Domenica 29 Settembre 2024

Guerra in Medio Oriente, Tajani: “Cessare subito il fuoco. L’escalation può essere ancora evitata”

Il ministro degli Esteri: “Da Gaza al Libano percorso arduo, ma risultato possibile. Deve prevalere il buonsenso, gli sforzi diplomatici sono costanti. Stiamo anche lavorando per tutelare l’incolumità dei nostri militari”

Roma, 29 settembre 2024 – C’è ancora la possibilità di scongiurare una crisi globale che coinvolga il Medio Oriente. Possiamo, vogliamo e dobbiamo riuscirci. È un percorso difficile, ma è un risultato che possiamo ottenere se tutti quanti si impegneranno al massimo e la parti in gioco sapranno essere responsabili. Non bisogna mai rinunciare alla via diplomatica, che è l’unica che può portare a risultati concreti e a scongiurare una spirale di violenza e instabilità che è già durata sin troppo. Noi e i nostri alleati ci siamo”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in Germania con il presidente Mattarella, sulla situazione in Medio Oriente.

Dopo Gaza, il Libano. La reazione di Israele al massacro del 7 ottobre rischia di incendiare la regione?

“Israele ha il diritto a difendersi, ma dobbiamo stare attenti a che la situazione non sfugga di mano. Gaza e Libano si legano strettamente. E quindi noi diciamo con forza che serve un cessate il fuoco in Libano come serviva e serve a Gaza”.

Specie per il Libano, un ruolo chiave l’avrà l’Iran. Teheran ha detto che manderà delle truppe, ma è pur vero che gli stessi iraniani hanno ammesso che nell’attacco è stato ucciso il vicecomandante delle forze Quods in Libano. il che significa che sono già lì.

“Che consiglieri militari siano già lì, è noto. È chiaro che Hezbollah e tutti i proxy sono aiutati militarmente e addestrati dall’Iran. La dichiarazione dell’invio di truppe non va però letta come un’entrata in guerra dell’Iran, ma come la conferma di un forte sostegno politico”.

Ultimamente sembrava che l’Iran, visti i rapporti di forza, cercasse di evitare l’escalation.

“Così ci hanno detto e così ci sembra, e del resto dopo l’uccisione di Haniyeh a Teheran non ci sono state ancora reazioni militari. Non facciamo previsioni sul futuro, ma facciamo un appello a tutti, israeliani, iraniani, Hezbollah, houthi, perché prevalga il buonsenso. Dobbiamo scongiurare l’escalation. È una situazione molto critica, complessa, alla quale va trovata una soluzione”.

Da chi?

“Dalla comunità internazionale. Questa settimana a New York abbiamo intessuto una rete di contatti diplomatici, anche presiedendo una riunione del G7, per cercare di arrivare a un cessate il fuoco. Non siamo ancora riusciti a raggiungerlo ma dobbiamo continuare a insistere, ed è precisamente quello che stiamo facendo anche in queste ore. Gli sforzi diplomatici sono costanti. In un momento così difficile stiamo lavorando anche per tutelare l’incolumità dei nostri militari. Israele ci ha assicurato la massima attenzione a non coinvolgerli”.

Ma ha ancora un senso la presenza di Unifil?

“Quella su Unifil è una decisione che devono prendere le Nazioni Unite. Il ministro Crosetto ha scritto più volte per avere garanzie sui nostri militari. Teoricamente, il loro può essere potenzialmente un ruolo ancora molto utile. Ma vediamo come evolve la situazione”.

Israele ha colpito usando la finestra di opportunità delle elezioni americane? Il New York Times dice che sapevano da mesi dove fosse Nasrallah.

“Non credo che le elezioni americane siano state determinanti. Gli israeliani hanno attaccato gli Hezbollah, dopo che gli attacchi missilistici della milizia sciita andavano avanti per mesi. Del resto avevano avvertito che la situazione non poteva continuare indefinitamente. Avrebbero colpito comunque, anche senza le elezioni americane”.

Israele ha chiamato l’attacco di venerdì ‘Operazione nuovo ordine’. Ma a suo avviso riusciranno a creare un nuovo ordine in Medio Oriente senza la creazione di due Stati?

“Noi abbiamo detto da tempo e in maniera chiarissima che l’unica opzione per arrivare alla pace è l’opzione ‘due popoli, due Stati’. Ci vorrà tempo, bisognerà unificare Cisgiordania e Gaza sotto l’Anp. Per raggiungere questo obiettivo si può prevedere una missione delle Nazioni Unite a guida araba, se servirà con una presenza di militari italiani. Così potrà nascere uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto dall’altra parte. I palestinesi devono avere il loro Stato, Israele ha diritto a pace e sicurezza”.