Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Gerusalemme, le proteste non fermano Trump

Nethanyau: "Non abbiamo amici migliori che gli Usa". Presenti 32 paesi tra cui quattro europei. Il genero e consigliere di Trump, Jared Kuchner: "Coloro che provocano violenza sono parte del problema e non della soluzione". Protestano Egitto, Turchia, Iran. Critica ma spaccata l'Ue. Silenzio dell'Arabia Saudita

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Gerusalemme, 14 maggio 2018 - Il sangue palestinese non conta. L'America di Trump non molla, ha scelto di appoggiare senza se e senza ma il governo Netanyahu procendendo con un gesto simbolico come lo spostamento dell'ambasciata a Gerusalemme e non saranno morti e i feriti di Gaza a bloccarla.  Trump è convinto che la pace la si imponga mettendo i palestinesi di fronte a fatti compiuti e non contrattando con loro l'apertura dell'ambasciata a Gerusalemme come sugello di una intesa più ampia e totale tra Israele e i palestinesi.  La  mossa di Trump rischia di complicare ulteriormente la già più che ardua ricerca di un accordo di pace, e questo nonostante la disponibilità dell'Arabia Saudita e di altri paesi del Golfo Persico, che hanno fatte ampie aperture ad Israele - compreso all'accettazione di Gerusalemme come capitale dello stato israeliano - essenzialmente in chiave anti-iraniana.

 "La decisione di Trump - commenta Khaled Elgindy, fellow del think thank americano Brookings - ha ulteriormente ristretto le opportunità in un processo di pace già moribondo e potrebbe benissimo significare la fine degli sforzi degli Stati Uniti per forgiare un accordo di pace tra israeliani e palestinesi". "Chi rischia di perdere di più da questa mossa - prosegue Elgindy - è il debole presidente palestinese Mahamoud Abbas/Abu Mazen. Dopo aver legato il suo destino politico alla nave affondata di un processo di pace sponsorizzato dagli Stati Uniti, Abbas non ha più alcun Piano B".

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L'atto formale di apertura dell'ambasciata americana, che sorge nell'area residenziale di Arnona, a pochi passi dal kibbutz di Ramat Ramachel, alla periferia meridionale di Gerusalemme, è andato si scena oggi pomeriggio con una cerimonia intesa e blindatissima con 800 invitati. La polizia israeliana ha disperso una folla di attivisti di sinistra palestinesi e israeliani che manifestavano nella zona, sequestrando bandiere palestinesi e arrestando diversi manifestanti, per la più arabi, che cantavano slogan come "Con il nostro sangue e le nostre lacrime ti riscatteremo, Palestina" . In totale sono stati segnalati 200 manifestanti. Tra i rappresentanti dei 32 Paesi che hanno preso parte all'evento, ci sono anche quattro Paesi europei - Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania - nonostante la contrarietà di Bruxelles per la decisione di Washington. Alla cerimonia non hanno partecipato non solo la maggior parte dell'Ue ma anche Russia, Egitto e Messico. Pur incassando la contrarietà dell'Unione Europea alla mossa di Trump, Israele, in accordo con Ungheria, Repubblica Ceca e Romania, è però riuscita nei giorni scorsi  a bloccare una dichiarazione formale e comune dei 28 stati membri dell' Ue - al quale lavorava soprattutto la Francia - contro il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. 

Il ministro degli Esteri francese,Jean-Yves Le Drian ha ribadito oggi che il suo paese disapprova il trasferimento dell'ambasciata americana a Gerusalemme e invita Israele alla moderazione. Secondo il capo della diplomazia di Parigi di portare l'ambasciata a Gerusalemme e' una "violazione della legge internazionale e in particolare delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". Le Drien chiede anche alle autorita' israeliane di esercitare discernimento e moderazione nell'uso della forza che deve essere rigorosamente proporzionata". Appello alla calma anche dalla Gran Bretagna, che ha sottolineato come "il trasferimento dell'ambasciata Usa è stata inutile in termini di prospettive di pace nella regione". 

"Un insulto al mondo e ai palestinesi": cosi' il presidente palestinese, Abu Mazen, ha definito l'apertura del'ambasciata americana a Gerusalemme. Abu Mazen ha poi proclamato tre giorni di lutto per le decine di vittime palestinesi nella protesta al confine tra Gaza e Israele. "Gli Stati Uniti _ ha detto _ non sono più un mediatore in Medio Oriente perchè la nuova ambasciata equivale a un nuovo avamposto coloniale americano a Gerusalemme" .

