Roma, 14 marzo 2023 - Wagner è ormai il braccio armato dell’imperialismo russo. La compagnia paramilitare fu creata nel 2013 da Dimitri Utkin (un ex tenente colonnello degli spetsnatz, le forze speciali, del Gru, veterano delle guerre cecene) con l’ambizioso Yevgeny Prigozhin, "il cuoco di Putin", che fino al 2022 ha negato di averla co-fondata. In Ucraina come in Siria, e in una dozzina di stati africani – dal Sudan al Mali, dalla Repubblica Centrafricana alla Libia, dal Burkina Faso al Mozambico e nella Repubblica Democratica del Congo e ancora Zimbabwe, Angola, Madagascar, Guinea, Guinea Bissau – è usata dal Cremlino per sovvertire Stati o rafforzare regimi traballanti e portarli dalla sua parte, tramite repressioni spietate di opposizione, jihadisti e nemici vari, spesso e volentieri violando i diritti umani delle popolazioni. Wagner ha in cambio concessioni minerarie (oro, diamanti) e montagne di soldi, il Cremlino incassa invece il suo dividendo strategico con il quale in Africa contrasta la declinante influenza delle potenze coloniali, la distratta attenzione statunitense nell’area e l’arrembante potenza economica, ma ancora non militare fuori dall’Asia, della Cina.
Attiva dal febbraio 2014 in Ucraina (Crimea e poi Donbass) e dal 2015 in Siria in Africa si è rivelata subito perfetta – agli occhi del Cremlino – per l’utilizzo di una forza brutale. La porta dell’Africa sono la Repubblica Centrafricana e il Sudan. Dal 2017 i Wagner sono in Sudan dove il dittatore Omar al Bashir aveva bisogno di una mano vigorosa per tenere il potere. Gli uomini schierati diventano rapidamente duemila. Reprimono le proteste popolari del 2019 e dopo il colpo di stato contro Omar al Bashir forniscono tranquillamente assistenza alla nuova giunta militare.
In Repubblica Centrafricana arrivano nel febbraio 2018 e a fine anno sono già 1.700. Le accuse di violazioni dei diritti umani sono ripetute. Raccapricciante il massacro commesso dal Gruppo Wagner nel villaggio di Bèzèrè nel dicembre 2021, che ha comportato la tortura, l’uccisione e lo sventramento di numerose donne, anche incinte.
In Libia la loro presenza è segnalata dal dicembre del 2018, quando un primo contingente di alcune decine di uomini arriva in Cirenaica per rafforzare L’Lna, l’esercito dell’ambizioso maresciallo Khalifa Haftar. A marzo del 2019 sono già 300 e a novembre di quell’anno salgono a 2.400 sostenendo fino al 2020 la fallita offensiva di Haftar contro il governo di Tripoli. I Wagner però non se ne vanno conservando basi in Cirenaica e Fezzan.
In Mozambico arrivano nel 2019, in Mali nel 2021, con mille uomini a supporto della giunta militare che nel 2022 romperà l’alleanza militare anti jihadisti che ruotava attorno alla Francia, e si schiera con Mosca. Anche in Mali i soldati di Prigohzin si distinguono per crimini di guerra, ad esempio il massacro di 300 civili tra il 27 e il 31 marzo, durante un’operazione militare a Moura. La musica è sempre la stessa. Pugno di ferro in cambio di oro e dollari. Una ricetta che ha portato a Wagner sanzioni ma anche il placet del Cremlino che l’ha usata senza riguardo in Ucraina. Ma il crescere delle ambizioni di Prigohzin è suonato come un allarme per Putin. Che come ha consentito la creazione di Wagner, ora è sospettoso sul suo leader e al minimo segnale sgradito potrebbe distruggerla.