Martedì 5 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

I terroristi di Hamas: “Ci davano 10mila dollari per ogni ostaggio. Militari o civili, nessuna differenza: l’ordine era ucciderli”

L’interrogatorio dei miliziani catturati da Israele. “L’obiettivo era eliminare tutti gli uomini e rapire donne, bambini e anziani”. I racconti dell’orrore e i pentimenti tardivi: “I capi dalle loro case ci hanno mandato ad ammazzare, hanno tradito Gaza. Il Corano non ammette atti barbari”

Roma, 24 ottobre 2023 – La banalità del male. Appaiono come ragionieri dell’orrore i terroristi che vengono interrogati dalla polizia israeliana. Nessun valore morale, noncuranza nell’uso della violenza, poca ideologia. Gli ordini si eseguono e basta, anche se sono crudeli e contrari alle convenzioni internazionali. E se si raggiungono gli obiettivi – in questo caso il rapimento di preziosi civili – come in ogni buona azienda, scatta il premio di produzione: un appartamento e dieci mila dollari. Un’enormità, a Gaza. 

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Uno dei terroristi interrogati
Uno dei terroristi interrogati

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L’ordine? Rapire e uccidere i civili

"Il nostro obiettivo relativamente ai civili – dice Fauzi Mohammad Hamayda – uno degli interrogati – era uccidere gli uomini e catturare donne, anziani e bambini”. “Uccidere tutti gli uomini?” gli chiede chi lo interroga. “Uccidere gli uomini giovani. Tutti, non importa se civili o militari”. Non importa se civili e militari spiega bene la loro ‘etica’.

“La nostra missione era conquistare una postazione militare e poi un kibbutz, gli ordini erano uccidere e catturare quanti più civili potevamo. Ci hanno detto ‘ripulite le case e catturate quanti più ostaggi’. A Gaza chiunque avesse portato degli ostaggi israeliani avrebbe ricevuto un premio, un appartamento e diecimila dollari per ogni catturato”. “Funziona cosi nelle brigate al Quassam” dice Shadi Mohammadi. “Due dei nostri – racconta un altro – sono andati in una casa. La porta era chiusa e hanno sparato alla serratura, hanno sentito voci all’interno, sono entrati. Hanno trovato uno a terra, non so se morto, e un ferito”. “Credo che ci fosse un’intera famiglia lì dentro” – sottolinea il terrorista – “erano vestiti in maniera normale, ma l’uomo aveva solo dei boxer, poi è entrata una donna, vestita per casa, e poi un’altra e un bambino e una bambina. Sono andati nella casa vicina e hanno preso una donna anziana. Li abbiamo usati come scudi umani per quando sarebbero arrivati i soldati”. “Abbiamo preso una ragazza – racconta uno dei terroristi di Hamas – avrà avuto 15 o 16 anni. Ci siamo fatti un selfie con lei. Alcuni hanno detto sparategli, altri hanno detto ‘no rapiamola’. L’hanno portata via su una motocicletta”.

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La strage

L’uccisione dei civili è sistematica, casa per casa. “In un edificio – racconta un altro – si erano barricati. Uno dei nostri, che chiamiamo l’ingegnere, ha portato due dispositivi esplosivi e ha fatto saltare la finestra. Si è creata un’apertura e abbiamo usato una sbarra di metallo per aprirla”. Poi, l’esecuzione: “Qualcuno da dentro, un uomo – abbiamo capito dopo – ha sparato. Così abbiamo lanciato dentro quattro granate, due sono esplose e l’uomo è morto”. “Io – dice un altro – ho ucciso un uomo sui quarant’anni. Non era armato, stava innaffiando le piante, l’ho sorpreso, eravamo appena arrivati”. “C’era un uomo a terra – proseguono i racconti – con due o tre colpi in testa, la testa era esplosa. E altri colpi al torace. Gli ho sparato due volte e il comandate, che voleva che usassimo le munizioni per uccidere civili, mi ha rimproverato”. “Perché gli spari? Sprechi pallottole”, gli ha detto. Il problema erano le pallottole, non il vilipendio del cadavere del civile appena ammazzato.

“In un’altra casa – prosegue Shadi Mohammadi – la gente che era nella safe room ha chiuso il portone. Ahmed e Abu Abeida sono andati lì e hanno detto:qui ci sono ebrei!’”. Il terrorista racconta dopo lo stratagemma per fare uscire i malcapitati: C’era una finestra con sbarre di protezione. Abbiamo gridato a quelli dentro aprite e uscite, ma erano impauriti e non uscivano. Quindi abbiamo aperto una fessura con l’esplosivo e buttato dentro dei vestiti in fiamme, per fare fumo. Una ragazza si è impaurita e ha aperto la finestra”. Poi, la strage: “Uno dei nostri, non lo conosco, ci ha detto: loro uccidono i nostri bambini e le nostre donne! E ha iniziato a sparargli. Li ha ammazzati tutti, ha sparato circa 10 colpi. Non erano armati. C’erano una ragazza sui 18 anni, una sui 20, la loro madre e il loro padre e un piccolo cane, abbiamo ucciso anche lui”. Il terrorista ammette: “Devo dire che è stato un atto barbaro, non ammesso dal Corano”. “Uccidere bambini non è permesso dall’Islam” concorda un altro.

"Hamas ci ha fregati”

Ci hanno fregato, i capi di Hamas, seduti nelle loro case in Qatar e Turchia, ci hanno usato, mandato ad ammazzare la gente in Israele – aggiunge un altro terrorista – loro hanno tradito Gaza”. Accuse e pentimenti tardivi. Facile chiamarsi fuori dopo aver commesso una strage, sperando in qualche sconto di pena. Dopo i 1.400 morti che hanno fatto, improbabile che possano avere sconti di pena. A meno che altri come loro non sequestrino altri israeliani e poi chiedano uno scambio di prigionieri. È già successo molte volte, ma questa volta gli israeliani – che per salvare gli ostaggi hanno liberato in passato migliaia di detenuti palestinesi – sembrano meno disponibili a perpetrare un meccanismo di liberazione di prigionieri in cambio di ostaggi, che rischia di produrre una catena infinita di terrore. Se questo è il nemico, Hamas, non c’è da attendersi altro che una faida.