Sabato 11 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

Una spia sovietica a Buckingham Palace: il segreto nascosto anche a Elisabetta II

Anthony Blunt era il curatore delle opere d’arte di Sua maestà. Dopo la confessione, gli fu concesso di mantenere il suo lavoro e di continuare a vivere sotto lo stesso tetto dell’ignara sovrana

Buckingham Palace e una foto di Elisabetta II negli anni Settanta (Getty)

Buckingham Palace e una foto di Elisabetta II negli anni Settanta (Getty)

Londra, 14 gennaio 2025 – Una spia a Buckingham Palace: e se questa è notizia nota già dagli anni Settanta, fa rumore il fatto che, da quanto emerge da documenti recentemente declassificati, la regina Elisabetta II non ne sarebbe stata informata per circa un decennio. In altre parole, la sovrana ha vissuto inconsapevolmente sotto lo stesso tetto di un agente segreto sovietico.

A tornare sulla vicenda di Anthony Blunt – questo il nome del ‘canarino’ assoldato da Mosca – è il Guardian, alla luce di una mostra sul lavoro dell’MI5 che aprirà presto i battenti. L’uomo fu un apprezzato storico dell’arte, incaricato dalla Corona di occuparsi delle numerose opere custodite nel Palazzo, nonché delle mostre che i Windsor organizzavano. Fu stato reclutato dal Cremlino negli anni Trenta, mentre era studente a Cambridge. Entrò dunque a far parte dei ‘Cambridge Five’, il quintetto di spie sovietiche composto anche da Kim Philby, Guy Burgess, John Cairncross e Donald Duart Maclean.

I primi dubbi su Blunt emersero ancor prima che Elisabetta II diventasse regina, e di questo fu certamente informata già nei primissimi anni Cinquanta. Ma appunto, si trattava di dubbi e non di verità inconfutabili. Nel 1964, la svolta: Michael Straight – spia di cui Blunt era superiore – rivelò il nome del suo capo. Dopo aver inizialmente negato la grave accusa, il critico d’arte decise di confessare in cambio dell’immunità giudiziaria. Disse di provare “profondo sollievo”.

Ma di questo la regina non seppe nulla fino al 1973. Solo allora – intimorito dalla salute in declino di Blunt e dalla possibilità che la verità emergesse dopo la sua morte – il primo ministro Edward Heath chiese al segretario di Elisabetta, Martin Charteris, di informarla. Fino al 1972, l’ormai ex spia sovietica continuò a lavorare e a risiedere a Buckingham Palace, in quanto “era nell’interesse pubblico che nessun cambiamento si verificasse”. “Sua maestà reagì compostamente, non era sorpresa – il resoconto di Charteris sulla difficile ‘chiacchierata’ con la sovrana – Non lo aveva in simpatia ed era solita vederlo raramente”.  

Solamente nel 1979 la premier Margaret Thatcher rivelò la spy story al grande pubblico. Blunt era ormai anziano e malato: morì quattro anni dopo. 

La vicenda è raccontata anche nel primo episodio della terza stagione di ‘The Crown’, la serie che ripercorre la vita di Elisabetta II. In una scena ambientata durante una mostra organizzata da Blunt, la sovrana fa capire al critico, con una serie di metafore artistiche, di essere pienamente consapevole della sua confessione. Ma ora sappiamo che in realtà non fu così.