Roma, 16 novembre 2024 – Da indiscrezione a certezza, con ricorso storico annesso e, un tentativo di camuffamento maldestro. La Corea del Nord ha inviato fra i 3mila e i 10mila soldati in Russia per partecipare a quella che a Mosca chiamano ‘operazione militare speciale’, ossia la guerra in Ucraina.
“L’Ucraina punta sui robot killer”. Via alla produzione di massa di droni guidati dall’AI Quello che ancora non era noto è che la Federazione Russa li ha ospitati per mesi sul suo territorio, addestrandoli a Ulan-Ude, la capitale della Buryatia, una regione al confine con la Mongolia, vicina a quello che viene chiamato l’Estremo Oriente russo e dove gli abitanti hanno tratti somatici inconfondibilmente asiatici. E affatto un particolare di poco conto.
Secondo la giornalista buriata Alexandra Garmazhapova, migliaia di soldati coreani sono stati prima addestrati e poi mandati al fronte con il viso coperto da passamontagna, in modo tale da poter essere facilmente scambiati per una delle numerose minoranze che vivono in Russia, ma che, come sembianze, somigliano di più alle popolazioni asiatiche. Coree incluse. L’arrivo dei soldati da Pyongyang fa parte di un accordo fra Vladimir Putin e il dittatore nordcoreano, Kim Jong-Un. Oltre al danno, insomma, anche la beffa, che però non è una novità. Alexandra Garmazhapova, che guida anche la Fondazione per la liberazione della Buryatia, ha spiegato ai media indipendenti russi che Mosca aveva fatto lo stesso giochino dal 1950 al 1953, il cui esito fu la spartizione della penisola coreana in Corea del Nord e Corea del Sud. Solo che in quel frangente era stata l’Unione Sovietica a mandare soldati durante la guerra di Corea.
Stalin aveva dato ordine di inviare migliaia di buriati, yakuti e tuvani e altre minoranze dai tratti somatici asiatici, travestendoli da soldati volontari cinesi. Ovviamente Mosca ha sempre negato questo coinvolgimento, come oggi nega la presenza di soldati nordcoreani. Che però ci sono eccome e, secondo Kiev, starebbero anche iniziando a cadere. E, una volta calata la maschera, al presidente Zelensky non è rimasto altro che confermare l’allargamento del conflitto, per quanto camuffato e negato dalle parti. Certo, chi ci è sempre andato di mezzo, sono le popolazioni che vivono nelle zone più remote e povere della Russia, che sono state chiamate al fronte per prime. Il presidente Putin, infatti, ha cercato di risparmiare il più possibile la parte della popolazione slava e ortodossa. Soprattutto la Buryatia, in proporzione, è una delle regioni da cui sono partiti più militari. Male addestrati, spesso male armati e mandati al massacro.