dei razzi a media gittata e dei missili da crociera. "È in assoluto l’attacco aereo più esteso che abbiamo mai condotto", ha detto alla stampa un ufficiale della aviazione. Tra lunedì e ieri si sono alzati in volo 250 jet militari israeliani.

Per il Libano si tratta dei giorni più drammatici dal periodo buio della guerra civile. Circa 600 morti, quasi 2.000 feriti, fra questi donne e bambini. Ieri sono stati uccisi anche due membri dello staff Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. In 24 ore almeno 20mila persone hanno abbandonato il Libano meridionale, dopo che 100mila avevano già fatto altrettanto nei mesi passati per sottrarsi ai combattimenti. Il nuovo attacco di Israele ieri a Beirut ha alimentato la loro sensazione di essere alla mercè dell’offensiva.

"Gli Hezbollah non possono opporsi da soli di fronte ad uno Stato che è difeso, sostenuto e rifornito dai Paesi occidentali", ha osservato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, giunto a New York per un intervento all’Assemblea dell’Onu. "Israele vuole allargare il conflitto. Noi non possiamo accettare che il Libano diventi un’altra Gaza". Netto anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: "La comunità internazionale deve mobilitarsi per un cessate il fuoco immediato". Oggi il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite terrà una riunione d’urgenza sul Libano. Intanto Nasrallah ha lanciato attacchi in profondità in Israele (almeno 300 razzi), ma si è astenuto dal dirigere il fuoco su Tel Aviv. I razzi degli sciiti hanno colpito fra l’altro la periferia di Haifa (terza città per importanza in Israele, ieri semideserta). Un drone ha cercato di colpire la vicina base dell’unità di élite ‘Flottilla 13’. Per tutta la giornata il comando delle retrovie ha ordinato alla popolazione di varie località di correre ai rifugi o in stanze protette.

Dopo aver presenziato ad una esercitazione che simulava un’operazione di terra nel Libano meridionale, il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha avvertito che Israele intende accrescere la pressione militare. L’obiettivo è costringere gli Hezbollah a ritirare le proprie forze a nord del fiume Litani, che scorre nel Libano sud in parallelo al confine con Israele. Dal presidente Biden Israele ha ricevuto un monito affinché si astenga dall’estendere il conflitto e punti invece a soluzioni diplomatiche: sia a Gaza, sia in Libano. Ma la reazione non sembra andare in questa direzione: fonti dell’esercito siriano citate dalla Reuters nella notte hanno riferito che le difese aeree siriane hanno intercettato presunti missili israeliani diretti contro la città di Tartus.

Sulla scia del martellamento degli Hezbollah, Netanyahu – che venerdì pronuncerà un discorso all’Onu – ha la sensazione di essere riuscito a superare la stagione delle proteste nei suoi confronti e di avere dietro di sé un Paese compatto: per la prima volta dalle stragi del 7 ottobre. Anche i dirigenti dell’opposizione sostengono le operazioni in Libano, mentre i familiari dei 101 israeliani tenuti in ostaggio a Gaza hanno maturato la sensazione di essere stati definitivamente abbandonati.