Giovedì 1 Agosto 2024

Sospetti su Le Pen . Inchiesta sui fondi per la campagna 2022

Nel mirino i finanziamenti al Rassemblement National

Sospetti su Le Pen . Inchiesta sui fondi per la campagna 2022

Sospetti su Le Pen . Inchiesta sui fondi per la campagna 2022

di Marta Ottaviani

Per Marine Le Pen, la leader dell’estrema destra francese, non è decisamente una settimana fortunata. Domenica sera ha dovuto prendere atto del fatto che il risultato elettorale che doveva rappresentare un trionfo, si è trasformato in una disfatta, con il suo Rassemblement National scivolato in terza posizione e superato addirittura dal partito del presidente Macron. Ieri è arrivata la seconda batosta. La Procura di Parigi indaga sui finanziamenti illeciti durante la campagna del 2022, quando proprio la Le Pen sfidò Macron nella riconferma all’Eliseo, uscendone sconfitta.

I magistrati hanno aperto ufficialmente l’inchiesta lo scorso aprile, quando dalla Commissione nazionale dei conti delle campagne elettorali e dei finanziamenti politici è arrivata una segnalazione di presunte irregolarità. L’apertura ufficiale è stata il 2 luglio, ma la notizia è arrivata solo ieri per non turbare il secondo turno delle elezioni legislative. Fra le ipotesi di reato delineate dalla Procura ci sono appropriazione indebita nell’esercizio di funzioni pubbliche, truffa e falso. Non esattamente il curriculum ideale per una leader politica ambiziosa e che pensa già alla corsa alle presidenziali del 2027. Se dovesse essere riconosciuta colpevole, la sua carriera sarebbe definitivamente conclusa. Tutte le carte sono nelle mani del giudice istruttore, che controlla le spese dei singoli candidati durante la campagna elettorale e si assicura che non superino il plafond fissato per legge. Una parte di queste spese viene rimborsata dallo Stato.

Non è la prima volta che Marine Le Pen finisce sotto la lente d’ingrandimento della Commissione nazionale dei conti delle campagne elettorali e dei finanziamenti politici. Era già successo nel 2022, quando l’Authority aveva rettificato la spesa per i lavori di verniciatura di 12 pullman affittati con il simbolo della candidata. Un’operazione costata ufficialmente 316.182 euro e che la Commissione aveva giudicato un po’ troppo alta, tanto da considerarla sospetta. Le Pen dapprima aveva deciso di fare ricorso davanti al Consiglio istituzionale e poi aveva desistito. Durante la campagna elettorale del 2017, quando corse per l’Eliseo, alcune sue spese erano state considerate gonfiate, come anche quelle delle elezioni legislative del 2012, per cui il Rassemblement National è già stato condannato.

A queste indagini si uniscono le accuse del presidente Emmanuel Macron, che durante un dibattito televisivo aveva inchiodato Le Pen dicendo che aveva preso soldi dai russi. La leader di estrema destra, mesi dopo, ha dichiarato che si trattava di un prestito e di aver restituito l’intera somma di 9,4 milioni di euro concessa da una banca vicina al presidente Putin. Una dichiarazione che le si è ritorta contro, perché da quel momento è stata identificata dall’elettorato come una leader legata a doppio filo con Mosca non solo per motivi ideologici, ma anche per convenienza economica.