Giovedì 6 Febbraio 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Spiragli di pace in Ucraina. Mosca: pronti a trattare: "Ma Zelensky è illegittimo"

Il Cremlino risponde a Kiev che per la prima volta ha aperto a negoziati diretti. Il politologo Parsi: "Presto per parlare di mediazione Usa, può essere un rischio".

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, 47 anni, ha prorogato fino al 9 maggio la legge marziale

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, 47 anni, ha prorogato fino al 9 maggio la legge marziale

È ancora troppo presto per capire se decideranno di sedersi al tavolo dei negoziati, ma da Russia e Ucraina sono arrivati dei segnali se non di apertura, sicuramente di ammorbidimento delle posizioni. Il primo passo l’ha mosso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si è detto disposto a "trattare direttamente con Vladimir Putin se questa è l’unica soluzione per portare la pace ai cittadini ucraini". "Non sarò gentile con lui – ha specificato –. Lo considero un nemico. E, a dire il vero, credo che anche lui mi consideri un nemico". Di certo non lo considera legittimo.

In Ucraina vige la legge marziale a causa della guerra. E proprio ieri Zelensky ha deciso di prorogarla, insieme alla mobilitazione generale, fino al 9 maggio. Era stata adottata del Parlamento ucraino (l’ultima volta dall’inizio del conflitto) lo scorso 15 gennaio e doveva scadere domani. A motivo della legge marziale il Paese non è andato a elezioni. Il presidente russo ha cercato di fare pressione perché l’Ucraina tornasse alle urne prima del negoziato in modo tale da poter trattare con un leader più malleabile. Ma si è dovuto fare una ragione e così ieri dal Cremlino è arrivata la disponibilità a trattare con l’Ucraina anche se guidata ancora da Zelensky.

Insomma, la ‘cura Trump’ sembrerebbe fare sentire i suoi effetti. Il numero uno di Kiev ha capito che l’appoggio Usa non è più incondizionato e, per avere un po’ più di peso in fase negoziale, avrebbe garantito al capo della Casa Bianca l’utilizzo dei giacimenti di terre rare presenti sul suolo nazionale e importanti per l’economia americana.

Vittorio Emanuele Parsi, politologo e docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica, prende tempo, soprattutto per quanto riguarda la mediazione americana. "Visto quello che sta facendo Trump a Gaza – spiega – bisogna stare molto attenti prima di parlare di mediazione americana. Non sappiamo quanto il presidente sia affidabile e può essere anche pericoloso". Segnali di apertura, però, ce ne sono, posto che bisogna vedere adesso gli effetti, che cosa succederà in concreto. Ma che cosa avrebbero da guadagnarne le due parti? "Il presidente Zelensky – spiega ancora il professor Parsi – mostra la disponibilità a muovere un po’ le carte e a non restare fermo sulle sue posizioni. Cerca una via di accompagnamento se gli americani dovessero continuare a sospendere gli aiuti per non subire passivamente la situazione". Per il numero uno di Kiev non è un momento facile. A differenza della Russia, che recluta a tappeto e si serve dell’aiuto di mercenari provenienti da altri Paesi, oltre che di truppe della Corea del Nord, l’Ucraina fatica a trovare nuove leve e il morale delle truppe non è certo dei più alti.

Anche Mosca, però, ha le sue buone motivazioni per considerare la possibilità di una mediazione. "Dal punto di vista russo – conclude il professor Parsi – non solo vogliono accreditarsi come quelli disposti a parlare. Vogliono anche consolidare un risultato che stanno conquistando con un’avanzata non così rapida e a costi spaventosi. Per Mosca cercare di chiudere significherebbe ottenere politicamente il risultato di quella che fino ad adesso è semplicemente supremazia militare".

Se Mosca non fatica come Kiev a trovare nuove leve, deve vedersela con una situazione economica disastrosa. La forte diminuzione degli introiti derivanti dalle materie energetiche e la conversione industriale in economia di guerra, sta portando il Paese sull’orlo della stagflazione, con una crescita zero da una parte e l’inflazione in aumento dall’altra. In mezzo, un popolo russo sempre più impoverito. Nel frattempo gli Usa accelerano. L’inviato speciale di Donald Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, discuterà con gli alleati le proposte americane per concludere la guerra alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in agenda dal 13 al 15 febbraio.