Benjamin Netanyahu, Israel Katz, Isaac Herzog. Nel suo viaggio in Medio Oriente il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani (foto) ragiona con ogni possibile interlocutore – il premier, il ministro degli Esteri e il presidente della Repubblica di Israele –, poi si spinge a Ramallah per incontrare il primo ministro dell’Aurorità nazionale palestinese Mohammed Mustafa. Rientra in Italia per il via del G7 dello Sviluppo oggi a Pescara dove saranno annunciati "altri finanziamenti italiani per aiutare la popolazione civile libanese, siriana e palestinese". Il blitz del titolare della Farnesina cade in una giornata di ordinario inferno: 41 morti palestinesi nella Striscia di Gaza bombardata dai raid israeliani; 2 morti e 3 feriti a Damasco per un missile telecomandato israeliano; almeno 17 morti in Libano in varie operazioni dell’aviazione di Gerusalemme che colpiscono anche due ambulanze e i rispettivi soccorritori; il cratere aperto da un razzo di Hezbollah vicino Tel Aviv senza fare vittime. Il tutto mentre Hamas fa sapere alla Bbc che il successore di Yahya Sinwar resterà segreto.
Tajani dichiara: "Abbiamo ottenuto assicurazioni da Netanyahu e da Katz che Israele farà di tutto per garantire l’incolumità dei nostri militari dell’Unifil". I caschi blu italiani in Libano sono mille. Leali al mandato delle Nazioni Unite, non possono certo trovarsi sotto tiro. Domenica sera "il settimo attacco" israeliano a uomini, infrastrutture o dotazioni (conteggio firmato dal portavoce della missione in Libano Andrea Tenenti). Per questo adesso sarà interessante vedere se agli impegni seguiranno i fatti. Perché dal 10 ottobre ad oggi tutto è andato diversamente, nonostante le telefonate del ministro della Difesa Guido Crosetto all’omologo israeliano Yoav Gallant e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni allo stesso Netanyahu. Anzi, la situazione in Libano resta molto tesa, al punto che persino il governo tedesco – forse il più filo israeliano nella Ue – reitera la richiesta che Gerusalemme "chiarisca tutti gli incidenti".
Netanyahu festeggia i suoi 75 anni in guerra (con gli auguri personali di Donald Trump ed Emmanuel Macron): da Tajani, oltre agli auguri, riceve la "condanna per l’attacco alla missione Unifil" e il duplice "sostegno dell’Italia": sia "al diritto di Israele di difendersi" sia "sul rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas". Ma adesso, a giudizio del numero uno della nostra diplomazia, "specie dopo la scomparsa di Sinwar a Gaza, è cruciale evitare una ulteriore escalation regionale e lavorare per un cessate il fuoco" nella Striscia e in Libano. L’Italia offre la sua visione del futuro e qualcosa forse ottiene: nel progetto Food for Gaza, "la rassicurazione che Israele farà passare i camion che partiranno da Genova per portare beni alimentari e sanitari"; sul fronte libanese, "orecchie attente" a una proposta complessiva per "il rafforzamento dell’esercito libanese, l’elezione del presidente della repubblica e la creazione di un cuscinetto Unifil con più uomini, maggior potere e regole di ingaggio diverse tra la frontiera Libano-Israele e il fiume Litani: più a nord, le rinforzate truppe dell’esercito libanese, e ancora più in là gli Hezbollah" che – precisa Tajani – non sono "amici". Il rinnovato impegno nella missione Aspides contro gli attacchi Houthi nel Mar Rosso sigilla i colloqui. L’Italia non cambia idea: "Continua a lavorare per due Popoli due Stati", e Tajani, nella sua tappa a Ramallah, lo ribadisce al premier Mustafa: a Gaza servirà il concorso di tutti per "un progetto" di ripristino di edilizia e infrastrutture. Bisogna già pensare al dopo.