Mercoledì 16 Ottobre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Taiwan e le due Coree. "L’Indo-Pacifico ribolle. La Cina ’urla’ ma è debole"

La politologa Amighini: Xi vuole arrivare al vertice Brics a Kazan da una posizione forte. "Taipei punto caldo, lì si concentrano le filiere globali. Usa pronti a intervenire"

Roma, 16 ottobre 2024 – Una dimostrazione di forza nei confronti di Taiwan alla vigilia di un vertice internazionale (quello dei Brics a Kazan), che però potrebbe danneggiare proprio chi l’ha iniziata, ossia Pechino. Una regione, quella indo-pacifica, destinata a rimanere un fronte caldo, con gli Stati Uniti che hanno messo in preventivo da tempo che un giorno potrebbe esplodere, con conseguenze incalcolabili. Alessia Amighini, docente di Economia politica all’Università del Piemonte Orientale e co-responsabile del Desk Cina dell’Ispi, ha spiegato perché questa esercitazione militare di Pechino, in realtà, rischia di rivelarsi una dimostrazione di debolezza per la Cina.

La politologa Amighini: Xi vuole arrivare al vertice Brics a Kazan da una posizione forte.  "Taipei punto caldo, lì si concentrano le filiere globali. Usa pronti a intervenire"
La politologa Amighini: Xi vuole arrivare al vertice Brics a Kazan da una posizione forte. "Taipei punto caldo, lì si concentrano le filiere globali. Usa pronti a intervenire"

Professoressa Amighini, questo 2024 rischia di finire con una situazione di contrapposizione anche nella regione indo-pacifica. Cosa ci dobbiamo aspettare?

"Non è la prima volta che Pechino mette in atto azioni volte a intimorire Taipei. Però è innegabile che questa volta ci sia stato un innalzamento del livello. La mia idea è che sia collegato al vertice dei Brics in programma la settimana prossima a Kazan, sotto la presidenza russa. Gli occhi di tutto il mondo saranno puntati su questo appuntamento e Pechino ha bisogno di arrivarci in una posizione di forza. Nonostante fra i Brics ci siano Paesi molto importanti, con un potere politico enorme, al loro interno sono molto divisi e uno dei motivi è proprio il fatto che la Cina viene percepita come una entità dominante".

Intende dire che quella di Pechino è una dimostrazione di forza volta a rimarcare la sua superiorità?

"Esattamente. Non dimentichiamoci che la Cina attacca sempre quando è intimorita. Questo non è un momento in cui Pechino si sente forte. Le stanno mettendo i dazi tutti, in primis l’India, ma anche Paesi che vorrebbero entrare a fare parte dei Brics come la Turchia. Va poi ricordato il crescente protezionismo dell’Occidente e di tutto l’Ocse. La Cina ha bisogno di esportare tantissimo per poter sopravvivere. Punta ai Paesi in via di sviluppo, ai Brics, che però hanno già i mercati invasi dalle sue merci e quindi le stanno rendendo la cosa difficile. A questo punto, arriva la prova di forza, ricordando a tutti la riunificazione delle due Cine. Che però sembra più una prova di debolezza".

La situazione appare molto nervosa anche fra le due Coree, dove Kim fa esplodere le strade al confine, e i volantini sulla sua presunta ricchezza arrivati dal Sud creano imbarazzo.

"La Corea del Nord è una mina vagante da sempre, letteralmente. Può darsi che anche Pyongyang percepisca il momento di difficoltà di Pechino e lo faccia in qualche modo proprio, visto che senza la Cina non esisterebbe nemmeno e che c’è un piano di riunificazione da parte della Corea del Sud".

Come guardano gli Stati Uniti a questa prova di forza? Avevano investito molto sulla stabilizzazione della regione.

"Credo che gli Stati Uniti siano pronti a intervenire da tempo. Il punto, casomai, è un altro. Taiwan è il punto caldo per eccellenza. Lì si incontra l’economia delle filiere globali. Se dovesse scoppiare la terza mondiale lì, nessuno sa che conseguenze potrebbe avere. La Cina ha il coltello dalla parte del manico. Ma è un manico che scotta".