Giovedì 16 Gennaio 2025
ALDO BAQUIS
Esteri

Svolta a Gaza C’è la tregua

Via libera al rilascio di 33 ostaggi. Trump si intesta l’accordo: "Epico". .

Via libera al rilascio di 33 ostaggi. Trump si intesta l’accordo: "Epico". .

Via libera al rilascio di 33 ostaggi. Trump si intesta l’accordo: "Epico". .

di Aldo BaquisTEL AVIVDopo 15 mesi di combattimenti, di lutti e di distruzioni, la guerra a Gaza volta finalmente pagina e, dai prossimi giorni, si inizierà a parlare piuttosto dell’ingresso di aiuti umanitari massicci per la popolazione, di liberazioni di ostaggi e di prigionieri, e di progetti di ricostruzione. Grazie alle energiche pressioni esercitate da Donald Trump (su Truth ha commentato "accordo epico che non ci sarebbe stato senza la mia vittoria") – che voleva toccare con mano i primi risultati concreti entro il giorno della sua investitura, il 20 gennaio – Israele e Hamas, con la mediazione anche di Qatar ed Egitto, hanno concluso un complesso accordo di tregua sul terreno, articolato in tre fasi. La sua realizzazione, ha precisato il premier del Qatar Mohammed al-Thani, inizierà domenica. Il testo che ha illustrato ieri, dopo ore di suspense, è molto simile a quello presentato dal presidente Joe Biden il 27 maggio, rilanciato poi – invano – lo scorso agosto.

Ma nel frattempo il contesto regionale è molto cambiato. Israele ha eliminato dirigenti di Hamas, ha seminato ingenti distruzioni fisiche nel nord della Striscia di Gaza e ha sconfitto militarmente gli Hezbollah in Libano. L’Iran (grande sostenitrice di Hamas) ha inoltre perso terreno non solo a Beirut ma anche in Siria, con il crollo del regime di Bashar Assad. E sulla scia di questi drammatici sviluppi ha fatto irruzione Trump, che preannuncia fin d’ora grandi progetti per un nuovo Medio Oriente centrati sugli Accordi di Abramo e sul coinvolgimento attivo dell’Arabia Saudita. Sabato, a Gerusalemme, al suo emissario Steve Witkoff sono bastate cinque ore per persuadere Benjamin Netanyahu ad accettare finalmente un accordo che prevede, fra l’altro, un ridispiegamento dell’esercito israeliano da buona parte dello strategico Asse Filadelfia (il confine fra Gaza ed Egitto), dall’Asse Netzarim (il Wadi Gaza, che taglia fisicamente la Striscia in due tronconi) e che autorizza il ritorno nel nord della Striscia di masse di palestinesi costretti dall’esercito ad evacuare nelle ultime settimane. In particolare, almeno ora, Hamas mantiene, malgrado tutto, una presenza attiva fra la popolazione di Gaza.

Uno dei principali obiettivi di Israele era la liberazione degli ostaggi (attualmente 98) catturati da Hamas. L’accordo prevede che, nella prima fase, ne saranno liberati 33: si tratta di donne, soldate, anziani e malati. ALcuni di loro non sono più vivi. Il loro rilascio si protrarrà per 42 giorni, durante i quali Hamas esige che l’esercito mantenga gli impegni di ridispiegamento. La sorte dei rimanenti ostaggi è legata al successo di trattative indirette per una tregua permanente, che inizieranno solo fra due settimane. In parallelo, Israele si impegna a liberare donne, anziani e minorenni palestinesi detenuti nelle sue prigioni. In forma graduale, saranno rimessi in libertà anche circa 1.000 "terroristi", centinaia dei quali condannati all’ergastolo per gravi attentati. Per i personaggi di spicco è prevista l’espulsione verso Qatar, Turchia o Egitto.

La notizia dell’accordo è stata accolta con scene di tripudio da parte della popolazione palestinese a Gaza City, Khan Yunis e Rafah. L’accordo prevede l’ingresso immediato e quotidiano di 600 camion di aiuti umanitari, che includono cibo, medicinali e combustibile. Se le intese resisteranno, in un futuro non lontano si inizierà a parlare della ricostruzione delle infrastrutture, ospedali in primis.

Sul terreno, l’esercito israeliano si accinge ora ad uscire dagli agglomerati urbani, a sospendere i voli di ricognizione per 10 ore al giorno e a schierarsi ai margini della Striscia. Di particolare sollievo per la popolazione la prossima riapertura del valico di Rafah, verso l’Egitto. Adesso Netanyahu ha bisogno che l’accordo sia approvato dal suo governo, all’interno del quale due ministri di estrema destra (Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir) esprimono totale opposizione.