Roma, 4 giugno 2024 - Una base russa sul Mar Rosso, un incubo per Riad, alleata con gli Stati Uniti, e un rischio per gli interessi commerciali dei Paesi Occidentali in transito, Houthi permettendo, per quel tratto di mare. Mosca allarga la sua ombra di influenza in Africa ed arriva al devastato Sudan, massacrato da anni di guerra civile e sull'orlo di una crisi umanitaria. Ma il Cremlino darà una mano esclusivamente militare all'esercito regolare sudanese, impegnato in una guerra, l'ennesima, contro le spietate forze paramilitari Rapid Support Forces (RSF), create dall’ex presidente Omar al Bashir per attuare una pulizia etnica delle popolazioni non-arabe presenti in Darfur e composte principalmente da milizie Janjawid, che inseguito sono ribellate dopo aver collaborato al colpo di Stato di Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan.
I paramilitari di Rsf del general Mohamed Hamdan sono sostenuti da Usa, Gb, Francia, Germania. Mentre l'esercito sudanese guidato dal generale Abdel Fattah è sostenuto da Cina, Russia, Vietnam, India, Iran, Venezuela, Bielorussi e Repubblica Ceca.
Mosca ha sfruttato il momento e ha proposto un accordo al Sudan per la creazione di un centro di supporto militare tecnico e logistico russo a Port Sudan, sul Mar Rosso. La notizia ripresa oggi dall'emittente araba Asharq News, citando fonti sudanesi, è un'ulteriore conferma che qualcosa si muove, dopo che nelle scorse settimane il generale Yasir al-Atta, membro del Consiglio sovrano sudanese, aveva annunciato la prossima firma di una serie di accordi militari ed economici tra Khartoum e Mosca, comprendenti anche la creazione di un centro di supporto logistico navale russo sul Mar Rosso.
Il progetto prevede che la presenza russa non debba superare i 300 uomini e che non possano essere presenti più di quattro navi contemporaneamente, numeri che Mosca però potrà ampliare nel tempo. Il progetto avrebbe una durata di 25 anni e potrebbe essere risolto su richiesta di una delle parti, ma anche su questo punto i dubbi restano (L'esercito russo non è un inquilino facile da sfrattare).
Il generale Yasir al-Atta in un'intervista ad Alhadath TV aveva però assicurato che l'accordo non era solo militare e che Mosca non avrebbe una vera base: "La Russia ha proposto una cooperazione militare attraverso un centro di supporto logistico, non una vera base militare, in cambio di forniture urgenti di armi e munizioni. Abbiamo accettato, ma abbiamo proposto di espandere la cooperazione per includere aspetti economici come iniziative agricole, partenariati minerari e sviluppo portuale. La Russia ha accettato questo ambito più ampio".
L’ultimo passo per mettere a punto l'accordo è di scena in questi giorni: ieri il vice presidente del Consiglio sovrano, Malik Agar, è volato in Russia accompagnato dal ministro degli Esteri, dal ministro delle Finanze e dal ministro delle Miniere per una visita di più giorni. L'alta delegazione sudanese incontrerà anche il presidente russo Vladimir Putin, oltre agli esperti militari del Cremlino.