Roma, 22 settembre 2024 – Non solo Mossad. Per rendere possibile l’operazione che ha fatto esplodere 3mila tra pager e walkie talkie umiliando Hezbollah e mettendo fuori gioco migliaia di suoi operativi, un ruolo decisivo l’ha avuto l’unità 8200 (Yehida shmone matayim) branca di Aman, il direttorato dell’intelligence militare israeliana.
Supersegreta, la 8200 è grossomodo l’equivalente dell’Nsa americana e della Cghq britannica, si occupa quindi di Sigint (l’intelligence dei segnali, lo spionaggio elettronico) ma anche di cyberwefare, hacking, “rottura“ di codici nemici, creazione di programmi malware o apparati controllati da remoto che operano in sistemi militari o civili nemici. E infatti. Composta da circa 5mila militari, in larga parte ventenni o poco più reclutati nelle scuole superiori tra i più brillanti in informatica l’unità è informale e competitiva e migliaia dei suoi ex membri lavorano oggi nelle più prestigiose società della Silicon Valley o hanno creato start up di grande successo.
In questa occasione l’Unità 8200 ha avuto il compito di trovare il modo di installare (e nel far detonare con un messaggio da remoto) dell’esplosivo nei pager e nei walkie-talkie di Hezbollah. Il programma sarebbe stato commissionato una decina di mesi fa, e avrebbe avuto una accelerazione quando i servizi israeliani hanno avuto notizia che Hezbollah aveva intenzione di ammodernare il suo parco di pager. Li hanno “aiutati“ loro, mentre il Mossad ha avuto il compito di creare le società, non israeliane, per effettuare materialmente l’intervento.
L’unità 8200 ha le sue radici nello “Shin Mem 2“ creato nel 1930, e fu formalizzata nel primo dopoguerra, chiamandosi prima unità 515 e poi unità 848 e quindi 8200 (1976). Tra i suoi successi l’intercettazione di un colloquio telefonico tra il presidente egiziano Nasser e il Re giordano Hussein in piena guerra dei sei giorni (6 giugno 1967); la creazione assieme alla Nsa americana del virus informatico Stuxnet che nel 2007 mise fuori uso una parte delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio nell’impianto iraniano di Natanz. E sempre nel 2007 il ruolo svolto nell’operazione Orchard – distruzione con un raid dell’aviazione israeliana di un sito nucleare segreti in Siria – realizzando un malware che fu diffuso nella rete della difesa aerea siriana, accecandola nel momento dell’incursione degli otto F15 e F16 israeliani. E nel 2018 l’aver sventato un attacco da parTe di un commando dello Stato Islamico su un volo tra Australia e Dubai o anche l’hacheraggio dell’antivirus russo Kaspersky, che fece scoprire all’unità che l’Fsb lo usava per spiare gli americani.
Naturalmente l’unità 8200 ha sofferto anche sconfitte, come non avere interpretato con la giusta urgenza i segnali, pur rilevati, di un attacco arabo nella guerra del Kippur e nel non aver posto con la dovuta forza (pur avendo rilevato segnali di mobilitazione e addestramento finalizzati al rapimento di civili e all’attacco di insediamenti vicino al confine che sintetizzò in un rapporto riservato nel settembre 2023) l ’allarme per l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. E nell’unità brucia ancora quanto successe nel febbraio del 2019, quando un cellulare di Hezbollah, considerato sospetto, fu portato nei laboratori senza esaminarlo con raggi X ed esplose, ferendo due soldati. È una esperienza che deve essere rimasta in mente ai vertici dell’unità, e che oggi ha trovato la sua vendetta. Chi di telefonino ferisce, di pager perisce.