Pechino, 19 dicembre 2023 – Si fa via via più drammatico il bilancio del devastante terremoto che ha colpito questa notte la Cina. Gli ultimi bollettini parlano di almeno 126 morti, con la conta delle cifre che si teme sia destinata inesorabilmente a salire. La scossa di magnitudo 6.2 ha colpito in particolare la provincia di Gansu, dove si contano 113 vittime e 199 feriti. Già 13 i morti segnalati nella vicina provincia di Qinghai. In totale i feriti sarebbero già più di 500. Ma anche in questo caso i numeri sono un vago indice del disastro: ci vorranno giorni, se non settimane, per valutare l’entità dei danni provocati dal sisma.
La terra ha tremato alle 23.59 di ieri (ora italiana), il China Earthquake Networks Center localizza l’epicentro a Liugou, a 5 chilometri dal confine tra il Gansu e la provincia vicina del Qinghai, a 10 chilometri di profondità. Alla prima scossa, violentissima, ne sono seguite alte 32 di assestamento, tutte di notevole intensità e avvertite fino a mille chilometri di distanza.
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A complicare i soccorsi le temperature siderali, con il freddo eccezionale che vicino all’epicentro ha fatto segnare -15 gradi. Diversi blackout rendono ancora più difficili le operazioni di salvataggio fra le macerie, nella zona manca anche l’acqua. L’agenzia di stampa statale Xinhua parla di 155.393 case case danneggiate solo a Jishishan (Gansu). E riferisce di migliaia di persone che si sono riversate fuori dalle loro abitazioni, in preda al panico, al momento del terremoto. Il governo di Pechino è già corso ai ripari: stanziati 200 milioni di yuan (circa 25 milioni di euro) per le province colpite. Inviate 2.600 tende di cotone, 10.400 letti pieghevoli, 10.400 trapunte, 10.400 materassi di cotone e 1.000 set di stufe.
I media locali hanno condiviso video di mobili in forte oscillazione nelle case. Secondo analisi preliminari, il terremoto è uno dei tre di magnitudo 6 che hanno colpito l'area dal 1900 entro i 200 chilometri dall'ultimo l'epicentro.
Al momento i media ufficiali cinesi non segnalano invece vittime dopo la scossa di magnitudo 5.5 che alle 9.46 di oggi, ora di Pechino, ha colpito la regione di Xinjiang, sempre nel nordovest del gigante asiatico.
Taiwan
In uno scenario di tale drammaticità, fa comunque notizia il cordoglio espresso dalla presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. L’isola, da sempre in conflitto – più o meno esplicito – con Pechino si è offerta di fornire assistenza al gigante asiatico. "Le mie più sentite condoglianze a tutti coloro che hanno perso i propri cari nel terremoto nel nordovest della Cina - si legge in un messaggio su X - Preghiamo affinché tutte le persone colpite ricevano l'assistenza di cui hanno bisogno e speriamo in una ripresa rapida. Taiwan è pronta a offrire assistenza nella risposta al disastro". La Cina considera Taiwan una "provincia ribelle" da "riunificare". Il 13 gennaio prossimo sull’isola, di fatto indipendente, sono in programma le elezioni.
La mano tesa giunge nel giorno in cui il ministero della Difesa Nazionale di Taipei denuncia una nuova incursione di un pallone aerostatico cinese dentro i propri confini, intercettato mentre attraversava la delicata linea mediana che separa i due Paesi.
Putin
Tra i primi a inviare le condoglianze per quanto accaduto in Cina è stato il presidente russo Vladimir Putin che ha preso contatti con il suo omologo Xi Jinping. “I russi condividono il dolore di coloro che hanno perso i loro cari nel disastro e sperano nella pronta guarigione di tutti coloro che sono rimasti feriti”, si legge nel messaggio, reso noto dal servizio stampa del Cremlino e ripreso dall'agenzia Interfax.