Giovedì 13 Febbraio 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Telefonate per la pace

Trump parla con Putin e Zelensky "I negoziati cominceranno subito" .

Donald Trump. accoglie. Marc Fogel alla Casa Bianca dopo il rilascio in Russia

Donald Trump. accoglie. Marc Fogel alla Casa Bianca dopo il rilascio in Russia

È il giorno di Donald Trump e Vladimir Putin. Una lunga telefonata di un’ora mezza dopo tre anni di gelo tra Washington e Mosca. Nel conflitto russo-ucraino la Casa Bianca sceglie il partner più forte e soprattutto più utile a ripristinare l’idea di un mondo diviso in intangibili sfere di influenza. Basta guerra, tempi accelerati per la pace, e pazienza per l’Ucraina – sedotta e protetta da Joe Biden –, ora abbandonata al suo destino. Kiev prova a salvare il salvabile: Volodymyr Zelensky risponde subito alla chiamata di Trump (definita "molto positiva" dal tycoon). L’Unione europea? Non interrogata.

Introdotta dalla liberazione del prigioniero statunitense Marc Fogel, insegnante della Pennsylvania condannato in Russia per possesso di droghe leggere (scambiato con il criminale russo Alexander Vinnik arrestato in Grecia ed estradato negli Usa per riciclaggio), la telefonata "lunga e produttiva" tra i due leader suscita entusiasmi condivisi. Una conversazione senza limiti: "Abbiamo discusso dell’Ucraina, del Medio Oriente, di energia, di intelligenza artificiale, del potere del dollaro e di varie altre materie", rivela Trump su Truth. E sul suo social personale aggiunge: "Abbiamo concordato di far iniziare immediatamente i negoziati ai nostri rispettivi team. Ho chiesto al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff, di condurre i negoziati che, sono convinto, avranno successo". E in serata ha aggiunto che "vedrà Putin in Arabia Saudita".

Ancora Trump: "Ognuno di noi ha parlato dei punti di forza delle rispettive nazioni e dei grandi vantaggi che un giorno avremo lavorando insieme. Ma prima, come abbiamo concordato entrambi, vogliamo fermare i milioni di morti che si stanno verificando nella guerra con la Russia/Ucraina. Il presidente Putin ha persino usato il motto della mia campagna elettorale, molto forte, “Buonsenso“. Entrambi crediamo fermamente in questo motto. Abbiamo concordato di lavorare insieme, anche visitando le rispettive nazioni".

Il Cremlino tiene uno stile più sobrio. Esagerare non serve visto che il copione pro Mosca è già in cartellone a Bruxelles dalla mattina. "Gli Stati Uniti non ritengono che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia un risultato realistico", dichiara Pete Hegseth, nuovo capo del Pentagono. Il debutto nel quartier generale dell’Alleanza atlantica coincide con un totale cambio di prospettiva: "Qualsiasi garanzia di sicurezza deve essere supportata da forze militari europee e non europee", ma "se queste truppe dovessero essere dispiegate in Ucraina come forze di mantenimento della pace dovrebbero far parte di una missione non Nato e non coperte dall’articolo 5". Del resto anche rispetto alle questioni territoriali la virata è assoluta: "Potremo porre fine a questa devastante guerra e stabilire una pace duratura solo combinando la forza degli alleati con una valutazione realistica del campo di battaglia – certifica Hegseth –. Vogliamo, come voi, un’Ucraina sovrana e prospera. Tuttavia il ritorno ai confini pre 2014 è irrealistico". Approccio pragmatico quanto smaccato.

Zelensky, dopo aver incontrato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, abbozza e cerca una via d’uscita: "Nessuno desidera la pace più dell’Ucraina. Insieme agli Stati Uniti, stiamo tracciando i nostri prossimi passi per fermare l’aggressione russa e garantire una pace duratura e credibile. Come ha detto Trump, facciamolo". E ammette la preparazione "di un nuovo documento su sicurezza, cooperazione economica e partnership sulle risorse". Vedi alla voce terre rare. Altro che "piano B" raccontato poche ore prima all’Economist: "Abbiamo bisogno di un esercito grande quanto quello russo. E di armi e soldi. Chiederemo agli Stati Uniti". Ora il leader ucraino è costretto alla rincorsa. Proprio come l’Europa. "Una pace giusta non può essere la sconfitta dell’Ucraina", sostiene il ministro degli Esteri Antonio Tajani. "L’Europa deve poter sedersi al tavolo, perché non c’è accordo possibile senza di noi", ribadisce l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas mettendo in guardia il vicepresidente americano JD Vance: "Vediamo alcune cose in modo diverso, ma forse più chiaramente di chi vive molto lontano".