Roma, 5 febbraio 2025 – “In Svezia oggi c’è molta paura. Credo che in generale ci sia più paura oggi che nel 1986 quando fu ucciso Olof Palme”. Elisabeth Asbrink, scrittrice e giornalista svedese di Goteborg, pubblicata in Italia da Iperborea, è autrice di romanzi come ‘Abbandono’ e saggi come ‘Made in Sweden. Le parole che hanno fatto la Svezia’, e racconta un Paese molto diverso dall’immagine e dagli stereotipi più diffusi e datati.
Ha avuto modo di parlare della strage di Orebro con altre persone? Qual è stata la reazione?
“Ho appena tenuto la presentazione di un libro davanti a 350 persone e abbiamo iniziato con un momento di silenzio per le vittime. È la più grande strage con armi da fuoco mai avvenuta in Svezia ed è veramente una cosa sconvolgente per tutti. Non è mai avvenuto nulla del genere nella nostra storia ed è una nuova terribile esperienza per noi. Ci sono sparatorie fra criminali in Svezia, ma questa è un’altra cosa”.
Una strage accadde nella vicina Norvegia, quando Anders Breivik uccise 77 persone nel 2011. Cosa pensaste?
“Quella fu una strage di proporzioni maggiori, sconvolgente, ma con delle motivazioni politiche ben precise. In questo caso non sappiamo cosa sia successo, non sappiamo nulla, se l’assassino avesse problemi mentali o altre motivazioni. Però, c’è una cosa interessante, ho sentito alcune interviste a insegnanti della scuola in tv. Hanno detto che hanno seguito le procedure, hanno fatto come nelle esercitazioni. E la polizia è intervenuta in modo efficace: vuol dire che il mondo della scuola e delle forze dell’ordine era preparato a un evento del genere”.
In Svezia c’è un problema di violenza in questo momento?
“Sì, senza dubbio. C’è una guerra fra gang con armi da fuoco, sparatorie in corso da tempo, e ormai questi fatti stanno finendo fra le brevi dei giornali. Lei è un giornalista e sa che si dà meno rilievo alle notizie quando diventano la quotidianità. È molto preoccupante. Per farle un esempio, nel mese di gennaio a Stoccolma ci sono stati numerosi attentati con bombe rudimentali legati al conflitto fra bande. Piazzano questi ordigni in zone residenziali, case dove abitano persone normali ma anche qualcuno che vogliono intimidire e li fanno esplodere”.
Come reagisce la politica?
“In questo momento c’è un governo conservatore che credo sia stato eletto anche perché i politici hanno parlato di sicurezza, ma in realtà la situazione non è sotto controllo”.
A molti viene in mente l’omicidio del primo ministro Olof Palme, ucciso a colpi di pistola in strada nel 1986. come è cambiato il Paese da allora?
“Questa violenza fra le gang è ovviamente la differenza principale. Io credo che ci sia paura e che ci sia più paura oggi che nel 1986, questa è la cosa diversa. La paura è poi un altro problema in sé”.
Cosa può fare una scrittrice per affrontare la paura?
“Tengo degli incontri in cui parlo di mantenere la fiducia, negli altri e nelle autorità. Questa è la cosa che crea e mantiene salda la democrazia, guardare gli altri negli occhi. Io vado spesso in Danimarca e vedo ancora qualche volta delle persone che lasciano i bimbi nel passeggino ed entrano nel negozio, perché c’è fiducia negli altri. Succedeva anche in Svezia quando ero bambina. Il modo migliore per affrontare la paura per me è lavorare sulla fiducia. È una piccola cosa, servono anche cambiamenti politici e va messa sotto controllo la violenza. Ma credo che questa sia la strada giusta”.