Duri anche Egitto, Turchia, Qatar, Libano, Kuwait, Sudafrica e ovviamente l'arcinemico di Israele, l'Iran. "L'Egitto - dice una nota del ministero degli esteri del Cairo _ respinge l'uso della forza contro le marce pacifiche che chiedono diritti legittimi e giusti e mette in guardia contro le conseguenze negative di questa pericolosa escalation nei territori palestinesi occupati".  "Condanniamo con forza la decisione dell'amministrazione Usa di spostare l'ambasciata a Gerusalemme  ha commentato il ministero degli Esteri di Ankara _  violando il diritto internazionale e tutte le relative risoluzioni delle Nazioni Unite. Ribadiamo che questa azione è legalmente nulla e senza valore. Enfatizziamo che un passo del genere, che ignora i diritti legittimi del popolo palestinese, non serve alla pace, alla sicurezza e alla stabilità della regione. L'amministrazione Usa sarà pienamente responsabile per le ripercussioni di questa scelta". Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha scritto su Twitter: "Il regime israeliano massacra a sangue freddo innumerevoli palestinesi mentre protestano nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Nel frattempo, Trump celebra l'illegale trasferimento dell'ambasciata degli Stati Uniti e i suoi collaboratori arabi si muovono per distogliere l'attenzione. Oggi è il giorno della vergogna". Il Kuwait ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu una riunione d'urgenza per discutere la situazione in Medio Oriente

E' toccato a Ivanka Trump, la figlia prediletta del presidente Usa, Donald Trump, il compito di togliere il velo allo stemma sul muro della legazione americana a Gerusalemme. "A nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America -ha detto Ivanka- vi diamo ufficialmente il benvenuto per la prima volta all'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, capitale di Israele". Trump ha inviato la figlia Ivanka con il marito Jared Kushner, insieme al segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, e al vice segretario di Stato, John Sullivan. "La capitale di Israele è Gerusalemme. Israele, come ogni stato sovrano - ha detto Donald Trump nel video messaggio inviato per la cerimonia di apertura dell'ambasciata -  ha il diritto di determinare la sua capitale. La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace".  Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha poi postato su Twitter parlando di "un grande giorno per Israele".

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"Non abbiamo migliori amici al mondo che gli Usa" ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla cerimonia di apertura dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. "Grazie per aver avuto il coraggio di mantenere la promessa", ha aggiunto rivolgendosi alla delegazione Usa e al presidente Trump. "Ricordate questo momento, questa è storia. Il Paese più potente del mondo oggi ha aperto a Gerusalemme la sua ambasciata. Eravamo a Gerusalemme e - ha proseguito tra gli applausi - siamo qui per restarci". Parlando direttamente a Ivanka Trump e Jared Kushner, Netanyahu ha detto "la vostra presenza qui oggi è una testimonianza dell'importanza di questa occasione, non solo per l'amministrazione Trump, ma in un modo molto personale per voi, per il perseguimento della pace".

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Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, l'uomo al quale il presidente americano ha affidato l'incarico di tentare di creare un nuovo piano di pace, è stato netto con i palestinesi affermando nel suo discorso che "coloro che provocano violenza sono parte del problema e non della soluzione". "Noi crediamo _ a proseguito Kuchmner _ che sia possibile per entrambe le parti guadagnare più di quello che danno  in modo che tutti gli uomini possano vivere in pace  al sicuro dal pericolo, liberi dalla paura, e in grado di perseguire i loro sogni". "Gerusalemme deve rimanere una città che riunisce persone di tutte le fedi, la verità è stata finalmente riconosciuta,  Gerusalemme è la capitale d'Israele. Spostando la nostra ambasciata, abbiamo dimostrato ancora una volta al mondo che gli Stati Uniti sono affidabili". 

"C'è uno stridente contrasto - ha commentato il Presidente del Council on Foreign Relations, Richard N. Haass. - tra la celebrazione israeliana dello spostamento dell'ambasciata statunitense e la violenza al confine con Gaza. Questo contrasto cattura le diverse realtà e visioni del mondo di israeliani e palestinesi, un racconto di due realtà che ha imboccato un percorso sempre più distruttivo per entrambe le parti". 

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