Roma, 9 dicembre 2024 – Scenario di grande instabilità in Siria, all’indomani della presa di Damasco e dell’allontanamento di Bashar al-Assad, il presidente-padrone del Paese che lo controllava dal 2000, ora rifugiatosi in Russia con moglie e famiglia. L’incarico di formare un governo di transizione è stato affidato a Muhammad al-Bashir, ingegnere 41enne e attuale capo del governo di salvezza istituito a Idlib nel 2017 da Hayat Tahrir al-Sham. Intanto il Comando generale dei ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham ha annunciato che "è severamente vietato interferire con l'abbigliamento delle donne o imporre qualsiasi richiesta relativa al loro abbigliamento o aspetto. La libertà personale è garantita a tutti e il rispetto dei diritti degli individui è la base per la costruzione di un Paese civile".
Tra le numerose parti nel conflitto (Stati Uniti, Turchia, Russia, curdi e jihadisti, solo per citarne alcune), anche le forze israeliane hanno oltrepassato il confine e controllano ora la cima del monte Hermon. Era da più di cinquant’anni che l’esercito di Tel Aviv non era presente territorio siriano. L’Idf ha anche riferito di aver effettuato dei raid su quelli che si pensano essere dei depositi di armi chimiche.
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"Il Governo italiano ha stabilito, analogamente a quanto fatto da altri partner europei, di sospendere i procedimenti circa le richieste di asilo dalla Siria". Lo rende noto Palazzo Chigi al termine del vertice "per valutare l'evoluzione della situazione in Siria", presieduto dalla premier Giorgia Meloni. La scelta di Roma si allinea con quella di altri Paesi europei. Anche la Gran Bretagna ha annunciato di aver "temporaneamente sospeso" l'esame delle domande di asilo dei siriani in Gran Bretagna "mentre si valuta la situazione attuale" in seguito alla caduta del presidente siriano Bashar al-Assad.
Il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed al-Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente Mohammed al-Jalali e ha discusso il "trasferimento del potere", hanno dichiarato i ribelli il giorno dopo aver rovesciato il presidente Bashar al-Assad. Jolani, che ora usa il suo vero nome Ahmed al-Sharaa, ha incontrato Jalali "per coordinare un trasferimento di potere che garantisca la fornitura di servizi" al popolo siriano, si legge in una dichiarazione pubblicata sui canali Telegram dei ribelli, mentre un breve video dell'incontro mostra che vi ha partecipato anche Mohammed Bashir, che guida il "Governo di Salvezza" dei ribelli nel loro bastione della Siria nord-occidentale.
I ribelli siriani hanno concesso l'amnistia a tutto il personale militare arruolato durante il regime del deposto presidente Bashar al-Assad: lo rende noto Hts sul suo canale Telegram, ripreso dal Guardian.
Si allunga la lista dei Paesi europei che hanno sospeso temporaneamente l'esame delle domande d'asilo dei cittadini siriani. Ultimo in ordine di tempo il Belgio. Secondo il portavoce del commissariato generale per i rifugiati e gli apolidi, Olivier Brasseur, la situazione in Siria e' attualmente troppo vaga per valutare il rischio di un eventuale ritorno. "Oggi abbiamo deciso di sospendere temporaneamente il trattamento delle domande d'asilo dei siriani, tranne per le persone che godono di uno status in un altro Stato membro dell'Ue, poiché non vi è alcun timore nei confronti del Paese d'origine", ha spiegato.
Anche la Francia "sta lavorando alla sospensione delle attuali pratiche di asilo provenienti dalla Siria", scrivono i media d'Oltralpe secondo cui la decisione dovrebbe arrivare a breve.
Dopo Germania e Austria, anche Grecia, Danimarca e Norvegia hanno annunciato che sospenderanno l'esame delle domande di asilo dei rifugiati siriani dopo la caduta del regime di Bashar al Assad. La Commissione danese ha anche "deciso di posticipare il termine ultimo per la partenza delle persone che possono essere deportate in Siria". "La situazione nel Paese rimane molto poco chiara e irrisolta", ha scritto in una nota la Direzione norvegese per l'immigrazione (Udi). La sospensione dell'esame delle domande significa che l'Udi "per il momento non respingerà né accoglierà le richieste di asilo dei siriani", precisa l'organizzazione.
L'organismo di controllo delle Nazioni Unite sulle armi chimiche, Opcw, ha dichiarato di aver avvertito le autorità siriane di assicurarsi che le sospette scorte di armi chimiche fossero al sicuro dopo il rovesciamento del leader siriano Bashar al-Assad. L'Opcw ha affermato di aver contattato la Siria "al fine di sottolineare l'importanza fondamentale di garantire la sicurezza e la protezione di tutti i materiali e le strutture relative alle armi chimiche" nel Paese.
Muhammad al-Bashir è stato incaricato di formare un nuovo governo di transizione in Siria, dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Al Bashir è l'attuale primo ministro del governo di Salvezza nazionale istituito a Idlib nel 2017 da Hayat Tahrir al-Sham (Hts), la formazione islamista di al-Jolani. La sua nomina è arrivata al termine di un incontro tra il comandante del Dipartimento delle operazioni dell'opposizione armata, Ahmed al-Shara, e il primo ministro del precedente regime, Muhammad al-Jalali, che aveva il compito di gestire gli affari del governo e di organizzare il trasferimento di potere.
