Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Sudan, tregua di 3 giorni. Ue pianifica uscita di cittadini. Usa: “Pronti a evacuare ambasciata”

I militari accettano la proposta dei paramilitari. Ucciso un operatore umanitario dell’Onu. Il veicolo su cui viaggiava con la sua famiglia vittima di un fuoco incrociato. Washington conferma la morte di un suo cittadino. Oltre 600 vittime degli scontri

Ginevra, 21 aprile 2023 – Le forze armate in Sudan hanno accettato una tregua di 3 giorni a partire da stasera per permettere ai cittadini di celebrare l'Eid El Fitrm, che segna la fine del Ramadan, e facilitare i servizi umanitari. L'annuncio arriva dopo ore che i paramilitari avevano avanzato la proposta di un cessate il fuoco per 72 ore. L'annuncio delle forze armate è arrivato su Facebook. “I militari si aspettano che i ribelli rispettino tutti i requisiti della tregua e che interrompano qualsiasi movimento militare che la comprometta”.

Oggi un operatore umanitario dell'Oim, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, è stato ucciso. La stessa agenzia dell'Onu in un comunicato ha specificato che “il veicolo su cui viaggiava con la sua famiglia è stato colpito da un fuoco incrociato" nel corso dei combattimenti tra truppe regolari e paramilitari Rsf. E' il quarto membro delle Nazioni Unite a morire da quando sono scoppiati i combattimenti in Sudan, sabato scorso, oltre ai tre dipendenti del Wfp uccisi nel Nord Darfur.

Il caos che regna in Sudan sta spingendo l'Ue a pianificare l'evacuazione dei suoi cittadini (circa 1.500 persone) dalla capitale Khartoum appena la situazione della sicurezza lo consentirà. L'evacuazione non potrà avere luogo mediante l'aeroporto, che è chiuso, ma dovrà avvenire via terra, e per questo sarà necessario un cessate il fuoco di almeno tre giorni. "Stiamo provando a coordinare un'operazione per evacuare i nostri civili dalla città, la cui situazione è ora ad alto rischio - ha detto un funzionario dell'Ue -. Non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere con un'operazione di questo tipo".

Anche gli Usa stanno pianificando l'evacuazione dell'ambasciata. "Ci stiamo preparando ad evacuare l'ambasciata in Sudan se necessario, ma non siamo ancora arrivati a quel punto", ha detto il portavoce della sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti.

Oim: “Addolorati dalla morte del collega”

“Sono profondamente rattristato dalla morte del nostro collega e mi unisco al dolore della moglie, del figlio appena nato e della nostra squadra che si trova in Sudan”, ha scritto il direttore generale dell'Oim Antonio Vitorino. “La sicurezza di tutto il personale Oim è la mia priorità. Continuiamo a lavorare con i nostri partner delle Nazioni Unite per aggiornare la nostra risposta alla sicurezza. Le morti insensate di civili, compresi gli umanitari, devono finire e la pace deve essere ripristinata” ha sottolineato Vitorino, che ha poi spiegato che “lo scoppio degli ultimi scontri ha costretto l'Oim a sospendere le sue operazioni umanitarie in Sudan”. L'Oim opera in Sudan dal 2000 cercando di rispondere alle complesse esigenze umanitarie del Paese, dove si stima che 3,7 milioni di persone siano sfollate e abbiano bisogno di assistenza.

Violenti combattimenti in Sudan (Ansa)
Violenti combattimenti in Sudan (Ansa)

Gli Usa: morto cittadino americano

Gli Usa hanno anche dato conferma della morte di un cittadino americano poco dopo che il Pentagono ha annunciato il riposizionamento di truppe a Gibuti in vista di un'eventuale missione di evacuazione dell'ambasciata Usa a Khartoum. "Possiamo confermare la morte di un cittadino americano in Sudan, siamo in contatto con la famiglia a cui porgiamo le più sentite condoglianze", ha dichiarato un portavoce del dipartimento di Stato, che non ha fornito ulteriori dettagli o l'identità della vittima che non lavorava nell'ambasciata Usa. 

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Il bilancio delle vittime

Sono oltre 600 i morti dei combattimenti in Sudan tra l'esercito regolare e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido in corso dal 15 aprile. Lo ha riferito il ministro della Sanità di Khartoum, Ibrahim Haizam, secondo cui nelle strade si trova "un gran numero" di cadaveri che non hanno potuto essere portati via a causa dell'intensità degli scontri. Con il rischio, ha avvertito, di epidemie, mentre un terzo degli ospedali della capitale non è operativo.