New York, 30 gennaio 2017 - Colossi dell'economia Usa contro Donald Trump. Dalla Silicon Valley a Starbucks, passando per i magnati del petrolio e dell'energia: l'ordine esecutivo del presidente contro l'immigrazione riscuote una levata di scudi dura quanto immediata. E, in tanti, passano dalle parole ai fatti. Big dell'economia a parte, ci sarebbero decine di diplomatici americani e di funzionari del Dipartimento di Stato Usa sono pronti a firmare un cosiddetto 'memorandum di dissenso', perché in disaccordo e preoccupati dalla decisione di Trump che verrebbe definita "dannosa per la lotta al terrorismo". Nel frattempo, il grado di disapprovazione dei cittadini Usa nei confronti del nuovo presidente ha toccato un nuovo record: il 51% della popolazione ritiene che Trump non dovrebbe essere il loro leader, mentre il 42% approva il suo operato. È quanto emerge da un sondaggio Gallup. Un risultato, questo, raggiunto dopo poco più di una settimana dal suo insediamento - commentano i media internazionali - mentre George W. Bush ha superato la soglia del 50% di disapprovazione nell'arco di tre anni.
GOOGLE E SILICON VALLEY- Secondo Usa Today, Google ha stanziato un fondo da 4 milioni di dollari per gli immigrati e i rifugiati colpiti dalla misura del neo presidente. Si tratta, spiega la testata americana, di 2 milioni stanziati dalla società e altrettanti donati dagli impiegati. Il denaro andrà a quattro organizzazioni: l'American Civil Liberties Union (Aclu), l'Immigrant Legal Resource Center, l'International Rescue Committee e l'UNHCR. È la maggiore campagna di Google legata a una crisi. Inizialmente trapelata da un memo inviato dall'ad di Google Sundar Pichai, la notizia è stata poi confermata a Usa Today da un portavoce della compagnia. In aggiunta, i top manager di 'Big G' stanno effettuando donazioni individuali. Contributi simili arrivano anche da altre compagnie della Silicon Valley. Uber sta creando un fondo di difesa legale da 3 milioni di dollari per aiutare i suoi autisti con le questioni legate all'immigrazione. E la 'rivale' Lyft ha annunciato ai suoi iscritti che donerà un milione di dollari all'Aclu per i prossimi 4 anni. L'associazione no profit, riporta il sito Slate, ha già raccolto una cifra record di oltre 24 milioni di dollari in donazioni durante il weekend: 6 volte di quello che raccoglie in un anno.
"Non rimarremo a guardare, non rimarremo in silenzio"
STARBUCKS - In campo anche il colosso delle caffetterie Starbucks. Come? Semplice, assumendo 10.000 rifugiati in tutto il mondo nei prossimi cinque anni. Il fondatore della catena statunitense di caffetterie Howard Schultz in una lettera ai dipendenti spiega: "Vi scrivo oggi con grande preoccupazione, il cuore pesante e una ferma promessa"- Sappiate che "noi non rimarremo a guardare, non rimarremo in silenzio mentre l'incertenza sulle iniziative della nuova amministrazione cresce ogni giorno che passa". Ricordando la "lunga storia" della sua azienda nell'assumere giovani in cerca di opportunità, Schultz ha quindi annunciato: "Ci sono più di 65 milioni di cittadini del mondo riconosciuti come rifugiati dalle Nazioni Unite e noi stiamo definendo piani per assumerne 10.000 nei prossimi cinque anni nei 75 Paesi del mondo dove è presente Starbucks. E inizieremo qui negli Stati Uniti concentrandoci inizialmente su questi individui che hanno servito le truppe Usa come interpreti e personale di supporto nei diversi Paesi dove il nostro esercito ha chiesto sostegno". Sabato scorso tra le persone fermate all'aeroporto di New York a seguito della direttiva di Trump, che vieta l'ingresso alle persone provenienti da sette Paesi musulmani (Iraq, Iran, Yemen, Libia, Sudan, Somalia e Sirie) c'erano anche iracheni che avevano lavorato come interpreti per i militari americani. Schultz è anche intervenuto sulla questione del muro che Trump vuole costruire al confine con il Messico, Paese dove Starbucks conta 600 caffetterie con 7.000 dipendenti, affermando che bisogna "costruire ponti, non muri con il Messico".
NIKE - "Nike crede in un mondo dove tutti possono celebrare il potere della diversità". Anche Mark Parker, l'amministratore delegato di Nike, critica il decreto sull'immigrazione. "I nostri valori sono minacciati dal recente decreto. È una politica che non sosteniamo". "Nike è contro ogni forma di discriminazione. Diamo il nostro meglio quando riconosciamo il valore della nostra varia e diversa comunità".
PETROLIO ED ENERGIA - Non si tirano indietro i magnati del petrolio e dell'energia, Charles e David Koch. Finora avevano taciuto e invece adesso, con un comunicato ufficiale della Charles Koch Foundation, hanno preso posizione contro il divieto di Trump. Parlano di "approccio sbagliato e controproducente".
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