Roma, 21 dicembre 2023 - Una città ideale, dove "si cammina di notte in sicurezza”, la Praga degli italiani che vivono nella capitale ceca. Ma oggi, dopo la strage compiuta dal 24enne David Kozak, questa piccola comunità guarda dalle finestre una città “sotto choc”.
Luca, 19 anni, è uno studente italo-ceco. “Ero sul tram che doveva attraversare il ponte e passare per la piazza dove è accaduta la sparatoria - racconta all'ANSA - Ma il conduttore ci ha detto di scendere, il tram non poteva andare avanti. Allora sono sceso e ho attraversato il ponte a piedi. Ero a 200 metri. Ho iniziato a sentire due o tre spari, e mentre mi allontanavo ho sentito un altro sparo. All'inizio non avevo molto connesso, pensavo fossero petardi natalizi”.
“In quel momento non eravamo per fortuna in facoltà. Subito mi sono attivato, insieme ad altri colleghi ci siamo subito attivati con un giro di telefonate per conoscere la situazione degli studenti italiani in Erasmus e stanno tutti bene", ha affermato a Rai News 24 il professore Flavio Rosario Glauco Mela, docente di Storia dell'Arte Italiana a Praga precisando che "l'università si trova nel cuore della città vecchia di Praga, al confine con il ghetto ebraico". "In città c'è un'atmosfera di choc dato che è una città tranquilla, lungi dall'avere situazioni così drammatiche e terrificanti e la delinquenza è gestita in maniera piuttosto precisa. Credo che Praga non abbia mai vissuto situazioni così gravi", ha concluso il professor Mela.
Intanto c'è un altro italiano, Massimo Bernacconi, che la sparatoria letteralmente l'ha sfiorata. Vive tra Bruxelles, dove lavora nell'Ue, e Praga, dove abita invece la sua famiglia. "Abito a 500 metri. Sono rientrato a casa verso l'una e un quarto. Ho iniziato a sentire ambulanze e auto della polizia - spiega - ma non mi sono preoccupato”. Siamo in centro storico: sirene e auto blu sono la norma. Poi però riceve una telefonata dalla figlia, che è al liceo: “Erano bloccati dentro: tutte le scuole, saputa la notizia, hanno sbarrato le porta finché il ministero dell'Interno non ha detto che l'attentatore era uno solo e non era più in condizione di nuocere. Girava voce che fossero due, c'era abbastanza panico”. E pensare che la sua famiglia aveva deciso di trasferirsi nella capitale ceca anche perché in cerca di un luogo più tranquillo dove vivere: “Vivevamo a Bruxelles proprio quando si sono verificati gli episodi di terrorismo, che all'epoca ci hanno toccato molto da vicino - dice - Praga è considerata un'isola felice, dove queste cose non dovrebbero succedere”.
"Un fulmine a ciel sereno - aggiunge Mela - Vivo qui da 7 anni, è una città tranquilla e sicura. La polizia batte spesso le strade, anche nelle periferie, il rischio di aggressioni non c'è. L'episodio può accadere, ma la città di suo è tranquilla. Questa strage lascerà un segno indelebile. Dalle immagini che ho visto uno dei morti era proprio sulla strada. Un cadavere in mezzo alla strada, in centro a Praga: sconvolgente”. Bernacconi parla infatti di “comunità italiana sconvolta”: “Ora si dovrebbe aprire la riflessione sul perché è successo e in questo momento - ragiona - come ha fatto a procurarsi l'arma in una città dove chiunque può passeggiare, anche di notte, senza timore di essere preso di mira da uno sparatore folle proprio lì dove la scorsa settimana ero a fare foto. Potevo esserci io”.
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