Nato nella provincia di Idlib nel 1983, il futuro primo ministro ha conseguito una laurea in ingegneria elettronica all'Università di Aleppo (2007) e un'altra in Diritto islamico presso l'Università di Idlib (2021) Tra il 2022 e il 2023 è stato ministro dello Sviluppo nel governo di Salvezza nazionale. Al nuovo capo dell'esecutivo spetterà il compito di definire le modalità del trasferimento dei poteri ed evitare che la Siria precipiti nel caos.
I media locali e internazionali riportano che i ribelli siriani potrebbero scegliere l'ex primo ministro Riad Hijab - in carica per un paio di mesi nel 2012 e fuggito poco dopo all'estero - come capo del governo di transizione. Da quanto si apprende, il 58enne aspetterebbe da anni di ricorprire un ruolo nel post-Assad. Per ora non c'è alcuna conferma da parte del leader jihadista Abu Muhammad al Jolani, sostenuto dalla Turchia.
Il governo britannico deciderà se mantenere la definizione di "organizzazione terroristica" per i ribelli siriani, fino a qualche tempo fa alleati di al-Qaeda. A riferirlo è stato il ministro Pat McFadden, in alcune dichiarazioni che fanno pensare a un possibile ripensamento di Londra. Tutto "dipenderà in parte da ciò che accadrà" e da come "il gruppo si comporterà ora" dopo la presa di potere a Damasco e la fine del regime di Assad.
Anche la Russia si è detta "sorpresa" per gli eventi in Siria, a riferirlo è stato il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov. Ha poi negato che Putin abbia in programma un incontro con il leader deposto Assad, mentre ha confermato che Mosca è in contatto con i ribelli siriani al fine di salvaguardare le basi militari russe nel Paese.
"Vogliamo vedere una Siria in cui i diversi gruppi etnici e religiosi vivano in pace, con un approccio di governo inclusivo": è questa la richiesta della Turchia, espressa tramite le parole del ministro degli Esteri Hakan Fidan. L'obiettivo è dunque quello di vedere "una nuova Siria che mantenga buone relazioni con i suoi vicini e porti pace e stabilità nella regione". Ankara si è detta pronta ad aiutare per raggiungere lo scopo.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha confermato che Israele ha colpito presunti siti di armi chimiche e razzi a lungo raggio in Siria. Il regime di Assad aveva accettato di rinunciare al proprio arsenale di armi chimiche nel 2013, ma si ritiene che in realtà abbia continuato a mantenerlo, usandole in diverse occasioni.
Reuters riporta che l'Iran sta trattenendo una linea di comunicazione con i ribelli della nuova leadership siriana: l'obiettivo, secondo un alto funzionario di Teheran, è quello di "impedire una traiettoria ostile" tra i due Paesi. Secondo la stessa fonte, nonostante la perdita di un alleato di grande importanza come Assad, la leadership religiosa iraniana intende collaborare con il nuovo regime di Damasco. "Questo impegno è fondamentale per stabilizzare i legami ed evitare ulteriori tensioni regionali", ha sottolineato il funzionario.
Il ministero degli Esteri cinese ha invitato "tutte le parti coinvolte" in Siria a lavorare per "trovare una soluzione politica". "Speriamo che tutte le parti interessate agiscano in base agli interessi fondamentali del popolo siriano e raggiungano una soluzione politica il più rapidamente possibile", le esatte parole della portavoce Mao Ning.
Gli Stati Uniti hanno espresso un forte impegno a favore di una "transizione pacifica del potere verso un governo siriano responsabile" dopo che le forze ribelli hanno preso il controllo della Siria, come dichiarato dal segretario di Stato Antony Blinken. Ha poi sottolineato che, in questo periodo di transizione, il popolo siriano ha il diritto di chiedere la preservazione delle istituzioni statali, il ripristino dei servizi essenziali e la protezione delle comunità vulnerabili. Inoltre, Blinken ha ribadito il supporto degli Stati Uniti agli sforzi internazionali per garantire che il regime di Assad e i suoi alleati vengano ritenuti responsabili per le atrocità e gli abusi commessi contro il popolo siriano.
Questo fine settimana, l'esercito turco ha aperto il fuoco contro le forze curde nel nord della Siria, in seguito al collasso del regime di Bashar al-Assad. Secondo quanto riportato dal New York Times, gli scontri sono scoppiati nella città di Manbij, situata vicino al confine tra Siria e Turchia, dove si sono confrontati gruppi ribelli sostenuti da potenze rivali. Un gruppo era appoggiato dagli Stati Uniti, mentre l'altro era sostenuto dalla Turchia. Il bilancio degli scontri parla di almeno 22 morti e 40 feriti tra le forze democratiche siriane.
"Siamo consapevoli del fatto che l'isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità, non lo permetteremo". Così il presidente Usa Joe Biden, che ha inoltre confermato che "le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti" dei miliziani. Secondo il Pentagono, sono stati effettuati raid aerei contro "oltre 75 obiettivi" legati al cosiddetto Stato islamico nel Paese. Non solo: il New York Times riporta che gli Usa avrebbero intrattenuto contatti con i miliziani che ora controllano Damasco per scoraggiare eventuali 'allenze' con l'Isis.
L'Idf ha confermato quanto riportato dal New York Times: i suoi soldati hanno attraversato nel weekend la zona demilitarizzata tra Israele e Siria e adesso controllano adesso la cima del Monte Hermon, sul lato opposto del confine, e diverse altre località ritenute essenziali per stabilizzare il controllo dell'area. È la prima volta dal 1973 - in occasione della guerra dello Yom Kippur - che Tel Aviv controlla una porzione di territorio di Damasco.