Martedì 28 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

Tel Aviv apre il fuoco. Morti e feriti in Libano. La tregua è a rischio

Lo Stato ebraico accusa: Hezbollah incita alla rivolta

Soldati libanesi sul posto

Soldati libanesi sul posto

Il sud del Libano torna a infiammarsi dopo due mesi di tregua. Almeno 22 persone, tra cui sei donne e un soldato, sono state uccise sotto il fuoco israeliano mentre cercavano di tornare nei loro villaggi, secondo il governo di Beirut. Israele accusa Hezbollah di incitare i civili alla rivolta e critica l’esercito libanese per la mancata gestione delle milizie sciite. Il termine per il ritiro dell’Idf a favore dell’esercito libanese e della missione Onu di peacekeeping, previsto per ieri, non è stato rispettato, causando una giornata di sangue.

La versione del Ministero della Salute di Beirut è che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui "cittadini che stavano cercando di tornare nei loro villaggi che sono ancora sotto occupazione". Il bilancio, 22 morti, tra cui sei donne e un soldato, e 124 feriti. L’Idf invece ha riferito che le sue truppe "hanno sparato colpi di avvertimento per rimuovere le minacce" in un’area in cui erano stati "identificati dei sospetti che si avvicinavano", e che ci sono stati degli arresti. Hezbollah, attraverso i propri media, ha incoraggiato i civili a tornare, con convogli che sventolavano la bandiera del Partito di Dio segnalati in diverse aree.

La situazione al confine resta tesa e incerta. Israele intende mantenere il presidio per almeno un altro mese, sostenendo che non ci siano garanzie di sicurezza per i 60.000 sfollati israeliani. Beirut, invece, ritiene che il mancato ritiro israeliano ostacoli il dispiegamento dell’esercito libanese al posto di Hezbollah.

Questo è il primo test per il nuovo presidente libanese, Joseph Aoun, che ha ribadito l’inviolabilità della sovranità del Libano. Il premier ad interim, Najib Mikati, ha chiesto ai promotori della tregua, Stati Uniti e Francia, di fare pressione su Israele. Emmanuel Macron ha risposto chiedendo a Netanyahu di ritirare l’Idf in una recente telefonata.