New York, 4 marzo 2024 - Di super questo tuesday avrà ben poco. Il D-Day per le primarie americane, dove saranno chiamati al voto gli elettori di sedici Stati, appare uno dei più scontati di sempre. Il voto di domani, salvo sorprese al limite dell’impossibile, dovrebbe certificare la nomination per Donald Trump e Joe Biden a candidati del partito repubblicano e democratico.
Perché si chiama Super Tuesday
Il motivo è molto semplice è il martedì in cui repubblicani e democratici si giocano il numero più alto di delegati nello stesso giorno. Per questo è considerato ‘Super’. Ma perché di martedì? Ogni Stato può decidere liberamente il giorno in cui votare, ma storicamente il secondo giorno della settimana è uno dei giorni preferiti dagli americani per recarsi alle urne. Il termine Super Tuesday ha iniziato a essere usato sempre di più da giornalisti e analisti politici a partire dalla metà degli anni Settanta.
In quali Stati si vota
Domani si voterà in Alabama, Alaska (solo repubblicani), Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. I democratici delle Samoa americane (che sono un territorio americano e non uno Stato) e dell’Iowa organizzeranno invece i caucus, tipica espressione del voto americano a metà tra una riunione di partito e un’assemblea di condominio.
Quando si sapranno i risultati
I seggi in Alaska chiuderanno a mezzanotte ora di New York. In Italia saranno le 6 di mercoledì. Secondo esperti e analisti, ci vorranno fino a diversi giorni per arrivare ai risultati definitivi, perché oltre al voto in presenza si dovranno conteggiare anche le preferenze arrivate per posta. In California, solo per fare un esempio, il conteggio rimarrà aperto fino al 12 maggio per consentire a tutti i voti con francobollo timbrato entro il 5 marzo di essere presi in considerazione.
La posta in gioco per i repubblicani
Per quanto riguarda il partito repubblicano, il Super Tuesday potrebbe rappresentare il capolinea della corsa di Nikki Haley. L’ex ambasciatrice Usa all’Onu, nonostante sia sempre stata sonoramente sconfitta da Donald Trump in tutti gli Stati in cui si è votato finora (a parte Washington DC), non si è ancora ritirata. Ma alcuni dei suoi più grandi sponsor, tra cui i ricchissimi fratelli Koch, hanno già fatto sapere che chiuderanno i cordoni della borsa nel caso in cui Haley dovesse subire anche domani un’altra sconfitta. Alla repubblicana servirebbe un vero miracolo per restare in gioco. Secondo i sondaggi, il Vermont è l’unico Stato in cui l’ex governatrice della South Carolina ha qualche risicata speranza di vittoria. Per molti esperti di elezioni Usa, il cappotto 15 a 0 per Donald Trump è un’eventualità molto probabile.
La posta in gioco per i democratici
Joe Biden non ha reali avversari. Come in Michigan, il presidente in carica dovrà tenere d’occhio quante preferenze saranno ‘uncommitted’. Quelle che assomigliano alle nostre schede bianche (anche se in realtà l’elettore deve proprio barrare la voce ‘Nessuna scelta’) sono diventate il modo in cui l’elettorato democratico sta segnalando a Biden il proprio dissenso. La posizione della Casa Bianca sul conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza è molto criticata dai giovani e dagli arabi-americani. In Michigan il 13% degli elettori ha scelto l’opzione ‘Uncommitted’, una percentuale più alta del distacco massimo fatto registrare nei sondaggi da Biden su Trump.