Mercoledì 13 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Esteri

Il dramma del sommergibile Titan. Dagli abissi allo spazio, la sfida dei turisti-sognatori (miliardari)

L’uomo ha fatto di tutto, fin dall’antichità, per esplorare cielo e mare. Scienziati, esploratori o semplici turisti. Semplici per modo di dire visti i costi da affrontare

Che siano gli abissi o lo spazio, l’avventura ha sempre intrigato l’uomo che ha fatto di tutto, fin dall’antichità, per sfidare il cielo e il mare, per viverli dal di dentro. Come scienziati, come esploratori, come semplici turisti, semplici per modo di dire visti i costi da affrontare.

Hamisc Harding, Shahzada Dawood, Stockton Rush e Paul-Henry Nargeolet. Tutti a bordo del sommergibile (Ansa)
Hamisc Harding, Shahzada Dawood, Stockton Rush e Paul-Henry Nargeolet. Tutti a bordo del sommergibile (Ansa)

Non bisogna certo scomodare Icaro o Bartolomeu da Gusmao, o ricordare Jules Verne che ha viaggiato con la fantasia sia nel cielo sia nel centro della Terra o arrivare alla gara immaginifica di “Quei temerari sulle macchine volanti” (1965) o ai romanzi di Arthur Clarke (“2001. Odissea nello Spazio” con relativo film capolavoro di Stanley Kubrick) e infine a Valentina Tereskova, la prima cosmonauta, sessant’anni fa, che in fondo non era una militare e fu scelta dai sovietici solo perché parente di eroi di guerra. Ma è nell’ultimo ventennio che la voglia di chi si può permettere un’avventura interstellare o nelle fosse degli Oceani è cresciuta e così grandi imprenditori, campioni nelle loro materie, hanno cercato di realizzare un sogno che tutti abbiamo avuto da bambini: essere astronauti. O palombari.

Il primo che ha parlato di turismo spaziale è stato Richard Branson, il visionario imprenditore britannico che all’interno del suo gruppo ha fondato la Virgin Galactic Unity 22; con la sua navetta e cinque ospiti paganti, l’11 luglio 2021 ha raggiunto l’altitudine di 89 chilometri. Sulla scia di Branson, altri due magnati, ancor più ricchi dell’inglese, hanno progettato navette spaziali per turisti: Jeff Bezos con Blu Origin ed Elon Musk con SpaceX il cui velivolo Crew Dragon Endeavour il 9 aprile 2022 ha portato quattro astronauti dilettanti sulla Stazione Spaziale Internazionale: costo del biglietto 55 milioni di dollari, non certo un’esperienza per tutti.

Ma prima del turismo aperto a tutti quelli che si possono permettere il costo del biglietto attraverso navette di aziende private, c’erano stati altri “semplici” cittadini, ovviamente anch’essi senza problemi economici, che avevano “comprato” un viaggio a bordo della Soyuz diretta all’Iss.

Il primo fu l’uomo d’affari statunitense Dennis Tito che pagò 20 milioni di dollari per viaggiare con la società Space Adventures e rimanere per sette giorni, dal 28 aprile 2001, a bordo della Stazione Internazionale, a 400 chilometri alla Terra. Dopo di lui altri sei hanno fatto lo stesso percorso godendosi la vita senza gravità. Sono tanti anche i progetti – sovietici, sudafricani, giapponesi e anglosassoni - che hanno inciampato sui costi e sulle difficoltà tecniche.

La Nasa, invece, che nel 1985 aveva mandato nello spazio sullo Shuttle i deputati Jake Garn e Bill Nelson per convincere il Congresso a devolvere nuovi fondi per le missioni, pagò le conseguenze della tragedia del 28 gennaio 1986 quando nell’esplosione dello Challenger morì con altri sei astronauti l’insegnante Christa McAuliffe, la prima designata per sperimentare il programma Teacher in Space.

Comunque le iscrizioni per i viaggi di Branson, Bezos e Musk sono ancora aperte e si rischia di andare in overbooking per tanta richiesta che c’è: le tariffe stanno un pochino scendendo e Branson, per esempio, accoglie sulla sua Virgin Galactic passeggeri che spendono 200mila dollari per stare qualche minuto fra le stelle, a 100 chilometri dalla Terra.

Un discorso analogo si può fare per l’esplorazione degli abissi, rilanciata nell’opinione pubblica dopo il tentativo drammatico dei miliardari in visita al Titanic per 250mila dollari. Sta per partire un progetto di Fabien Cousteau, nipote del famoso esploratore Jacques-Yves: si chiama Proteus ed è una sorta di di “stazione” a 18 metri di profondità che accoglierà scienziati e turisti che Fabien ama chiamare acquanauti. La stazione sarà posizionata al largo dell’isola olandese di Curaçao, ai Caraibi. Le missioni saranno di dodici persone, quattro delle quali turisti vip a pagamento. Che però dovranno dare, spendendo almeno 50mila euro (secondo la permanenza, da 7 giorni a tre mesi), il loro contributo alle missioni scientifiche che nella piattaforma verranno realizzate. “Al momento – spiega Cousteau - abbiamo esplorato solo il 5 per cento degli oceani. Dobbiamo proseguire e non solo per curiosità, ma perché l'oceano è il nostro sistema di supporto alla vita”.

Per chi ama il mare, ci sono anche alcuni hotel paradisiaci che hanno una parte della loro struttura sommersa e che consentono ai loro ospiti di dormire assieme a decine di migliaia di pesci. All’Atlantis Palm di Dubai si spendono circa 600 euro a persona a notte.

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E’ invece di un milione a viaggio la tariffa complessiva per i quattro turisti che vogliono visitare il relitto del Titanic con Ocean Gate, la porta dell’Oceano, che propone con i suoi sottomarini anche la visita dell’Hudson Canyon al largo di New York e vuole espandersi anche in altri relitti. “Vogliamo raggiungere le bocche idrotermali al centro della Terra” dice il magnate Stockton Rush, presidente dell’azienda. Chissà se con l’ultima vicenda del suo Titan continuerà ad alimentare i suoi sogni di padrone degli abissi.