Mercoledì 13 Novembre 2024
GABRIELE CANE'
Esteri

Terroristi italiani fuggiti, la Francia decide sull'estradizione

La Corte di Cassazione parigina si esprimerà su dieci militanti del partito armato. L’ultimo capitolo di una vicenda cominciata con l’asilo garantito da Mitterrand. La svolta con la presidenza Macron che ha riconosciuto la gravità dei delitti

Giorgio Pietrostefani, considerato il mandante dell'omcidio Calabresi (Ansa)

Giorgio Pietrostefani, considerato il mandante dell'omcidio Calabresi (Ansa)

Roma, 27 marzo 2023 - Giorgio Pietrostefani ha quasi 80 anni. Il commissario Luigi Calabresi ne avrebbe compiuti 86 a novembre, se la sua vita non fosse finita nel 1972 a 35 anni sul marciapiede davanti a casa sotto i colpi di un commando di killer rossi. Di cui, secondo la giustizia italiana, uno dei mandanti era lo stesso Pietrostefani, che domani insieme ad altri 9 terroristi italiani rifugiati, e di recente catturati in Francia, saprà dalla Cassazione parigina cosa sarà della sua vecchiaia: se dovrà tornare in Italia a scontare in qualche modo la propria pena, o potrà finire i suoi giorni nel Paese che lo ha accolto, e per molto tempo protetto se non addirittura coccolato, vedi Cesare Battisti.

Per chi non ha vissuto quegli anni, gli anni di piombo, è come sfogliare un polveroso libro di storia la lettura di quei nomi, delle sigle sotto cui combattevano le istituzioni dello Stato, uccidevano, rapinavano, gambizzavano. Roba vecchia, capitoli chiusi, dimenticati. Il problema è che sotto quella polvere c’era e c’è ancora tanto sangue: quello delle vittime dei 10 imputati, dei loro complici, delle Brigate Rosse, dei Proletari armati per il comunismo. Sangue che non si è mai rappreso, dolore che non si è mai stemperato nei famigliari, perché non c’è stato pentimento, non ci sono state scuse, non c’è stato soprattutto l’atto finale, decisivo: la pena scontata come da sentenze dei tribunali, quelli veri, quelli italiani, non quelli del popolo che hanno "condannato" senza possibilità di difesa uomini buoni e giusti come Aldo Moro.

Allora, possiamo anche chiederci che senso abbia questa coda giudiziaria a tanti anni di distanza dai fatti, nei confronti di persone oramai diverse, mature, anziane. Legittimo. Uno dei connotati della Giustizia giusta è infatti la sua tempestività. Se lo chiedono altri ex, e se lo è chiesto anche la Corte d’appello parigina che in prima istanza ha rigettato la richiesta di estradizione contro cui ha ricorso la Procura generale davanti alla Corte di Cassazione: e i giudici stabilirono addirittura che rimandarli in Italia sarebbe stata una sorta di violazione della privacy di questi 10 personaggi, proprio perché ora diversi e inseriti a vario titolo nella società. Una sorta di coda della dottrina Mitterrand che consentì dai primi anni ‘80 a tanti terroristi italiani di rifugiarsi in Francia in base ad una presunzione di pentimento, e soprattutto a un mai scritto ma sempre sottinteso vizio ideologico che quella dei nostri magistrati verso questi "combattenti" fosse una forma di persecuzione politica.

Il pensiero che ha portato tanti "intellettuali" francesi a difendere Battisti e a condannare le nostre sentenze. Teoria ribaltata da Macron con un’osservazione molto semplice, che cancella le obiezioni sulla lontananza dei crimini, sul cambiamento dei colpevoli, sulla loro età: essere di fronte a fatti di sangue. Già, proprio quello, il sangue delle vittime che non chiede vendetta, ma esige giustizia, fino ad ora mai compiuta e sempre fuggita dai colpevoli. Per questo è corretto sperare che domani la Cassazione francese decida la loro estradizione. Il libro di quegli anni non si chiuderà, ovvio. Ma potrà essere scritto, forse, l’ultimo capitolo.